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Rompiamo l’isolamento: è il silenzio che uccide

Pubblicazione: 24 Aprile 2019

11-12 maggio con i 7000 in sciopero della fame. Il CISDA aderisce.

In questo momento è in corso uno sciopero della fame di massa: nelle carceri della Turchia e non solo circa 7000 persone si trovano in sciopero della fame a tempo indeterminato, 8 persone hanno già posto fine alla loro vita per protesta, 7 delle quali in carcere. La richiesta è la fine dell’isolamento di Abdullah Öcalan: sequestrato in Kenia a seguito di un complotto internazionale nel febbraio del 1999, dall’aprile 2015 si trova in isolamento totale nell’isola prigione di Imrali. Questo isolamento è una tortura, una violazione dei diritti umani e delle leggi internazionali e nazionali.

La prima a iniziare lo sciopero della fame per rompere l’isolamento è stata una donna: Leyla Guven, deputata dell’HDP, in sciopero dal 7 novembre 2018; a lei dal mese di dicembre 2018 in avanti si sono unit* 14 attivist* curd* a Strasburgo, militanti in Iraq, Regno Unito, Canada, Germania, Francia. A partire dal 21 marzo, giorno del Newroz (capodanno curdo), Erol Aydemir, un giovane rifugiato curdo, ha iniziato lo stesso sciopero della fame a tempo indeterminato a Cagliari e prosegue la sua resistenza nel Centro Socio-Culturale Curdo Ararat a Roma.

All’interno del conflitto in Mesopotamia, Öcalan è una voce coerente che chiede la pace; Leyla Guven, la donna che diede inizio a questa protesta, dichiarò: “le politiche di Isolamento verso Öcalan sono imposte su un popolo intero attraverso la sua persona”.

Isolare Öcalan significa isolare colui che ha dato origine e forza al movimento di liberazione curdo, e quindi si tratta di un attacco al movimento di liberazione tutto. Isolare Öcalan significa isolare colui che ha ideato il confederalismo democratico, e quindi significa allontanare queste idee da chi in tutto il mondo le vuole mettere in pratica. Significa anche un attacco diretto alla rivoluzione del Rojava, sotto la costante minaccia delle potenze regionali e globali. Portare solidarietà a questa protesta significa combattere il fascismo di Erdoğan, significa porre le basi per costruire assieme un’alternativa sociale e globale al fascismo.
Öcalan considera essenziale la liberazione della donna per la liberazione della società, essere solidali con questa lotta significa anche schierarsi attivamente per la liberazione delle donne e dei generi oppressi.

Ricordiamo che questo movimento di protesta e resistenza è iniziato da una donna!

Per questo, lo sciopero della fame iniziato da Leyla Guven ci riguarda tutte e tutti: invitiamo tutte e tutti a una giornata di azione nazionale l’11-12 maggio. Invitiamo ciascun collettivo, gruppo, associazione, struttura, persona ecc… a prendere parola con i mezzi e modi che più considera adatti. I coinvolgimenti anche sul nostro territorio non mancano: la Turchia di Erdogan riceve fondi dall’Unione Europea per tenere lontani i migranti siriani; la Turchia si addestra nelle nostre stesse basi e acquista armi della Finmeccanica/Leonardo. I nostri media sono in silenzio – ma come si può rimanere in silenzio di fronte a 7000 persone in sciopero della fame a oltranza? Il CPT (Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura) non interviene concretamente, né lo fanno le istituzioni nazionali ed europee. Addirittura Amnesty International, che si proclama così indipendente e in difesa dei diritti umani, resta in silenzio.

L’Italia inoltre sta mettendo sotto accusa coloro che hanno sostenuto attivamente la rivoluzione; tra Torino e Nuoro sei persone rischiano la misura di sorveglianza speciale (che comporta una grave limitazione delle libertà personali, prima tra tutte quella di movimento e di riunione) in quanto soggetti socialmente pericolosi, non perché hanno commesso crimini ma perché hanno pubblicamente dichiarato la loro partecipazione e sostegno alla rivoluzione siriana. Questo però non è solo il paese che vende elicotteri da guerra alla Turchia e mette sotto processo la solidarietà internazionale, è anche il Paese d’origine di Lorenzo Orsetti, partigiano d’oggi che per la rivoluzione confederale in Siria ha combattuto fino al 18 marzo, giorno in cui è caduto insieme ai suoi compagni in una delle ultime battaglie contro l’ISIS.
Ascoltare e diffondere la voce di chi è in sciopero oggi è uno dei tanti modi con cui vogliamo prenderci la responsabilità della sua memoria e dell’importante compito per cui ha vissuto e che oggi ci ha lasciato; sentire che ogni popolo che lotta per la libertà è il nostro popolo, scegliere da che parte stare ovunque ci troviamo.

La forma con cui aderire alla giornata dipenderà dalla fantasia di chi vive le realtà locali e da cosa ciascun gruppo considererà più efficace. Dibattiti, striscioni, foto… chi più ne ha più ne metta!

Inoltre vorremmo che l’11 maggio non fosse una data isolata ma chiediamo che si arrivi a quel giorno con un crescendo di iniziative e di prese di posizione. Tra queste, alcune iniziative sono già iniziate, tra cui per esempio lo sciopero della fame a staffetta, a cui partecipano donne e uomini in tutta Italia e nell’ambito della quale è nata un’importante iniziativa collettiva a Firenze il 23 e 24 aprile; e la campagna #7000ControLisolamento, che invita ad appendere striscioni o cartelli visibili in solidarietà con lo sciopero della fame. Vi invitiamo a partecipare ad entrambe o comunque a darne visibilità, ad andare a visitare Erol in sciopero della fame a Roma; a continuare fino all’11 e oltre, a fare pressione sulle istituzioni perché si prenda posizione; ad informare, a evidenziare contraddizioni, ad essere visibili in ogni modo.

La lotta di Leyla Guven è la nostra lotta:
ROMPIAMO L’ISOLAMENTO!
Rete jin
Uiki Onlus
Retekurdistan Italia
ex-combattenti YPG/YPJ

Per adesioni scrivere a entrambi gli indirizzi:
solidarietadonnekurde@gmail.com – jin.mediaitalia@gmail.com

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