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NO alla partecipazione di Fawzia Koofi alla Conferenza di Oslo

Pubblicazione: 4 Settembre 2024

Domani, 5 settembre, si terrà a Oslo la conferenza Woman, life freedom alla quale è stata invitata come speaker Fawzia Koofi, membro di una famiglia molto influente ed ex parlamentare afghana. CISDA e le organizzazioni afghane con le quali collaboriamo hanno più volte rilevato come questa signora e la sua famiglia si siano resi responsabili, nel loro paese, di abusi e corruzione. Per questo, nello scorso giugno, CISDA ha inviato una lettera al Norwegian Nobel Institute.

Di seguito il testo della lettera in italiano, mentre qui si può scaricare l’originale in inglese inviato all’Istituto.

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Spettabili signori del Nobel Peace Center,

siamo una organizzazione italiana che dal 1999 lavora al fianco di alcune associazioni di donne afghane; in tutti questi anni abbiamo avuto modo, in molteplici occasioni, di incontrare le donne afghane nel loro paese, di capire quanta forza e determinazione mettevano nel volersi sollevare da una pesante condizione di oppressione attraverso il lavoro, lo studio, la consapevolezza dei propri diritti.

Le donne afghane sanno bene che nessuno dei regimi o governi che si sono susseguiti negli ultimi decenni ha realmente lavorato per garantire loro una vita dignitosa e libera.

Il loro lavoro instancabile prosegue ancora oggi, nonostante le difficoltà e le minacce.

Siete sicuramente a conoscenza delle regole disumane che il regime talebano impone a donne e ragazze. Da oltre 1000 giorni le ragazze non possono proseguire gli studi dopo la scuola primaria e sono costrette a subire quello che possiamo definire apartheid di genere.

L’Afghanistan è il solo paese al mondo che impedisce l’istruzione alle donne.

In Afghanistan le donne sono state private di ogni diritto: non possono viaggiare, lavorare, avere cure mediche adeguate e una vita autonoma.

Abbiamo appreso che il 5 settembre 2024, a Oslo, si terrà la conferenza Woman, life freedom alla quale è stata invitata come speaker Fawzia Koofi, membro di una famiglia molto influente ed ex parlamentare afghana. Ebbene, questa signora e la sua famiglia si sono resi responsabili, nel loro paese, di abusi e corruzione.

La signora Fawzia Koofi e sua sorella Mariam hanno sempre usato il loro potere politico per proteggere i loro fratelli, perseguiti per traffico di droga. Lei stessa ha sempre approfittato della sua posizione per trattenere per sé o dirottare sui propri affari una buona parte dei finanziamenti ricevuti dai governi occidentali al fine di costruire scuole o case per i più bisognosi.

Si veda anche questo post.

Tutto questo è stato denunciato dagli stessi abitanti della regione (Badakhshan) di cui era rappresentante parlamentare e corredato di foto e documenti (See the real face of Fawzia Koofi and her corrupt family! « RAWA News)

Nel suo ruolo di parlamentare e vice presidente dell’Assemblea nazionale afghana Fawzia Koofi è stata responsabile di aver sostenuto un governo corrotto e incapace, costituito da signori della guerra che spesso dovevano il loro potere non alle capacità politiche ma alle efferatezze compiute. E il ruolo puramente marginale e formale delle donne al suo interno non sminuisce la responsabilità di coloro che si sono prestate ad avallarlo per tornaconto personale.

Fawzia Koofi si è anche prestata ad avallare gli accordi tra USA e talebani nel 2020, a Doha, per consentire il loro ritorno al potere, partecipando direttamente alle trattative e fornendo una patina di democraticità a una manovra che è ricaduta sulle spalle del popolo afghano, le donne in particolare, mentre i governanti di allora fuggivano dal paese, come ha fatto lei.

Riportiamo qui le parole di Belquis Roshan, senatrice di opposizione nella Camera alta del Parlamento afghano durante il precedente governo, costretta a lasciare il suo paese e ora rifugiata in Europa, che il 26 agosto 2023, durante un incontro con Richard Bennett, il relatore speciale dell’ONU sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan e i delegati alla prima sessione delle NU per discutere dell'”apartheid di genere” in Afghanistan, dichiara: “Le donne che protestano vengono attaccate, quindi le istituzioni internazionali dovrebbero essere la loro voce. Invece di sponsorizzare alcune lobbiste talebane che sono la causa di questa misera situazione, alle donne che combattono coraggiosamente in Afghanistan contro i talebani dovrebbe essere data l’opportunità di far sentire le loro urla pro-democrazia e di essere ascoltate”.

Riteniamo i fatti imputati alla signora Koofi molto gravi e vi chiediamo di considerare e verificare la nostra denuncia.

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