LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE TRA STORIE, DIRITTI E CULTURE
4 Ottobre 2024
Impedire che un’adolescente si lasci spegnere tra le mura di una casa-prigione; aiutare un’anziana a scrivere le sue prime parole in una stanza nascosta; sostenere tutte le avvocate, sarte, imprenditrici, panettiere, dottoresse, parrucchiere, insegnanti perché possano tornare a lavorare; scendere in piazza nonostante il terrore delle incarcerazioni arbitrarie. Tutto questo fanno le organizzazioni delle donne afghane che, in una clandestinità che porta luce e aria alle donne oppresse dell’Afghanistan dei talebani, continuano a lottare per affermare i propri diritti.
Lottare per e con le donne afghane, come fa CISDA – Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane dal 1999, significa dar voce e non lasciare sole donne che si battono contro tutti i fondamentalismi; significa condividere la lotta di liberazione delle donne con tutti i movimenti femministi nel mondo; significa non abbassare la testa.
L’8 marzo non è una ricorrenza, l’8 marzo è uno dei 365 giorni in cui le donne subiscono violenze, soprusi, sopraffazioni, ingiustizie, ma è anche uno dei 365 giorni in cui le donne di tutto il mondo continuano a lottare.
In questo momento, in cui due guerre devastanti stanno provocando migliaia di morti, le donne sono ancora una volta le prede di una insensata e misogina violenza, oggetto di stupri e omicidi: essere vicine e far sentire la voce delle donne afghane significa essere vicine anche alle donne palestinesi, israeliane, iraniane, ucraine e alle donne di tutto il mondo.
Per questo il CISDA vuole far sentire la propria voce in quanto protagonista di questa lotta e perché la Giornata internazionale della donna non sia solo l’8 marzo, ma ogni giorno della nostra vita.
Una lotta che si rafforza nel ricordo di chi ha dato la vita per la giustizia e la libertà come Meena Keshwar Kamal, fondatrice di RAWA, assassinata dagli agenti del KHAD (il braccio afghano del KGB) e dai loro complici a Quetta, in Pakistan, il 4 febbraio 1987 della quale riportiamo la poesia più famosa.
Sono una donna che si è destata
Mi sono alzata e sono diventata una tempesta
che soffia sulle ceneri
dei miei bambini bruciati
Dai flutti di sangue del mio fratello morto sono nata
L’ira della mia nazione me ne ha dato la forza
I miei villaggi distrutti e bruciati mi riempiono di odio contro il nemico,
Sono una donna che si è destata,
La mia via ho trovato e più non tornerò indietro.
Le porte chiuse dell’ignoranza ho aperto
Addio ho detto a tutti i bracciali d’oro
Oh compatriota, io non sono ciò che ero.
Sono una donna che si è destata.
La mia via ho trovato e non tornerò più indietro.
Ho visto bambini a piedi nudi, smarriti e senza casa
Ho visto spose con mani dipinte di henna indossare abiti di lutto
Ho visto gli enormi muri delle prigioni inghiottire la libertà
nel loro insaziabile stomaco
Sono rinata tra storie di resistenza, di coraggio
La canzone della libertà ho imparato negli ultimi respiri,
nei flutti di sangue e nella vittoria
Oh compatriota, oh fratello, non considerarmi più debole e incapace
Sono con te con tutta la mia forza sulla via di liberazione della mia terra.
La mia voce si è mischiata alla voce di migliaia di donne rinate
I miei pugni si sono chiusi insieme ai pugni di migliaia di compatrioti
Insieme a voi ho camminato sulla strada della mia nazione,
Per rompere tutte queste sofferenze, tutte queste catene di schiavitù,
Oh compatriota, oh fratello, non sono ciò che ero
sono una donna che si è destata
Ho trovato la mia via e più non tornerò indietro.
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