Homa
Mio marito è stato ucciso nella guerra civile e io e mia figlia siamo rimaste sole. Non abbiamo una famiglia che ci possa aiutare.
Un parente di mio marito ci affitta una stanza nella sua casa e, per sopravvivere, io vado a pulire una scuola. Quello che mi danno mi basta appena per pagare la stanza, mangiare e far andare mia figlia a scuola.
Il problema è che sono malata, ho una grave forma di epatite e non ho i soldi per curarmi. Ho paura per mia figlia, per il suo futuro. Ho paura che si ammali anche lei. Se si ammalasse non avrei altra scelta che mendicare per trovare i soldi per le medicine. Ho paura di non farcela più a lavorare, o di lasciarla sola.
Senza di me, che farebbe della sua vita? Tanto vale farla finita subito. Io e lei insieme. Questo pensiero non mi abbandona mai. Un attimo e tutto sarebbe finito. Ma poi qualcosa mi spinge ad andare avanti. Adesso sono riuscita a chiedere aiuto. È già qualcosa.
Aggiornamenti
Con Giovanna accanto la speranza ritorna. Homa si cura, segue le regole igieniche che mettono al riparo la figlia dal contagio. Smettono entrambe di mendicare, sta meglio e la ragazza va a scuola. La figlia è seguita con diverse dosi di vaccino per non ammalarsi e scopre che lo studio è meraviglioso. Passa gli esami con ottimi voti e cerca di studiare anche l’inglese, cosa che le permetterà di trovare, forse, un lavoro dignitoso.
Dallo scorso anno di lei si occupano Chiara e Vito. Recentemente la salute di Homa è peggiorata ed è stata ricoverata in ospedale. Il loro sostegno è diventato la sua unica salvezza.
————
Una storia del progetto Vite preziose.
La fotografia è di solo carattere grafico e non rappresenta la donna protagonista della storia. Data la attuale situazione in Afghanistan, per evitare l’identificazione delle donne i nomi sono stati modificati, così come i luoghi dove si svolgono i fatti.