Solidarietà con donne che resistono in paesi illiberali
29 Agosto 2024
Noshin è una ragazzina di 14 anni e vive nella provincia afghana di Takar, con la famiglia, in un villaggio sperduto e pericoloso. Noshin è la figlia più piccola e il padre, Hossein, è un contadino che lavora un pezzo di terra non suo, per il quale paga un affitto.
Per molti anni, con il ricavato di quel pezzo di terra, riesce a mantenere la sua famiglia, nei bisogni essenziali, e a pagare il dovuto. Una famiglia considerata tra le più povere della zona. Non possiedono niente, nemmeno la terra sulla quale lavorano e dalla quale dipende la sopravvivenza di tutti. Sopravvivenza sempre più difficile perché i talebani, che controllano la provincia, pretendono da lui una bella fetta del raccolto.
Pagare i talebani significa affamare la famiglia. Ma non ha scelta. Prova a resistere, a opporsi, ma i talebani si prendono con la forza la loro ‘tassa’. La situazione diventa insostenibile.
Il raccolto non basta per tutti e il debito con i talebani continua a crescere. La pressione è molto forte , Hossein è disperato. Sono loro, i talebani, a proporre una soluzione. Una soluzione che non si può rifiutare.
In cambio del raccolto e del denaro che non ha pagato, Hossein deve dare Noshin in sposa a uno dei loro comandanti. Ogni giorno, quando Noshin va a scuola, è minacciata, molestata, insultata, dal talebano che pretende di essere il suo sposo. Se lo trova davanti con il fucile puntato contro il suo petto, le urla di stare a casa e di non azzardarsi ad andare a scuola.
Ma Noshin non ci sta.
Nonostante queste terribili pressioni, continua a seguire le sue lezioni, con caparbio coraggio. Ma un giorno il talebano, fucile alla mano, le butta addosso una minaccia che Noshin non può sopportare. Ora ha davvero paura. Se continuerà ad andare a scuola, uccideranno suo padre in una pubblica esecuzione. La famiglia è in allarme. Sanno bene che i talebani fanno quello che dicono. Discutono a lungo. Non vogliono cedere al ricatto per niente al mondo. La soluzione è una sola: scappare.
I talebani sanno controllare bene la loro zona, soprattutto le strade. Non è facile fregarli. Tutta la famiglia parte, di notte, in silenzio, a coppie separate, con il fiato sospeso.
Ce la fanno. I talebani non si accorgono della fuga e riescono ad arrivare a Kabul. Sono liberi dalle minacce ma, anche nella capitale, la vita è piena di ostacoli per loro. Non hanno niente e il padre diventa un lavoratore a giornata, uno dei tantissimi che affollano le piazze dove i caporali assumono.
Quando riesce a lavorare, porta a casa il cibo per la famiglia, nei giorni in cui non trova niente, se ne torna a casa avvilito e a mani vuote. Nonostante queste enormi difficoltà, Noshin e il fratello continuano ad andare a scuola tutti i giorni. A questo non possono rinunciare, il padre lo sa. Devono studiare, per aprire strade diverse, per sperare in un luminoso futuro.
Questa ragazzina tanto coraggiosa da sfidare i talebani, pur di continuare a studiare, ha, adesso accanto a sé Mara, un’insegnate italiana, che la sosterrà nel suo cammino.
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Una storia del progetto Vite preziose.
La fotografia è di solo carattere grafico e non rappresenta la donna protagonista della storia. Data la attuale situazione in Afghanistan, per evitare l’identificazione delle donne i nomi sono stati modificati, così come i luoghi dove si svolgono i fatti.
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