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Rappresentanza? Partecipazione? Non c’è posto per le donne

Pubblicazione: 6 Settembre 2023

La partecipazione delle donne all’attività politica attiva è un diritto conquistato dalle donne afghane nei lunghi anni di lotta e, sebbene tra mille difficoltà, fino all’agosto 2021 le donne erano presenti nelle istituzioni afghane. Prima dell’agosto 2021, le donne costituivano il 27% dei membri nella Camera Bassa del Parlamento, il 22% nella Camera Alta e il 30% nella pubblica amministrazione, e ricoprivano ruoli chiave nel governo, nelle commissioni indipendenti e nel sistema giudiziario.

La presenza femminile in queste istituzioni non significava automaticamente l’appartenenza di queste donne a formazioni democratiche, molte di esse erano infatti legate ai gruppi fondamentalisti, ai vari signori della guerra e agli stessi talibani (così come la componente maschile del governo e del parlamento nei 20 anni di occupazione del paese da parte delle forze USA/NATO). Ciò non ha impedito al viceministro degli Affari esteri ad interim di annunciare, il 31 agosto 2021, che nessuna donna avrebbe occupato posizioni dirigenziali di vertice in un governo talebano. Le donne sono ora totalmente escluse dalla vita politica e pubblica in Afghanistan. Non c’è una sola donna che ricopra cariche pubbliche o politiche, e un numero limitato rimane nella pubblica amministrazione.

Il 18 settembre 2021, gli uffici del Ministero per gli affari femminili sono stati convertiti negli uffici del Ministero per la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio, noto per il suo famigerato record di soppressione dei diritti delle donne. L’abolizione degli organi legislativi e del Ministero per gli affari femminili ha eliminato la rappresentanza delle donne e il loro accesso al processo decisionale, e di fatto il loro diritto alla partecipazione politica.

Contestualmente all’eliminazione della rappresentanza politica anche la partecipazione alla vita politica e sociale e duramente repressa. Le donne hanno partecipato all’assemblea di emergenza del 2002 (Loya Jirga), hanno svolto un ruolo attivo nella Loya Jirga costituzionale del 2003 e hanno partecipato come elettori e candidate alle successive elezioni presidenziali e parlamentari. Le donne hanno rappresentato oltre il 30 per cento dei votanti tra il 2004 e il 2019. Oggi sono escluse da ogni forma di partecipazione alla vita politica e pubblica.

Dall’agosto 2021, le donne hanno guidato manifestazioni pubbliche pacifiche rivendicando il diritto all’istruzione, al lavoro, alla partecipazione alla vita pubblica e alla libertà di movimento e di espressione. Queste proteste sono state duramente represse con intimidazioni, arresti, detenzioni arbitrarie. Gli esperti dell’Human Rights Council dell’ONU, nel report del giugno 2023, hanno ricevuto numerosi rapporti credibili di ufficiali talebani che picchiano brutalmente, arrestano arbitrariamente e detengono donne manifestanti, molte delle quali sono state successivamente rilasciate a patto che cessassero il loro attivismo e rimanessero in silenzio sul loro trattamento. Le vittime riferiscono di aver subito violenza di genere, inclusa violenza sessuale, spesso assimilabile alla tortura, da parte di ufficiali talebani che cercavano informazioni sugli organizzatori della manifestazione.

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