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Humaira

Pubblicazione: 1 Gennaio 2019

Ho 21 anni. La scuola era la cosa più bella della mia vita. L’ho seguita fino all’8° classe, ero brava. Poi tutto è finito.
Mio padre mi ha dato in moglie a un uomo di 49 anni. Vedovo, la moglie morta in gravidanza, forse, penso, per colpa sua. Aveva già 4 figli, poi, un anno fa, è nato anche il mio.
Uno dei suoi figli ha la mia età. È il più feroce con me. Io non mi sono rassegnata a perdere la scuola, continuo a chiedere che mi ci lascino andare.
Ogni volta mi picchiano, soprattutto lui, il figlio, che è giovane e forte. Mi ha picchiato così tanto che non riesco più a muovermi bene.
Così sto in casa, sto seduta e cucio i vestiti per le persone del quartiere. Guadagno qualcosa, per me, quando riesco a non farmelo portar via.
Ma non basta per cambiare vita. Vorrei il divorzio da quest’uomo, avere un po’ di libertà, un’autonomia economica, vivere con il mio bambino, magari a casa dei miei o di qualche parente.
Ci credo ancora che possa succedere.

Aggiornamenti

L’aiuto mensile di Maurizio è il suo tesoro, finalmente Humaira riesce a curarsi. Va dal medico di nascosto, ora può pagarsi le cure da sola. Vorrebbe il divorzio, lasciare quella casa prigione e vivere da sola con il suo bambino, la normalità, il sogno di tutte. Il primo passo, difficilissimo, non riesce ancora a farlo. Ha paura di dire alla famiglia che vuole divorziare. Non glielo permetterebbero mai e la violenza della loro reazione, che può facilmente immaginare, la spaventa.
Per fortuna, a un certo punto, i due figli maggiori del marito si sposano e se ne vanno. Un sollievo, erano i suoi peggiori nemici. Il comportamento del marito migliora, le assistenti di Hawca non lo perdono d’occhio. Pian piano il marito si convince dei suoi errori e la lascia uscire per andare a curarsi all’ospedale e le dà anche il permesso di lavorare.
Ora sta molto meglio, la sua salute è rifiorita e ha trovato anche un buon lavoro.
“Non dimenticherò mai il mio sponsor, la persona migliore che abbia mai incontrato nella mia vita e un simbolo della speranza e della possibilità di cambiamenti positivi. Adesso posso stare in piedi da sola e provvedere alle spese per la mia famiglia.
Chiedo al mio sponsor di continuare a sostenere un’altra donna in difficoltà come ero io. Sono sicura che questo sostegno sia in grado di cambiare la sua vita come ha cambiato la mia. Grazie a questa persona io ho potuto rinascere a una vita nuova. Grazie, carissimo sponsor, per il generoso aiuto di tutti questi anni, sei sempre nei miei pensieri e nel mio cuore,”
Humaira dunque, esce dal progetto per lasciare il posto a un’altra donna: Nazbo.

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Una storia del progetto Vite preziose.

La fotografia è di solo carattere grafico e non rappresenta la donna protagonista della storia. Data la attuale situazione in Afghanistan, per evitare l’identificazione delle donne i nomi sono stati modificati, così come i luoghi dove si svolgono i fatti.

 

 

 

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