8 Novembre 2024
Roshan Belqis
Nata nel 1973 nella provincia di Farah nel Sud-ovest dell’Afghanistan, Belqis Roshan è ancora una bambina quando le truppe sovietiche invadono il suo paese. Come milioni di altri afghani, la famiglia di Belqis Roshan è fuggita in Iran dove è diventata adulta per poi seguire la famiglia nel suo trasferimento in Pakistan dove la politica afghana studia in una scuola per rifugiati.
Dice di sé riferendosi a quel periodo: “Assistendo alla difficile situazione del popolo afghano, in particolare delle donne, sotto il governo brutale dei fondamentalisti misogini, ho cercato di trovare modi per acquisire consapevolezza politica e ho cercato di servire le donne sofferenti del mio paese”
Dopo l’occupazione dell’Afghanistan da parte degli Stati Uniti e della NATO nel 2001, Roshan torna a Farah e inizia a lavorare come direttrice di un centro sanitario femminile: “Per me – racconta – è stata una grande opportunità per entrare in contatto e prendermi cura di molte delle donne più povere e oppresse”.
Esortata da un gruppo di donne e da gente del posto, Roshan vince le elezioni del consiglio provinciale nel 2005 continuando a lavorare nel territorio a partecipando a conferenze internazionali in Corea e in Italia. Nel 2009 vince nuovamente le elezioni del consiglio provinciale e va a Kabul come rappresentante del consiglio provinciale alla Mishrano Jirga, la Camera Alta del Parlamento (Senato). Di quell’esperienza racconta: “Durante i miei quattro anni al Senato, volevo essere la voce delle donne afghane, essere onesta e coraggiosa e, conoscendo la vera natura dei signori della guerra, ho usato ogni modo possibile per smascherarli. Sfortunatamente, molti di coloro che sono oppressori e nemici del popolo erano membri del parlamento”.
Durante il periodo da senatrice, Roshan frequenta la Facoltà di legge all’Università di Kabul.
Nelle elezioni parlamentari del 2018 si candida, e vince, alla Wolesi Jirga (Camera Bassa del Parlamento) per la provincia di Farah: “Anche nella Wolesi Jirga, come nel caso precedente, ho protestato con forza contro i signori della guerra e, nonostante le continue minacce di morte che ho ricevuto, ho continuato a denunciare i crimini, la corruzione e i saccheggi dei governanti e dei parlamentari”, spiega.
Il 13 ottobre 2013, alla Loya Jirga (tradizionale Grande Assemblea) è stata l’unica rappresentante a opporsi alla firma di un patto di sicurezza con gli Stati Uniti e decide di lasciare l’Assemblea con lo slogan “Il patto con gli USA è un tradimento della nostra patria” dichiarando ai media che la presenza militare americana in Afghanistan rappresentava un pericolo per il futuro del nostro Paese. Ha sempre criticato le politiche USA/NATO attribuendo loro la tragedia che il Paese sta attraversando.
Roshan fa ancora sentire la sua voce durante la Loya Jirga del 7 agosto 2020, quando il governo fantoccio di Ashraf Ghani decide di liberare dalla prigione migliaia di pericolosi terroristi talebani: “Ho alzato nuovamente la voce per oppormi alla decisione. Ho definito l’’accordo’ con i talebani un ‘tradimento nazionale’ e ho avvertito che la liberazione di quei prigionieri avrebbe rafforzato i talebani e avrebbe portato a una situazione terribile per l’Afghanistan e il suo popolo. In questa occasione, mentre Ashraf Ghani parlava, mi sono alzata e in pochi secondi sono stata scaraventata a terra da una donna appartenente al personale di sicurezza all’interno della sala. Questo incidente ha avuto un’enorme copertura mediatica ed è stato condannato in tutto l’Afghanistan, mettendo in ombra l’intera Loya Jirga”.
Il suo nome è stato inserito nella lista nera dei talebani e dell’ISIS, ma Roshan non ha mai fatto marcia indietro: “Sia nei miei discorsi in parlamento che nei media locali avevo previsto i tragici eventi che l’Afghanistan si trova ad affrontare oggi. L’ho fatto perché conosco la vera natura di quei terroristi ed ero sicura che le politiche di promozione dei terroristi da parte dell’Occidente avrebbero portato l’Afghanistan verso catastrofi più profonde, soprattutto per le sue donne oppresse”.
L’arrivo al potere dei talebani ha fatto decidere al team che si occupava della sua sicurezza che Roshan non doveva più apparire in pubblico perché troppo rischioso. Successivamente è costretta a lasciare il paese: “Non avrei mai pensato di lasciare l’Afghanistan, il mio amato Paese, ma dall’agosto 2021, con la caduta del regime di Kabul, mi è stato impossibile continuare le mie attività e la mia vita è ad alto rischio. L’unica ragione per cui ho dovuto andarmene è stato per poter sopravvivere e continuare la mia missione, per far sentire in tutto il mondo la protesta del mio sfortunato popolo contro i talebani misogini”.
Belqis Roshan vive attualmente in Germania dove è presente una grande comunità di afghani, ma continua a portare in giro per il mondo la voce delle donne afghane.
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