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Parwana, Takar

Pubblicazione: 1 Gennaio 2023

Parwana non è ancora nata quando suo padre muore. La madre è costretta, secondo l’ infelice usanza del suo paese, a sposare il cognato. Per la madre di Parwana è la sola soluzione per potersi prendere cura dei suoi tre figli. La prima moglie del cognato però non è affatto d’accordo, non vuole questo matrimonio e glielo fa pagare ogni giorno. La sua mamma sopporta tutte le angherie soltanto per poter stare con le sue tre figlie. Per la legge tradizionale, se una vedova sposa un uomo fuori dalla famiglia, perde la custodia dei figli.

Quando Parwana ha 14 anni il padre/zio la vende in matrimonio per una bella somma. Nonostante sia ancora piccola, Parwana ha una buona vita con il marito e la sua famiglia e dà alla luce tre bambini. Nel quinto anno del loro matrimonio, il marito viene ucciso. Parwana, a 20 anni, inizia la miserabile vita della vedova. Per fortuna, il marito ha lasciato una piccola attività commerciale avviata, sufficiente a nutrire la famiglia di 4 persone. Ce la possono fare.

Il padre di Parwana però, che ricorda il dolce sapore del denaro avuto dalla vendita della ragazza, decide di ripetere l’affare La rapisce, portandola via con la forza dalla sua casa e dai suoi figli e la vende in matrimonio a un uomo anziano, già padre di 6 figli. La minaccia continuamente. La prospettiva è questa: se osa ribellarsi o fuggire le taglierà la testa lui stesso con un coltello. Non ha scelta. Dopo il matrimonio, i suoi figli rimangono completamente soli e abbandonati. Crescono lavorando come schiavi nelle case dei loro parenti.

Sa tutto e ogni tanto riesce a vederli di nascosto, ma non c’è niente che possa fare per salvarli. Ogni giorno è una pena schiacciante per lei. Qualche anno dopo, il secondo marito, già molto vecchio, muore. Ora Parwana vive con i suoi tre figli, avuti dal secondo matrimonio, ma è in gravi difficoltà economiche.

Dice Parwana: “La perdita del mio primo marito mi ha bruciato come una fiamma. Non posso dimenticare la mia sofferenza e quella dei miei figli. Adesso sono malata ma continuo a ricamare e cucire per dar da mangiare ai miei figli. A volte non riesco a vendere niente ma devo comunque sopravvivere. Se avessi un lavoro e un salario regolare, sarei in grado di mandare i mei figli a scuola e di allontanare da loro un futuro pieno di ferite come il mio.”

Aggiornamento gennaio 2023

Dopo l’arrivo dei talebani la vita di Parwana è diventata difficile. Sa fare dei bellissimi ricami e questo era il suo lavoro, li vendeva bene al mercato. “Ma oggi nessuno ha più soldi per queste cose, dice Parwana, nessuno se le può permettere e gli affari vanno male. E poi sotto il burka o l’hijab nero nessuno vede i ricami, per belli che siano. Ci hanno fatto passare la voglia delle cose belle e di curarci del nostro aspetto. Lavoro tutta la notte, ricamando alla luce di una lampada ad olio. Così i miei occhi si sono indeboliti. Continuo a sperare di vendere i miei ricami e di poter comprare da mangiare per i miei figli e per riscaldarci in questo duro inverno, ma le cose non vanno per niente bene.” Una collega di Hawca, ci racconta Shafiqa, è stata a casa sua e le ha portato un pacco di cibo e del denaro per la legna. Ringrazia tanto la sua sponsor e chiede di essere ancora aiutata finché non riuscirà a stare in piedi da sola, sulle sue gambe.

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Una storia del progetto Vite preziose.

La fotografia è di solo carattere grafico e non rappresenta la donna protagonista della storia. Data la attuale situazione in Afghanistan, per evitare l’identificazione delle donne i nomi sono stati modificati, così come i luoghi dove si svolgono i fatti.

18 Novembre 2024

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