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La sfida di rimanere esseri umani

L’Afghanistan del 2023 continua a rappresentare la più grande crisi umanitaria al mondo, con un PIL diminuito del 35% negli ultimi diciotto mesi, il costo del paniere alimentare aumentato del 30% e una disoccupazione che arriva al 40% della popolazione attiva, mentre solo per il cibo viene speso il 75% del reddito (UN News). Negli ultimi quarant’anni, di guerre e occupazione, mai gli afghani avevano dovuto affrontare una crisi economica così pesante come quella innestata dal ritorno dei talebani al potere.

Nel 2022 oltre il 90% della popolazione ha sofferto di insicurezza alimentare: sono decine di milioni le persone che hanno sofferto la fame e sono aumentati i decessi nei bambini per la persistente malnutrizione (Human Rights Watch, Report 2023). La povertà ha costretto a “misure drastiche” per procurarsi un sostentamento minimo, dalla vendita di oggetti domestici vitali all’avvio al lavoro dei bambini, al matrimonio di giovani ragazze e di bambine spose per la dote, fino alla vendita dei propri organi per i trapianti (PAM).

Ma se tutti soffrono, chi sta pagando la crisi economica e sociale in misura enormemente sproporzionata sono le donne, che in conseguenza delle regole sempre più costrittive dei loro diritti di movimento, di lavoro, umani e sociali hanno visto drasticamente ridotte le possibilità di lavorare fuori casa e di procurarsi il cibo per sé e per i figli, ricevere assistenza sanitaria o trovare risorse finanziarie. Il divieto di spostarsi senza un parente maschio che le accompagni, anche quando sono rimaste vedove o sono le uniche in famiglia a poter lavorare, le ha rese ancora più povere e ha trascinato i loro figli nel lavoro minorile più duro: nel 2022 il 29% delle famiglie con capofamiglia donna aveva almeno un figlio occupato nelle fabbriche di mattoni, nei cantieri, nelle case, nella raccolta rifiuti o nell’accattonaggio per le strade (Save the Children).

Nel 2022 I livelli di occupazione sono crollati per tutti, quasi 450.000 posti di lavoro sono scomparsi. Ma se l’occupazione maschile è diminuita del 7%, l’occupazione femminile è stata inferiore del 25%, così come quella dei giovani. Il lavoro da casa è diventato la forma predominante di partecipazione delle donne al mercato del lavoro, rendendole invisibili e sempre più vulnerabili (ILO Brief, 2023).

Anche le donne che erano riuscite a studiare e godevano di posizioni professionali hanno visto chiudersi tutti gli spazi. Le leggi restrittive dei talebani hanno spazzato via quasi completamente quei lavori che nei vent’anni precedenti erano stati una faticosa conquista di una parte della popolazione femminile, quella che era riuscita a realizzare, o almeno sognare, un riscatto dalla posizione di subalternità e segregazione. Magistrate, giornaliste, mediche, infermiere, insegnanti… sono ora perseguitate e rinchiuse, e, con gli ultimi decreti, addirittura alle operatrici delle ONG e dell’ONU è stato vietato il lavoro, rendendo così ancora più difficile il sostegno umanitario e l’accesso delle donne all’assistenza sanitaria.

Come segnala il report dell’Human Rights Council dell’ONU del giugno 2023, le imprese femminili sono state duramente colpite dalle politiche restrittive introdotte: i redditi delle imprenditrici sono crollati, impedendo loro spesso di pagare i propri dipendenti; alcune imprenditrici hanno riferito che alcuni fornitori si rifiutano di vendere loro materiali sulla base del fatto che una donna non dovrebbe essere a capo di un’impresa e che, come minimo, dovrebbero essere accompagnate da un maharam.

Come dice la nostra compagna Maryam Rawi di RAWA, “Oggi in Afghanistan è una grandissima sfida anche essere semplicemente un essere umano”.

L’Afghanistan due anni dopo. Comunicato CISDA

Comunicato emesso da CISDA dopo 2 anni dalla presa del potere dei talebani

Le donne afghane non si arrendono al regime dei talebani

15 agosto 2021: i talebani entrano a Kabul da vincitori, quasi senza sparare un colpo, dopo 20 anni di invasione NATO e USA che hanno riconsegnato l’Afghanistan (con tutti gli armamenti) ai barbari fondamentalisti che dicevano di voler sconfiggere per portare “la democrazia” e affermare “i diritti delle donne”.

Due anni, ma per la popolazione afghana, in primo luogo le donne, questa è solo la continuazione di una tragedia che dura da oltre 40 anni fatta di guerre, fondamentalismi, povertà e deprivazione di diritti. Nel silenzio, lontano dai riflettori che dopo l’agosto 2021 hanno illuminato la scena per pochi mesi ma evitando di parlare delle gravissime responsabilità dell’Occidente e senza rendere conto di 20 anni di occupazione militare costata complessivamente circa 2300 miliardi di dollari.

La popolazione è allo stremo: nel 2022 oltre il 90% ha sofferto di insicurezza alimentare, con conseguenze devastanti. Le donne sono private di ogni diritto: non possono frequentare la scuola, praticare attività sportive, lavorare, uscire di casa senza un familiare che le accompagni, passeggiare in un parco pubblico, viaggiare… Per i talebani non hanno diritto di esistere, se non per procreare e occuparsi di figli e casa, troppo spesso in famiglie violente che non rischiano nulla dal momento che ogni legge che avrebbe potuto colpirli è stata cancellata.

Chi lotta e ha sempre lottato per la libertà, per i diritti delle donne, per i diritti umani è in pericolo e deve muoversi in clandestinità, tra mille ostacoli: i talebani hanno vietato il dissenso e fanno arresti di massa; i prigionieri spesso spariscono o vengono torturati.

Le nostre compagne di RAWA sono determinate a restare nel loro paese, a continuare la resistenza contro l’imperialismo, il fondamentalismo e il sistema patriarcale. “Le donne” dicono, “sono le principali vittime delle politiche dell’imperialismo e del fondamentalismo islamico ma, nonostante le grandi sofferenze, continuano a lottare con coraggio e non si sono mai arrese. Gli USA, da potenza imperialista che persegue solo i suoi interessi, mettono in secondo piano le sofferenze della popolazione afghana e non esitano a sostenere e a portare al potere i gruppi più brutali per mantenere il controllo.

Nonostante le carcerazioni, le torture, gli stupri e le umiliazioni, questo gruppo di donne consapevoli sta continuando la sua lotta, sostenendo la popolazione e le donne con aiuti concreti ma avendo ben chiaro che la lotta contro il fondamentalismo non può essere separata dalla lotta contro l’imperialismo USA.”

CISDA continuerà a stare al loro fianco in tutti i modi possibili, consapevoli che la loro resistenza al fondamentalismo ci riguarda tutte, è una lotta che deve vedere le donne di tutto il mondo unirsi e camminare insieme per liberarsi ovunque dalla tirannia del patriarcato.

Hotak Abdul Rahman Mawlawi

Mawlawi Abdul Rahman Hotak proviene dal distretto di Shinkay, provincia di Zabul; non è nota la data di nascita.

  • Vice ministro dell’informazione o della cultura durante il periodo talebano
  • Partecipante alla conferenza di Bonn (2011)
  • Capo dell’Organizzazione afgana per i diritti umani e la protezione ambientale (AOHREP) 2012
  • Commissario dell’AIHRC, Commissione indipendente afgana per i diritti umani, 2013

Cosa si dice di lui

Mawlawi Abdul Rahman Hotak proviene dal distretto di Shinkay, provincia di Zabul. Si è laureato in una madrassa di Quetta (Pakistan) ed è presumibilmente vicino a Inter Service Intelligence (ISI, Pakistan).
Si dice che abbia precedentemente lavorato per i talebani, come ha affermato la Rete della società civile e dei diritti umani (CSHRN). Lui ha affermato di non essere stato un combattente talebano, ma solo l’editore di un giornale pubblicato a Kandahar durante l’era talebana. Hotak lavorava in un giornale (TOLO-e-Afghan) nella provincia di Kandahar. Dopo che i talebani sono arrivati ​​a Kabul, ha lavorato nel ministero dei Trasporti. Successivamente è stato imprigionato per tre anni nella prigione di Bagram e poi rilasciato. Durante l’era del presidente Karzai, divenne membro del Consiglio degli ulema.(20130627) (fonte Who is who in Afghanistan).

(Kabul) – “Il presidente Hamid Karzai dovrebbe immediatamente licenziare Abdul Rahman Hotak, recentemente nominato membro della Commissione indipendente per i diritti umani dell’Afghanistan (AIHRC), viste le sue dichiarazioni in opposizione alla legge afghana sull’eliminazione della violenza contro le donne”, ha detto oggi Human Rights Watch. La legge afghana sull’eliminazione della violenza contro le donne è nota come legge EVAW.

Hotak ha detto al New York Times che “Le persone che hanno scritto quella legge non conoscono molto bene l’Afghanistan e la società afghana – forse pensano che Kabul sia l’Afghanistan”. Ha detto a Reuters che a suo avviso la legge EVAW sta “violando l’Islam” e che ci deve essere una legge con cui le persone siano “a proprio agio”.

In precedenza Hotak era membro del governo talebano al potere fino al 2001 e ha perseguito pratiche che violavano e limitavano regolarmente i diritti fondamentali delle donne. Il presidente Karzai ha nominato Hotak, insieme ad altri quattro nuovi commissari, nell’AIHRC nel giugno 2013. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e Human Rights Watch hanno entrambi criticato le nomine per non aver rispettato gli standard richiesti per le nomine alle istituzioni nazionali per i diritti umani, in base alle norme sui diritti umani.

La legge EVAW dell’Afghanistan del 2009 criminalizza gli abusi sulle donne, inclusi stupri, matrimoni precoci, matrimoni forzati, vendita di donne e violenza domestica, e in molti casi per la prima volta in Afghanistan. Sebbene l’applicazione della legge sia stata lenta e irregolare, la legge è ampiamente riconosciuta come uno dei risultati più importanti nello sforzo di ricostruire i diritti delle donne in Afghanistan nell’era post-talebana.

“C’erano molti dubbi sull’idoneità del signor Hotak per questo lavoro – e il signor Hotak li ha appena chiariti”, ha detto Brad Adams, direttore per l’Asia. “Il presidente Karzai ha nominato una volpe a guardia del pollaio. L’unica soluzione è che venga rimosso e sostituito con un nuovo commissario che protegga effettivamente i diritti umani “.

Rappresentanti delle nazioni donatrici si sono incontrati questa settimana a Kabul per discutere il seguito della conferenza di Tokyo del luglio 2012 sull’Afghanistan. Alla conferenza di Tokyo, il governo afghano e i donatori avevano concordato un “quadro di responsabilità reciproca” per disciplinare i futuri contributi agli aiuti all’Afghanistan. Nell’ambito di tale quadro, il governo afghano, in cambio dell’assistenza dei donatori, si era impegnato a far rispettare la legge EVAW e a consentire all’AIHRC di svolgere le sue funzioni. (fonte Da Human Rights Watch)

Poiché c’è stata molta confusione sull’ultimo nuovo membro dello staff, Mawlawi Abdul Rahman Hotak, la sua biografia è più lunga delle altre. Mawlawi Hotak è di Zabul. Secondo il suo racconto, era troppo giovane per combattere nel jihad degli anni ’80; era un rifugiato in Pakistan, dove aveva un’istruzione mista, frequentando la scuola primaria e una madrassa; si diplomò all’Università di Karachi. È tornato in Afghanistan nei primi tempi dei talebani. Fonti indipendenti lo hanno indicato come un collaboratore nella segreteria del Mullah Omar nei primissimi e piuttosto caotici giorni del movimento – egli stesso afferma di essere stato a capo del dipartimento dell’Istruzione a Kandahar e fondatore del quotidiano Tolo-ye Afghan [nota: questo giornale è stato fondato prima della seconda guerra mondiale; è stato pubblicato a fasi alterne sotto vari regimi e i talebani hanno continuato (o ripreso) a farlo funzionare … quindi forse Hotak era il suo editore]. È arrivato a Kabul poco dopo l’ascesa dei talebani nel 1996 e ha lavorato presso il ministero dei Trasporti di Kabul come capo dipartimento. Ha lasciato il governo talebano, ha detto, poco più di un anno dopo a causa di disaccordi politici.

Dopo la caduta dei talebani, fu delegato alla Loya Jirga appena costituita, fu membro del Consiglio degli ulema e consigliere del ministero dell’Istruzione. È stato arrestato nella sua casa a Zabul nel 2006/07 dalle forze statunitensi e portato a Bagram. È stato rilasciato senza dover affrontare alcuna accusa tre anni dopo e con una buona padronanza dell’inglese. Al suo rilascio, è diventato di nuovo un membro del Consiglio degli ulema. Attualmente lavora presso il Dipartimento Curriculum che supporta il Ministero dell’Istruzione. (fonte Afghan Anallysts Network)

Il controverso passato di Hotak, comprese le voci di essere stato un aiutante del leader dei talebani con un occhio solo, il mullah Mohammad Omar, ha sollevato allarme tra gli attivisti per i diritti civili, tra cui Human Rights Watch con sede a New York e le commissioni per i diritti delle Nazioni Unite.

Anche prima che i talebani diventassero una formidabile forza post-guerra civile nel 1994, Hotak era il caporedattore del quotidiano talebano Afghan Sunrise nella provincia meridionale di Kandahar, dove è stato fondato il movimento islamista.

Hotak nega di aver servito direttamente sotto Omar e dice di essersi unito al movimento radicale nei suoi primi giorni per “servire il suo paese” e aiutarlo a riprendersi da decenni di sanguinosa guerra civile che aveva lasciato gran parte di Kabul in rovina.

Ma dice di non essere mai stato d’accordo con gran parte dell’ideologia oppressiva durante il governo talebano tra il 1996 e il 2001, che vietava alle donne qualsiasi lavoro e l’istruzione, oltre al voto, decretandole anti-islamiche e imponendo dure punizioni per le violazioni.

“Tutti in Afghanistan avevano legami con un gruppo o un altro e io non sono un’eccezione”, ha detto Hotak.

Hotak, in segno di moderazione, ha accettato di stringere la mano a una giornalista, cosa insolita in Afghanistan per i membri dei talebani passati e presenti.

Ma ha anche espresso scetticismo circa l’eliminazione della violenza contro le donne contenuta nella nuova legislazione in preparazione dal 2005, che ha suscitato scalpore in parlamento. Se approvate, le leggi metterebbero fuori legge il matrimonio forzato o minorile, così come lo stupro e la violenza contro le donne, anche all’interno delle famiglie.

“Il nostro terzo emendamento dice che nessuna legge può violare l’Islam, ma ora abbiamo questa legge che viola l’Islam”, ha detto Hotak. “È necessario adottare una legge che i musulmani e la società civile possano accettare, in modo che le persone si sentano a proprio agio con la legge”.

I legislatori di ispirazione religiosa si sono precedentemente opposti ad almeno 8 dei 22 articoli della legislazione, inclusi il mantenimento dell’età legale a 16 anni perché le donne possano sposarsi, l’esistenza di rifugi per vittime di abusi domestici e il dimezzamento a 2 del numero di mogli consentite. (fonte Reuters)

 

Haqqani Sirajuddin

È nato tra il 1973 e il 1979, è figlio di Jalaluddin Haqqani, fondatore della rete Haqqani, e nipote di Sirajuddin Haqqani. Dal 7 settembre 2021 è ministro degli Interni.

Cosa si dice di lui

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha designato Sirajuddin Haqqani come Terrorista Globale Specialmente Identificato ai sensi dell’Executive Order 13224 nel marzo 2008. (fonte Reward for Justice)

Il programma Rewards For Justice, del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, offre una ricompensa fino a 10 milioni di dollari per informazioni che conducano direttamente all’arresto di Sirajuddin Haqqani.

Secondo quanto riferito, è un leader di alto livello, capo anziano della rete Haqqani e mantiene stretti legami con i talebani e al Qaeda. Haqqani è stato appositamente designato un terrorista globale.

Sirajuddin Haqqani è ricercato per essere interrogato in relazione all’attacco del gennaio 2008 a un hotel a Kabul, in Afghanistan, che ha ucciso sei persone, tra cui un cittadino americano. Si ritiene che abbia coordinato e partecipato ad attacchi transfrontalieri contro gli Stati Uniti e le forze della coalizione in Afghanistan. Haqqani sarebbe stato anche coinvolto nella pianificazione dell’attentato al presidente afghano Hamid Karzai nel 2008.

Deve essere considerato armato e pericoloso (fonte FBI)

Haqqani ha ammesso di aver pianificato l’attacco del 14 gennaio 2008 contro il Serena Hotel di Kabul in cui sono morte sei persone, incluso lo statunitense Thor David Hesla

Haqqani ha confessato la sua organizzazione e direzione della pianificazione di un tentativo di assassinare   Hamid Karzai, previsto per aprile 2008

Le sue forze sono state accusate dalle forze della coalizione di aver compiuto l’attentato di fine dicembre 2008 a Kabul, in Afghanistan, in una caserma afgana vicino a una scuola elementare che ha ucciso diversi scolari, un soldato e una guardia. Nessun personale della coalizione è stato colpito.

Nel novembre 2008 il giornalista del New York Times, David S. Rohde, è stato rapito in Afghanistan. Si ritiene che i suoi primi rapitori fossero interessati esclusivamente ad un riscatto. Si dice che Sirajuddin Haqqani sia stato l’ultimo rapitore di Rohde prima della sua fuga.

Nel marzo 2010, Haqqani è stato descritto come uno dei leader della “Quetta Shura dei talebani”.

Nel 2010 ha pubblicato un libro di 144 pagine in lingua pashtu, un manuale di addestramento intitolato “Lezioni militari a beneficio dei mujahidin”, dove appare più radicale dei talebani in quanto mostra influenze da al Qaida, sostenendo la decapitazione e gli attentati suicidi, prendendo di mira l’Occidente, chiedendo ai musulmani di “mischiarsi, radersi, indossare abiti occidentali, essere pazienti” (fonte Wikipedia)

La sua storia

Sirajuddin “Siraj” Haqqani (alias “Khalifa”) è nato tra il 1973 e il 1978 in Afghanistan. È un signore della guerra pashtun della tribù Jadran e leader militare che combatte contro le forze americane e della coalizione, dalla sua base nel nord Waziristan in Pakistan, dove si dice che fornisca rifugio agli agenti di Al Qaeda.

Suo padre è Jalaluddin Haqqani, un famoso mujaheddin e capo militare delle forze filo-talebane in Afghanistan e Pakistan. Le sue forze sono state accusate dalle forze della coalizione di aver eseguito l’attentato di fine dicembre 2008 a Kabul in Afghanistan, in una scuola elementare vicino ad una caserma, che ha ucciso diversi scolari, un soldato e una guardia; nessuna della coalizione o personale statunitense è stato colpito.

Figlio di Jalaluddin Haqqani, ha assunto progressivamente sempre di più il controllo delle operazioni quotidiane della rete Haqqani dalla sua base tribale pakistana nel Waziristan settentrionale. Sirjuddin Haqqani, il capo della rete Haqqani, è fratello di Anas Haqqani.

Il giovane Haqqani appartiene alla nuova generazione di insorti afgani, che contribuiscono a trasformare i combattenti talebani, scarsamente istruiti e in gran parte rurali, in una forza di combattimento sofisticata.

In un’intervista del gennaio 2010 al Wall Street Journal, un ufficiale dell’ISI in pensione Brig. Amir Sultan Tarar noto come Col. Imam, ha riferito che, mentre suo padre era una figura di spicco nella jihad antisovietica, il giovane Sirajuddin, in gioventù non era un combattente notevole

Dopo la caduta dei talebani nel 2001, nei circoli militari statunitensi, si sperava che l’anziano Haqqani si unisse alle operazioni guidate dalla NATO in Afghanistan. In seguito alla nuova politica negoziale con i talebani sono stati compiuti alcuni tentativi per raggiungere un accordo con la dirigenza della rete Haqqani. Ma gli alti funzionari dell’intelligence statunitense affermano che tali colloqui sono molto più difficili sotto la guida del giovane Haqqani poiché gli mancano le radici profonde e il pragmatismo di suo padre.

Il giovane Haqqani, come il Mullah Zakir e altri leader talebani della sua generazione, segue un’ideologia islamista più estremista. Era anche ansioso di minimizzare i legami di suo padre con la CIA.
Nonostante la rete Haqqani sia stata creata distinta e separata con sponsor nella regione del Golfo e con i vecchi alleati in Pakistan che gli hanno permesso di mantenere una certa autonomia di azione, è parte integrante del movimento talebano e non un’entità o organizzazione a prescindere da essa. Nel più ampio movimento talebano, che è una rete di reti, quella di Haqqani è solo una delle sue più grandi e certamente la più nota. (2012.09.23)

L’FBI ha offerto una ricompensa fino a $ 5 milioni per informazioni che portano direttamente all’arresto di Haqqani. L’FBI ha detto che è collegato a un attacco a Kabul nel 2008 che ha ucciso un cittadino americano e si ritiene che sia stato coinvolto in attacchi transfrontalieri contro le truppe statunitensi e le forze della coalizione in Afghanistan. [ultimo aggiornamento 2021-12-12] (fonte Afghan bios)

Nel periodo precedente alla presa del potere dei talebani, agosto 2021, Haqqani è stato comunque impegnato nella gestione della rete e degli attentati da questa messi in atto (vedi Rete Haqqani).

Haqqani Khalil ur Rahman

È nato il 1 gennaio 1966 ed è fratello di Jalaluddin Haqqani, fondatore della rete Haqqani, e zio di Sirajuddin Haqqani, ministro degli interni. Dal 7 settembre 2021 è ministro dei Rifugiati.

Cosa si dice di lui

Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti nel febbraio del 2011 ha designato Khalil al-Rahman Haqqani terrorista globale, offrendo una ricompensa di 5 milioni di dollari per informazioni in grado di portare alla sua cattura. È anche incluso nella lista dei terroristi delle Nazioni Unite. (fonte VoaNews)

Doug London, che gestiva le operazioni antiterrorismo della Cia in Afghanistan, affermava che Haqqani era stato un partner della CIA quando l’agenzia forniva armi ai ribelli afgani negli anni ’80 per combattere le truppe sovietiche. È stato designato terrorista globale dal governo degli Stati Uniti nel 2011. La narrativa della ricompensa del Dipartimento di Stato per Haqqani afferma che “ha anche agito per conto di al-Qaeda ed è stato collegato alle operazioni terroristiche di al-Qaeda”.(fonte NBC)

La sua storia

Durante la guerra in Afghanistan Haqqani si è impegnato nella raccolta di fondi internazionali per i talebani sostenendone le operazioni. Nel 2002, Khalil ha impegnato i suoi uomini per rafforzare al-Qaeda nella provincia di Paktia, in Afghanistan; nel 2009 ha contribuito alla detenzione dei prigionieri catturati dalla rete Haqqani e dai talebani; nel 2010 ha fornito finanziamenti ai talebani nella provincia di Logar, in Afghanistan. Haqqani ha eseguito gli ordini forniti da suo nipote, Sirajuddin Haqqani, leader della rete Haqqani, designato terrorista nel marzo 2008 ai sensi dell’ordine esecutivo 13224.

Il 9 febbraio 2011, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, con l’ordine esecutivo 13224, ha designato Khalil Haqqani come terrorista globale tra i più ricercati, offrendo su di lui una taglia di 5 milioni di dollari.

Il 9 febbraio 2011 le Nazioni Unite ai sensi del paragrafo 2 della risoluzione 1904 (2009), ha aggiunto Khalil Haqqani all’elenco dei sanzionati del 1988 (TAi.150) per associazione con Al-Qaeda, Osama bin Laden e i Talebani e/o loro favoreggiamento e finanziamento.

Le Nazioni Unite hanno stabilito che Haqqani si è impegnato in attività di raccolta fondi per conto dei talebani e della rete Haqqani viaggiando a livello internazionale per ottenere sostenitori finanziari. A partire dal settembre 2009 Haqqani ha ottenuto sostegno finanziario dagli stati arabi del Golfo Persico e da fonti dell’Asia meridionale e orientale. Inoltre, Khalil ha agito per conto di Al-Qaeda ed è associato alle loro operazioni militari, compreso il dispiegamento di rinforzi agli elementi di Al-Qaeda nella provincia di Paktia, in Afghanistan.

Nell’agosto del 2021, dopo la caduta di Kabul, Haqqani è stato incaricato alla sicurezza di Kabul durante la transizione del potere. (fonte Wikipedia)

Haqqani Anas

Anas Haqqani è nato nel 1994, è figlio di Jalaluddin Haqqani, nipote di Khalil Haqqani e fratello di Sirauddin Haqqani

Cosa si dice di lui

Secondo i funzionari afghani, all’epoca del suo arresto [2014] era il secondo in comando dopo suo fratello Sirajuddin Haqqani. I funzionari hanno affermato che era incaricato della raccolta fondi per la rete, che è in parte finanziata da donazioni private del Golfo. I talebani hanno contestato questa descrizione del giovane Haqqani, dicendo che non aveva alcun ruolo formale nell’organizzazione e che era uno studente dell’ultimo anno di studi religiosi. Secondo i funzionari afghani, Anas Haqqani è un esperto di tecnologia dell’informazione che ha svolto un ruolo chiave nel “processo decisionale strategico” della rete e nella raccolta di fondi. (fonte Afghan Bios)

La sua storia

Anas Haqqani è un leader della rete Haqqani, parte del movimento talebano afghano, ed è stato membro della squadra negoziale dei talebani nel suo ufficio politico a Doha, in Qatar. È il figlio più giovane di Jalaluddin Haqqani, che ha combattuto sia i sovietici che gli americani, e fratello di Sirajuddin Haqqani, ora capo della rete Haqqani.

Il commentatore americano Bill Roggio afferma che è un “propagandista chiave, raccoglitore di fondi e ambasciatore per gli Haqqani”, principalmente nel mondo arabo.

Anas è figlio di Jalaluddin Haqqani, mujiahid pashtun e capo militare delle forze filo-talebane in Afghanistan e Pakistan, e della moglie araba degli Emirati Arabi Uniti (aveva anche una moglie pashtun). Anas ha fratelli da entrambe le mogli di suo padre. Ha studiato in una scuola locale nel Waziristan settentrionale, in Pakistan, fino alla seconda media, mentre suo padre lo ha istruito a casa in studi islamici.

Fu arrestato in Bahrain il 12 novembre 2014, all’età di 20 anni, mentre rientrava legalmente nell’ufficio politico dei talebani a Doha, in Qatar, dopo una visita al campo di detenzione di Guantanamo. Le forze americane lo arrestarono e lo riportarono in Qatar. Dopo 24 ore di interrogatorio lo trasferirono a Kabul, capitale dell’Afghanistan, e lo trattennero per nove mesi presso la sede dell’agenzia di intelligence del governo, la Direzione Nazionale della Sicurezza. Poi fu imprigionato nella prigione di Bagram. Haqqani disse di essere stato arrestato perché cercavano di convincere i talebani a tenere colloqui di pace con il governo afghano mentre invece i talebani volevano negoziare con gli Stati Uniti. Fu condannato a morte due volte mentre era in prigione. In sua difesa, il portavoce dei talebani afghani Suhail Shaheen disse che era uno studente e non aveva nulla a che fare con la militanza. È stato rilasciato il 18 novembre 2019 in uno scambio di prigionieri.

Nell’agosto 2021, dopo la caduta della città nelle mani dei talebani, Haqqani è andato a Kabul, così come suo zio Khalil Haqqani, affermando che i rappresentanti della famiglia Haqqani dovevano essere presenti per negare la narrazione che i talebani fossero disuniti e frazionati e che la rete Haqqani non ne facesse veramente parte.

Nell’agosto 2021 Haqqani e Ahmadullah Wasiq hanno fatto visita all’Afghanistan Cricket Board, incontrandosi con i funzionari del consiglio e con i giocatori nazionali e assicurando loro tutta la possibile cooperazione per la promozione del cricket.

Nel settembre 2021 ha ricevuto molte critiche per aver definito Mahnud di Ghazni un “famoso guerriero musulmano” per aver distrutto gli idoli di Somnath. (fonte Wikipedia