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Intervista ad Hambastagi

La persona con cui parliamo non ha la videocamera accesa. Per partecipare all’intervista, ha avuto accesso alla connessione a internet in un ufficio di una ONG, dove lavora un conoscente.

Chiedo se il tempo è bello lì: è estate. Mi dice subito che il clima politico invece è molto teso. Anche la popolazione afgana è stata colpita dal corona virus, la seconda grande ondata è in corso in questo momento e sta facendo molti morti, ma la gente ha ben altro di cui preoccuparsi. Il fatto che le forze NATO, e gli Stati Uniti in primis, stiano lasciando il paese, è un evento che solleva molti interrogativi per il futuro.

Eccoci qui, a 20 anni dall’invasione delle forze NATO, in particolare quelle statunitensi, a parlare della riconquista dei talebani. A parlare della loro possibile partecipazione al governo. Centinaia di miliardi di dollari dopo, una cifra equivalente al piano Marshall, un’Afghanistan distrutto e in preda alla guerra. Decine di migliaia di morti. Nel 2001 il progetto di ricostruzione prevedeva di instaurare una “democrazia di mercato”. Ciò che questo progetto è diventato è un governo transazionale [1] in cui la partecipazione degli afgani è solo di facciata, in cui i principali beneficiari dell’aiuto internazionale sono i paesi donatori, le imprese internazionali, qualche élite afgana. Di democratico non c’è niente, solo la corruzione è diffusa quanto i campi d’oppio, e le frodi elettorali non aiutano la popolazione a dare un senso a tutto questo circo.

Hambastagi, il partito della solidarietà, ha sempre affermato di essere contrario all’occupazione straniera. Ha sempre rivendicato la liberazione del paese, la giustizia per le vittime di oltre 40 anni di guerre e la partenza delle truppe NATO. Ma, aggiunge “per noi, liberazione del paese significa partenza delle truppe ma anche la fine dei finanziamenti stranieri a tutti i signori della guerra, alle milizie, ai gruppi terroristici.” Dicono di voler lasciare il paese, ma continueranno a finanziare milizie per procura, e a manovrare il loro governo fantoccio; questa per Hambastagi non è una vittoria.

I militanti del partito sono preoccupati per la maniera, non più ufficiale, con cui gli Stati Uniti tenteranno di restare in Afghanistan. Certo, gli USA supportano già il vicino e influente Pakistan collaborando con l’ISI, il servizio segreto pachistano. Gli Stati Uniti lasceranno in Afghanistan gli uomini di diverse potenti agenzie di contractors e cellule di intelligence che non figurano nell’accordo firmato con i talebani e che rimarranno probabilmente nel paese ben oltre l’11 settembre, data simbolica scelta da Joe Biden per formalizzare la partenza. Lo scopo finale, dice, è quello di permettere ai talebani di arrivare al governo. “Non sappiamo se saranno inclusi nel governo esistente, o se tutto l’apparato governativa sarà nelle loro mani.”

“Quello che constatiamo ogni giorno qui in Afghanistan, è che i talebani stanno guadagnando terreno, anche con la complicità del governo”. Inizialmente, sono riusciti a guadagnare consenso sul rancore del popolo verso le élites al potere. Nessuno ha dimenticato gli orrori degli anni ‘90 sotto il loro regime, ma in qualche modo i talebani negli anni passati erano sono riusciti a mettere in piedi una propaganda convincente. Oggi, in quest’opera di riconquista delle provincie e soprattutto delle periferie delle grandi città, stanno perdendo credibilità agli occhi della gente. Prima di attaccare una zona, inviano lettere alla popolazione intimando loro di arrendersi, o distruggeranno tutto. Che il popolo si arrenda o meno, entrano nella provincia o nel distretto e distruggono le scuole, le cliniche, gli uffici amministrativi. Impongono di partecipare alla preghiera, alle donne di indossare il burka, di uscire solo se accompagnate da un membro maschile della famiglia e di lasciare la scuola. Le donne sono costantemente sotto pressione. Ai ragazzi maschi è permesso andare a scuola, però spesso l’istituto educativo che frequentavano è stato trasformato in una scuola coranica, in una base operativa o altro, e gli/le insegnanti sono dovuti scappare, per paura di essere arrestati o uccisi. Giornalisti, medici, infermieri spariscono o vengono assassinati. La gente ha paura. Alcune famiglie vengono cacciate dalle loro case, occupate dalle milizie. Per molti ormai non c’è più differenza tra il governo e i talebani. In alcune provincie la violenza dilaga: Kandahar, Farah, Bamyan, Takhar e Badakhshan vedono molti dei loro distretti in guerra. Il discorso che i talebani tengono sul loro cambiamento, e sull’apertura ai diritti delle donne, è tutta fuffa. “Sono più selvaggi e folli che negli anni ‘90”.

“Posso farvi un esempio. Due settimane fa, i talebani hanno attaccato due distretti vicini, a 45 minuti da Bamyan. Sapete bene che nel passato, anche a Kabul, i loro crimini contro la minoranza hazara sono sempre stati feroci. La popolazione di questi distretti ha ricevuto delle lettere da parte dei talebani dicendo che se si fossero arresi, sarebbero stati tutti perdonati e non ci sarebbe stata guerra. È la stagione del raccolto qui a Bamyan, ci sono le albicocche pronte e altri frutti o verdure. La provincia vive di agricoltura. La guerra porta con sé distruzione, perdita dei raccolti e la popolazione di quest’area non se lo può permettere. Quindi hanno lasciato tutto nelle mani dei talebani, come richiesto nella lettera. Li hanno lasciati entrare. I compagni di Hambastagi hanno dovuto evacuare la città. Sono andati a rifugiarsi in un villaggio più lontano. I talebani sono entrati nella zona, hanno razziato, bruciato le scuole, i banchi e le sedie. Hanno arrestato gli ufficiali del governo, li hanno privati di cibo e torturati. In due giorni, il popolo ha visto coi propri occhi che i talebani mentono, sono gli stessi di sempre. La popolazione è tornata a supportare il governo.” Il nostro interlocutore ha spesso scherzato dicendo che “Bamyan è come la Svizzera dell’Afghanistan. Adesso non è più così”.

I media stanno avendo un ruolo fondamentale nella preparazione della popolazione all’arrivo dei talebani. Anche Tolo News, canale TV fondato dall’ambasciata americana e molto seguito, trasmette immagini sulle conquiste e distruzioni dei talebani, mostrando il movimento come molto potente. In questo modo il canale contribuisce alla loro propaganda. Su Tolo, i talebani insistono sulla loro volontà di ottenere un accordo su un nuovo governo, prima di accettare un qualsiasi “cessate il fuoco”.

Ufficialmente, il canale TV si posiziona contro la partenza delle truppe americane, sottolineando i numerosi problemi che questa implicherà. In questo periodo, la redazione di Tolo News subisce anche una censura da parte dei talebani, che hanno intimato al canale di non dare più spazio a determinati personaggi scomodi, tra cui la portavoce di Hambastagi, Selay Ghaffar.

Secondo Hambastagi, gli Stati Uniti stanno lasciando il controllo del paese in mano al Pakistan, in stretta collaborazione con i talebani, e alla Turchia. In luglio, il presidente turco ha dichiarato di essere favorevole alla proposta americana di assumere il controllo dell’aeroporto di Kabul. Al contempo, ha elencato delle condizioni tra cui il sostegno diplomatico alla Turchia e la consegna degli impianti e della logistica finora in mano agli Stati Uniti. I talebani non sono d’accordo con questa transazione che, di fatto, li esclude dal controllo dell’aeroporto e lo affida nelle mani di uno stato membro della NATO. Erdogan si dichiara fiducioso e preparerà delle sessioni di incontro con i vertici del movimento. Nel frattempo, delle milizie di Daesh provenienti dalla Siria e dall’Irak stanno entrando in Afghanistan. Il 20 luglio, primo giorno dell’Eid, lo Stato Islamico ha rivendicato l’attacco terroristico al palazzo presidenziale afgano. Hanno lanciato sette missili, di cui 3 hanno colpito il palazzo.

Nonostante questa situazione estremamente fragile, quella parte di popolazione afgana che resiste, da 40 anni, ha deciso di non abbandonare il campo. Quelle donne e quegli uomini che si battono per creare un’alternativa e ricostruire per davvero il paese martoriato dalla guerra, sono sempre lì e, come durante il passato regime dei talebani, tengono un profilo basso ma continuano a portare avanti la loro lotta. Per il momento, dicono, non possiamo affermarci e combattere contro di loro. “Abbiamo bisogno di un’organizzazione più forte, diffusa, di una guida per il nostro popolo, ma soprattutto abbiamo bisogno che la popolazione afgana creda che un’alternativa democratica su scala nazionale sia possibile. Non siamo pronti.” Guardano al Kurdistan, ma hanno ben presente le differenze tra la due realtà. Sono certi che esiste un’alternativa afghana al governo transnazionale, alla corruzione endemica e all’estremismo religioso. Un’alternativa unica nel suo genere, che rappresenti il popolo afghano nelle sue diversità, nella sua complessità. Un’alternativa, che stanno costruendo.

[1]  Dorronsoro, Gilles. « Le gouvernement transnational de l’Afghanistan. Une si prévisible défaite ». Ed. Karthala (Paris, 2021).

Laura Quagliolo è un’attivista di CISDA

 

Campagna Stand UP With Afghan Women

La rete di Coalizione euro-afghana ha promosso la campagna Stand Up With Afghan Women.

Stand Up With Afghan Women! nasce nel giugno 2022 dalla collaborazione tra Cisda, RAWA, Hambastagi e Large Movements nell’ambito della rete di Coalizione euro-afghana per la democrazia e la laicità, network di organizzazioni già impegnate a vario titolo nella loro azione quotidiana, per la difesa dei diritti umani.

Scarica qui il Comitato promotore e le Organizzazioni aderenti

Lancio della Campagna Stand Up With Afghan Women

Da fine giugno 2022, dopo intensi mesi dedicati ad aggregare sempre più contatti tenendo aperto lo scambio con le attiviste e gli attivisti afghani, la rete di Coalizione euro-afghana lancia la CAMPAGNA STAND UP WITH AFGHAN WOMEN! attivando una Petizione incentrata su 4 obiettivi:

  • Non riconoscimento del Governo dei Talebani
  • Autodeterminazione del popolo afghano
  • Riconoscimento politico delle forze afghane progressiste e messa al bando di personaggi politici legati ai partiti fondamentalisti
  • Monitoraggio sul rispetto dei diritti umani

Invio della petizione

La petizione, aperta alle adesioni collettive e a quelle individuali (che abbiamo aggregato grazie alla piattaforma Change), si è conclusa il 25/11/23 e, in occasione delle celebrazioni per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre 2023, il Coordinamento Italiano a Sostegno delle Donne Afghane (CISDA), Large Movements Aps e AltrEconomia, insieme alle associazioni afghane Revolutionary Association of the Women of Afghanistan (RAWA) e Hambastagi (Partito della Solidarietà) hanno inviato all’attenzione delle istituzioni italiane, europee e internazionali la petizione “Stand Up With Afghan Women” .

Leggi il Comunicato stampa .

Se 1.200 vi sembran tanti!

CISDA con Linea d’Ombra, Stopborderviolence, Le Veglie contro le morti in mare, Melitea, Cospe, Amici di Emmaus Piadena lanciano un appello al governo Draghi per l’estensione dei corridoi umanitari alle persone a rischio di vita e di persecuzione in Afghanistan, rimaste escluse dalla lista dei 1200 finora inseriti. Per avere tutte le info per contribuire, seguire l’evoluzione dell’azione comune e l’aggiornamento delle adesioni clicca qui.

La rete di Coalizione euro-afghana sostiene la campagna Se 1.200 vi sembran tanti!  nell’ottica del sostegno alle forze laiche e democratiche  afghane – RAWA (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan) e a Hambastagi (Solidarity Party of Afghanistan) e di  creare una alleanza tra queste e le Associazioni e le Reti Europee che, pur agendo in ambiti specifici, quali ad esempio il disarmo, pace e antimilitarismo, eguaglianza di genere, questione migratoria, fuoriuscita dalla Nato, individuino terreni comuni di azione per promuovere una reale democrazia sia in Afghanistan, sia in Italia e in Europa.

Essere parte attiva della rete di Coalizione euro-afghana significa anche agire in un’ottica di sostegno reciproco per mandare a buon fine le campagne e le azioni promosse o adottate dalla coalizione.

Il popolo afghano tra migrazioni forzate e lotta per la propria autodeterminazione

FeministAsylum

La rete di Coalizione euro-afghana sostiene la campagna FeministAsylum.

Cisda ha deciso di rispondere all’appello delle forze laiche e democratiche  afghane – RAWA (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan) e a Hambastagi (Solidarity Party of Afghanistan) e di  creare una alleanza tra queste e le Associazioni e le Reti Europee che, pur agendo in ambiti specifici, quali ad esempio il disarmo, pace e antimilitarismo, eguaglianza di genere, questione migratoria, fuoriuscita dalla Nato, individuino terreni comuni di azione per promuovere una reale democrazia sia in Afghanistan, sia in Italia e in Europa.

Essere parte attiva della rete di Coalizione euro-afghana significa anche agire in un’ottica di sostegno reciproco per mandare a buon fine le campagne e le azioni promosse o adottate dalla coalizione.

La petizione europea FeministAsylum per garantire il diritto alla protezione internazionale per donne, ragazze e persone LGBTIQA+

Clicca qui per avere le info e i risultati conseguiti dalla rete europea di 261 organizzazioni coordinate dalla sede svizzera della Marcia Mondiale delle Donne:

La campagna si è conclusa il 18/05/22 a Bruxelles con la conferenza stampa di consegna delle firme raccolte al Parlamento Europeo. Cisda onlus, nell’ambito delle azioni promosse dalla coalizione euro-afghana e dal progetto Staffetta Femminista Italia-Afghanistan, ha contribuito all’iniziativa segnalando una delle testimoni – Nahid A., giovanissima attivista afghana sulla rotta balcanica.

Insieme ad una rappresentanza delle organizzazioni promotrici e alle altre testimoni presenti all’evento, Nahid ha portato all’attenzione dei parlamentari e dei giornalisti la propria denuncia sulla violenza subita ai confini europei. Clicca qui per saperne di più.

We support girls back to school

Il 23 marzo 2022, nel giorno di riapertura ufficiale delle scuole in Afghanistan, anche le studentesse sono rientrate in classe. Ma all’improvviso è arrivato dal governo dei Talebani, l’ordine di rimandarle tutte a casa. Nessuna giovane donna di età superiore ai 12 anni ha ora diritto allo studio. Le ragazze e le loro insegnanti sono rimaste allibite. Fuori dai cancelli delle loro scuole hanno pianto disperate, ma presto è iniziata la loro protesta. Ora sono tutte a grave rischio di essere arrestate dai Talebani.
Con la campagna WE SUPPORT GIRLS BACK TO SCHOOL! vogliamo esprimere solidarietà, amicizia e affetto alle studentesse e alle insegnanti afghane insieme a CISDA che continua a sostenere i progetti delle scuole segrete dove queste ragazze potranno proseguire gli studi e prepararsi a cambiare il loro paese. Sarà un 25 aprile di Resistenza scolastica che durerà fino alla riammissione delle studentesse afghane a scuola e nelle università!

  1. Chi può partecipare? Studentesse, studenti e docenti delle scuole di ogni ordine e grado e delle Università, individualmente o in gruppo.
  2. Come si partecipa? Con una foto o un breve video che riportino uno slogan di incoraggiamento su un cartello con ordine e grado della scuola o facoltà universitaria e città (ad esempio: “Studentessa/Scuola Secondaria di 1° grado, Imola; classe III C/Istituto Tecnico, Roma; Studente/Facoltà di Psicologia-Università di Firenze; Docente/Scuola Primaria, Lodi). Saranno particolarmente apprezzati video che contengano anche qualche immagine o qualche spezzone tratti dalla documentazione disponibile on line (di cui più avanti vi è un esempio). I prodotti verranno pubblicati sulle pagine FB, Istagram e sul sito web di Cisda, e rilanciati sui social in Afghanistan perché il nostro messaggio di solidarietà arrivi alle studentesse afghane e alle loro docenti.
  3. Durata dei mini-video: 10/15 secondi
  4. In che lingua devono essere scritti o letti gli slogan? Inglese. Alcuni esempi: “Your pen is your weapon now!”; “Your resistance in these dark moments is inspirational or remarkable!”; “My courageous sister, don’t cry! Turn your tears into your strength!” “Don’t give up! You’re not alone” “Italian teachers (Italian high school students/others…) stand up to support Afghan girls back to school”
  5. Durata della Campagna e pubblicazione dei video: la Campagna verrà lanciata da Cisda onlus il 25/04/2022. Le autrici e gli autori dei primi 10 mini-video pervenuti a Cisda onlus riceveranno in dono un libro sull’Afghanistan. I video verranno pubblicati sulla pagina FB di Cisda onlus e verranno poi rilanciati sui social afghani e divulgati fra le studentesse afghane.
  6. Dove spedire foto e video? Ecco l’indirizzo: scuola@cisda.it

“WE SUPPORT GIRLS BACK TO SCHOOL” A SOSTEGNO DEL DIRITTO ALLO STUDIO DELLE STUDENTESSE AFGHANE
Cosa è accaduto il 23/02/2022 alla riapertura delle scuole. La denuncia di Malalai Yousafzai, premio Nobel e vittima di un’aggressione talebana nella valle dello Swat/Pakistan (2012)

Bbc https://www.bbc.com/news/world-asia-60845540
“L’Afghanistan è una prigione”, la testimonianza delle studentesse https://www.youtube.com/watch?v=7Tj2np9yiwo
Rawa (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan: cacciate da scuola https://fb.watch/c5WvnHqaWP/
Proteste a Kabul https://www.facebook.com/watch/?v=1265879990853024&extid=WA-UNK-UNK-UNK-AN_GK0T-GK1C&ref=sharing
DOCUMENTAZIONE
La condizione delle giovani donne. Studiare in Afghanistan
Il sistema scolastico afghano e le donne https://pagineesteri.it/2022/04/05/mondo/non-alle-donne-ne-al-cielo-il-sistema-scolastico-afghano/
La testimonianza di una studentessa universitaria di Mazar-i-Sharif (20/08/2021) https://www.bbc.com/news/world-asia-58270423
Situazione studentesse universitarie 09/21 https://www.bbc.com/news/world-asia-58537081
Proteste delle studentesse universitarie a Bamyan 04/22 https://fb.watch/cdKm4X59d2/
La vita e l’attivismo delle giovani donne che hanno dovuto lasciare gli studi e il proprio paese https://www.youtube.com/watch?v=8DhVyzFxmJM
Eterne bambine, senza la possibilità di decidere nulla https://www.osservatorioafghanistan.org/index.php?option=com_content&view=article&id=3253:l-afghanistan-dopo-il-ritorno-dei-talebani-senza-cibo-e-senza-diritti&catid=184&Itemid=1175
HAWCA, povertà e negazione del diritto allo studio https://www.youtube.com/watch?v=4zxka_bAodo&t=2s
RAWA: I leader talebani mandano a scuola le proprie figlie all’estero https://www.osservatorioafghanistan.org/index.php?option=com_content&view=article&id=3272:divieto-scolastico-per-le-ragazze-afghane-ma-le-figlie-dei-leader-talebani-giocano-a-calcio-studiano-medicina-all-estero&catid=184&Itemid=1175 Io sono una ragazza/ Dohktar Astam
https://www.youtube.com/watch?v=AKJueNp4rHg
Io sono una ragazza, un albero nel sole. Sono una messaggera dalla terra della speranza
Quando cammino, la primavera appare intorno a me (2 volte)
I muri intorno a me diventano cancelli di giardino. Io sono una ragazza, un albero nel sole
Sono una messaggera dalla terra della speranza. Posso incendiare un sentiero di spine e pietre (2 volte).
Io trasformo le pietre in stelle (2 volte)
Sono una ragazza. Non sono la bambola (un burattino) di altri (2 volte)
Sono io responsabile del mio destino. Posso sbocciare da me stessa
Sono una ragazza, un fiore dal cielo (2 volte)
Sono una ragazza. Io vado avanti con la conoscenza ( volte)
I muri cadono e non possono fermarmi. Questo uccello canterà sempre. Mi alzo in piedi contro la repressione (2 volte)
Sono una ragazza. Io sono una ragazza, un albero nel sole. Sono una messaggera dalla terra della speranza
Posso incendiare un sentiero di spine e pietre (2 volte)
Io trasformo le pietre in stelle (2 volte)
Sono una ragazza
Campagna
Amnesty International
(febbraio 2022)

Il CISDA ricorda Meena, la fondatrice di RAWA a trentacinque anni dal suo martirio!

Carissima Meena,

non abbiamo avuto il privilegio di conoscerti di persona perché, quando abbiamo avuto la fortuna di incontrare le nostre sorelle di RAWA, eri già stata assassinata da malvagi fondamentalisti che non volevano che le donne prendessero la parola, decidessero il loro destino, studiassero e fossero consapevoli dei loro diritti, manifestassero nelle strade e chiedessero un futuro migliore per loro e per il loro paese.

In una parola, che si organizzassero nella società per costruirne una nuova e migliore. Le donne organizzate, per questi fondamentalisti, e anche per le cosiddette società capitaliste “moderne”, rappresentano un pericolo; la nostra e la vostra lotta deve essere la stessa, perché solo se siamo unite potremo liberarci.

Meena, sei stata un esempio e un’ispirazione per molte donne e ragazze afgane; non ti hanno dimenticato e, dal momento in cui hai perso la vita, hanno deciso di continuare la tua lotta perché sanno che è l’unico modo per cambiare le cose, per migliorare la società e dare speranza alle donne e a tutto il popolo.

E tu sei stata, e sei, un’ispirazione anche per noi, qui in Italia: il tuo coraggio e la tua determinazione ci hanno dato la forza di stare per molti anni dalla parte di RAWA e del popolo afgano e di lottare per la liberazione delle donne in tutto il mondo.

Sei tra le tante donne che sono state martirizzate per le loro idee e la loro lotta: Rosa Luxembourg, Sakine Cansiz, Leyla Şaylemez, Fidan Doğan e tutte le donne curde che hanno dato la vita per sconfiggere l’ISIS e il fondamentalismo e costruire una nuova società, Marielle Franco, Berta Cáceres, Nadia Murad, Frozan Safi e migliaia di altre, uccise, incarcerate e torturate ogni giorno. Il sistema patriarcale di tutto il mondo teme la nostra lotta e sa bene che, se unite, le donne cambieranno il mondo in meglio.

Cara Meena, ora il tuo paese è di nuovo nelle mani dei talebani brutali e ignoranti, che vogliono mettere a tacere la voce delle donne, ma noi sappiamo che le nostre sorelle di RAWA si opporranno con forza a questo nemico che conoscono molto bene dall’esperienza passata; sappi che noi non ci tireremo indietro, e continueremo a sostenere la loro lotta con tutta la nostra forza.

La resistenza è vita!

Con amore e solidarietà!

Le vostre sorelle del CISDA