Cronologia Afghanistan
A partire dagli eventi più recenti, questa cronologia ripercorre la storia dell’Afghanistan fino agli anni delle guerre di indipendenza.
Indice
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4 gennaio: un portavoce del Ministero del Vizio e della Virtù dei Talebani annuncia l’arresto di un numero imprecisato di donne per aver indossato l’hijab in modo non corretto.
6 gennaio: l’Isis-K ha rivendicato la responsabilità dell’esplosione di un minibus avvenuta nel quartiere occidentale di Dasht-e-Barchi a Kabul, in cui sono morte almeno due persone.
18 febbraio – 19 febbraio: si è tenuta la II Conferenza di Doha sull’Afghanistan, organizzata dall’ONU. Il primo giorno si è svolto l’incontro di inviati speciali e gruppi provenienti dall’Afghanistan, tra cui rappresentanti delle donne e della società civile. I talebani sono stati invitati all’incontro ma hanno rifiutato di partecipare, adducendo condizioni non soddisfatte. Hanno partecipato all’incontro rappresentanti speciali di almeno 25 paesi. Quattro membri, tra cui Shah Gul Rezaee, Mahbouba Seraj, Mitra Mehran e Lotfullah Najafizada, rappresentano la società civile afghana. Antonio Guterres ha annunciato l’intenzione di avviare le consultazioni per la nomina di un inviato delle Nazioni Unite per facilitare le interazioni tra i talebani e la comunità internazionale. Il Segretario Generale dell’ONU ha espresso la speranza che i funzionari talebani partecipino a futuri incontri di questa natura.
19 febbraio: una frana nella provincia del Nuristan seppellisce il villaggio di Nakre nella valle del Tatin e provoca la morte di almeno 25 persone.
20 febbraio – 13 marzo: almeno 60 persone vengono uccise e altre 23 ferite a causa di inondazioni e condizioni meteorologiche avverse che coinvolgono neve e pioggia a livello nazionale.
22 febbraio: le autorità talebane hanno eseguito due condanne a morte pubbliche. Le esecuzioni hanno avuto luogo nello stadio di Ghazni, nel sudest dell’Afghanistan, nei confronti di due uomini responsabili di due accoltellamenti mortali: di fronte a migliaia di spettatori, sono stati uccisi dai parenti delle vittime a colpi d’arma da fuoco.
2 marzo: il Fronte per la Libertà ha affermato che i suoi membri hanno attaccato un avamposto talebano nella zona di Tahia-e Maskan, a nord di Kabul, sostenendo che nell’attacco sono stati uccisi alcuni membri talebani e che altri due sono rimasti feriti. In una precedente dichiarazione, il Fronte di Resistenza aveva affermato di aver ucciso un membro dei talebani e di averne feriti altri tre in un attacco avvenuto il giorno prima nel distretto di Farkhar, nella provincia nordorientale di Takhar.
18 marzo: cinque donne e tre bambini vengono uccisi durante due attacchi aerei pakistani nelle province di Khost e Paktika in seguito alle accuse secondo cui dall’Afghanistan sarebbero partiti attacchi contro il Pakistan. In risposta, i talebani aprono il fuoco sulle truppe pakistane al confine.
21 marzo: un attentato suicida, rivendicato dall’Isis-K, all’interno di una banca a Kandahar uccide 27 persone e ne ferisce oltre 50.
23 marzo: Hibatullah Akhundzada, “leader supremo” dei talebani, ha annunciato alla radio afghana la reintroduzione della lapidazione, anche in pubblico, per le donne accusate di adulterio.
12-14 aprile: almeno 33 persone vengono uccise e altre 27 ferite in inondazioni improvvise causate da forti piogge in 20 province.
17 aprile – I Talebani ordinano la sospensione dei canali televisivi Noor TV e Barya TV con l’accusa di non aver “considerato i valori nazionali e islamici”.
20 aprile: una persona viene uccisa e altre tre rimangono ferite in un attentato, con una bomba piazzata sotto un minibus, in un quartiere a maggioranza Hazara di Kabul. L’attentato è rivendicato da Isis-K.
29 aprile: sei persone vengono uccise dopo che un uomo armato ha aperto il fuoco all’interno di una moschea sciita nel distretto di Guzara, nella provincia di Herat.
3 maggio: forti proteste dei residenti del villaggio di Qarloq nel distretto di Darayim; Alcuni manifestanti hanno chiesto la “cacciata” dei talebani dalle loro zone. Almeno una persona è stata uccisa e diverse altre sono rimaste ferite quando i talebani hanno aperto il fuoco sui residenti. La portata di queste proteste si è estesa al distretto di Argo, nel Badakhshan, dove il giorno successivo decine di persone si sono radunate per protestare contro i talebani, scandendo slogan anti-talebani.
7 maggio: un rapporto dell’United States Institute of Peace (USIP) rivela una minaccia crescente da parte dell’ISIS-K con capacità più ampie rispetto a prima del ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan. Il Senior Study Group on Counterterrorism in Afghanistan and Pakistan ha valutato che l’ISIS-K ora “rappresenta una minaccia crescente con una portata che va oltre la regione immediata, maggiore rispetto al periodo precedente al ritiro”. Il rapporto mette in guardia dalle implicazioni regionali più ampie delle attività terroristiche incontrollate in Afghanistan, in particolare per quanto riguarda l’India.
8 maggio: una motobomba uccide tre membri del personale di sicurezza talebani a Faizabad, nella provincia di Badakhshan. L’attentato è rivendicato da Isis-K.
9 maggio: nella provincia di Nangarhar, durante la manifestazione dei residenti contro la demolizione delle loro case, tre civili sono stati uccisi e altri cinque sono rimasti feriti quando i talebani hanno sparato per disperdere i dimostranti. L’incidente è avvenuto mentre i residenti stavano manifestando. Durante le proteste, alcuni residenti di Nangarhar hanno bloccato per due ore l’autostrada Jalalabad-Torkham per protesta.
10 maggio – 25 maggio: 21 distretti nel Nord-Est dell’Afghanistan vengono colpiti da devastanti alluvioni. Save the Children fa sapere che, nella sola provincia di Baghlan, la più colpita, 40mila bambini sono rimasti senza casa. Il bilancio dei morti è di oltre 300 persone, secondo le stime del Programma alimentare mondiale (Wfp) delle Nazioni unite, tra cui si contano almeno 51 bambini, ha aggiunto l’Unicef. 80mila circa le persone colpite; ponti, strade, scuole e ospedali sono crollati; i servizi sanitari sono stati sospesi in almeno 11 cliniche delle province di Baghlan e Takhar. Dilagano gravi malattie come polmoniti e diarrea tra i bambini, a causa dell’assenza di acqua potabile. Un disastro aggravato da decenni di guerra e dall’incapacità del governo talebano di far fronte alle emergenze climatiche. Le vittime delle inondazioni a Baghlan hanno criticato i talebani per aver trascurato la loro situazione e non aver risposto adeguatamente alle loro esigenze. I residenti hanno riferito che gli sforzi di salvataggio dei talebani sono stati insufficienti, lasciando soli gli abitanti del villaggio nelle operazioni di salvataggio di che erano rimasti intrappolati dalle inondazioni.
17 maggio: sei persone, tra cui tre cittadini spagnoli, vengono uccise e altre sette rimangono ferite in un attacco a fuoco a Bamiyan. L’attentato è rivendicato da Isis-K.
21 maggio: la Turkish Airlines riprende i voli per l’Afghanistan per la prima volta dalla presa del potere dei talebani nel 2021.
3 giugno: il Kazakhistan ha rimosso i talebani dalla lista delle organizzaizoni terroristiche.
4 giugno: un gruppo di manifestanti afghane ha pubblicato una risoluzione di dieci articoli che chiede il boicottaggio della partecipazione dei talebani al prossimo incontro di Doha e la fine dell’impegno globale con i talebani. Rivolgendosi alle Nazioni Unite, hanno sottolineato la necessità di includere nella riunione “figure non talebane” e rappresentanti di “fronti anti-talebani”. In rappresentanza dell’“Afghan Women’s Political Participation Network”, le donne hanno affermato che la nomina del rappresentante speciale delle Nazioni Unite per l’Afghanistan dovrebbe “essere in linea con gli standard e le richieste del popolo afghano, in particolare delle donne”. Durante l’incontro di Doha hanno sollecitato il riconoscimento dell’“apartheid di genere” in Afghanistan e hanno chiesto la difesa dei diritti delle donne nel Paese.
14 giugno: i talebani hanno frustato quasi 150 persone, tra cui 14 donne, in varie province negli ultimi 44 giorni, secondo i dati raccolti da Amu TV. La provincia di Sar-e Pul ha registrato il numero più alto di incidenti, seguita da Kandahar, Paktika, Ghazni, Nimroz, Ghor, Kunduz, Badakhshan, Khost, Bamyan, Kabul, Paktia, Parwan, Kapisa, Panjshir e Jawzjan. Le critiche pubbliche alle misure repressive dei talebani stanno crescendo. Molti afghani vedono queste punizioni come una continuazione della brutalità storica dei talebani. “I talebani di oggi non sono diversi dai talebani del passato. Erano soliti frustare le persone allora, e stanno facendo lo stesso ora. Il mondo non dovrebbe rimanere in silenzio nei confronti dei talebani”, ha affermato un residente di Kabul.
30 giugno – 1 luglio: si tiene la III Conferenza di Doha, organizzata dall’Onu per normalizzare i rapporti con il governo de facto dell’Afghanistan e riaprire ufficialmente le relazioni economiche e politiche con le economie occidentali, che in realtà non si erano mai interrotte per alcuni paesi come Cina, India, Asia centrale, Russia, Iran. La novità è stata la partecipazione diretta dei talebani, che nelle due precedenti Conferenze di Doha non avevano accettato di partecipare, grazie all’accoglimento delle loro condizioni, finora sempre escluse, che hanno imposto di invitare solo loro come rappresentanti del popolo afghano (escludendo le donne e le organizzazioni per i diritti umani) e di non affrontare il problema dell’oppressione e dell’esclusione sistematica delle donne dall’istruzione e dalla società. Per approfondire leggi Doha 3: la “prima volta” dei talebani.
8 luglio: almeno 217 persone, tra cui 180 membri dei talebani, sono state uccise e altre 212 sono rimaste ferite in attentati nel paese negli ultimi tre mesi, secondo un rapporto di Afghanistan Security Watch. Il rapporto dell’organismo di controllo ha elencato dettagliatamente 94 attacchi alla sicurezza registrati in 18 province durante questo periodo; Kabul ha registrato il numero più alto di incidenti, 47, seguita da Herat con 11, Baghlan con nove e Takhar con cinque; il Fronte della Resistenza ha rivendicato 57 attacchi, il Fronte della Libertà 19 e il gruppo Isis-K 6, mentre nove attacchi sono stati attribuiti a entità ignote. Il rapporto aggiunge che molti di questi attacchi hanno preso di mira le forze talebane, provocando la morte di 180 membri talebani e il ferimento di altri 168.
10 luglio: il Pakistan ha annunciato una proroga di un anno per i rifugiati afghani registrati, attenuando i timori di un rimpatrio immediato in Afghanistan. Il governo pakistano aveva già annunciato nell’ottobre dell’anno scorso il rimpatrio di tutti i migranti irregolari, adducendo motivi di sicurezza. Il rimpatrio degli afghani senza documenti è iniziato il 1° novembre, con i funzionari che ora segnalano che fino a 500.000 sono stati rimpatriati. Inizialmente, le autorità hanno dichiarato che c’erano circa 1,7 milioni di afghani senza documenti, la maggior parte dei quali risiedeva in Pakistan da 40 anni. “Il gabinetto federale ha approvato un’estensione di un anno della validità delle carte PoR (Proof of Registration) per 1,45 milioni di rifugiati afghani. Le loro carte PoR erano scadute il 30 giugno 2024. L’estensione è stata concessa fino al 30 giugno 2025”, ha affermato una dichiarazione dell’ufficio del Primo Ministro. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, in Pakistan vivono ancora circa 1,3 milioni di afghani registrati.
10 luglio: i talebani hanno frustato due individui con l’accusa di “falsificazione di documenti” nella provincia meridionale di Kandahar. Nelle ultime due settimane, i talebani hanno pubblicamente frustato almeno 38 persone in diverse province. Da quando hanno preso il potere in Afghanistan, i talebani hanno applicato punizioni corporali a centinaia di persone, comprese le esecuzioni.
2023
1° gennaio: un attentato all’aeroporto di Kabul provoca un numero imprecisato di vittime
11 gennaio: un attentatore suicida dell’ISIS-K uccide almeno 20 persone a Kabul.
9 marzo: tre persone, tra cui Mohammad Dawood Muzamil, il governatore nominato dai talebani della provincia di Balkh, vengono uccise da un’esplosione nel suo ufficio.
27 marzo: sei persone vengono uccise e molte altre ferite quando un attentatore suicida si fa esplodere nei pressi della sede del Ministero degli Affari Esteri a Kabul.
4 aprile: i talebani vietano alle donne afghane di lavorare per le Nazioni Unite e i relativi fondi, programmi e agenzie.
29 aprile: nonostante l’evidente pericolo e sfidando le forze di sicurezza talebane, a Kabul si svolge una manifestazione spontanea di un gruppo di donne che chiedono alla comunità internazionale di non riconoscere il governo dei talebani. L’iniziativa arriva in vista dell’incontro internazionale sull’Afghanistan convocato dalle Nazioni Unite a Doha.
4 maggio: si chiude la conferenza ONU a Doha preceduta dalle forti polemiche scatenate dalle precedenti dichiarazioni della vice-segretaria, Amina Mohammed, che aveva accennato alla necessità di fare «piccoli passi» per un dialogo politico con i Talebani. Antonio Guterres ha riportato le conclusioni: nessun riconoscimento dell’Emirato, denuncia delle politiche discriminatorie, ma “non possiamo disimpegnarci”. Quindi l’ONU continuerà a lavorare in Afghanistan anche se il Consiglio di sicurezza è spaccato sullo stesso mandato di Unama, la missione Onu a Kabul (il cui termine è attualmente fissato al 17 marzo 2024), come sono divise tra loro le diverse agenzie ONU dopo che i talebani, ad aprile, hanno vietato alle donne afghane di lavorare per loro.
8 giugno: muoiono 15 persone e sono oltre 50 i feriti in un attentato in una moschea di Faizabad, nel nord dell’Afghanistan, durante la celebrazione dei funerali del vicegovernatore della provincia di Badakhshan, il talebano Mawlawi Nisar Ahmad Ahmadi, ucciso in un attentato il 6 giugno.
7 ottobre – Il Pakistan annuncia che, entro il 31 ottobre 2023, tutti gli stranieri irregolari, privi di documenti certificati dalle autorità dovranno lasciare il paese. Anche se l’annuncio riguarda tutti i cittadini stranieri, la misura colpisce principalmente gli afghani, circa 1 milione e 700mila rifugiati che, spesso, vivono in Pakistan da decenni o vi sono addirittura nati. Un numero alimentati anche dagli oltre 700mila che sarebbero arrivati nel paese dopo il ritorno al potere dei talebani.
7 e 15 ottobre: tre forti terremoti di magnitudo 6.8 hanno squassato l’Afghanistan. L’epicentro è stato localizzato a 30 km a nord-est del distretto di Zinda Jan, nella provincia di Herat che conta poco meno di due milioni di abitanti. Secondo l’ultimo report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dello scorso dicembre, i terremoti hanno impattato circa 275.000 persone, in distretti dove il 23% della popolazione è composto da bambini di età inferiore ai 5 anni; anche se avere dati affidabili non è facile, il sisma dovrebbe avere provocato la morte di circa 1.500 afghani e il ferimento di oltre 2.100. Gravissimo l’impatto sulle infrastrutture con centinaia di abitazioni distrutte, danni a una rete idrica già fortemente compromessa e a circa 40 strutture sanitarie.
29 dicembre: il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato quasi all’unanimità una delibera che darà l’avvio a un nuovo corso nei rapporti del mondo con l’Afghanistan dei Talebani il cui obiettivo è “un Afghanistan in pace con se stesso e con i suoi vicini, pienamente reintegrato nella comunità internazionale e che onori i suoi obblighi internazionali”. Un provvedimento che cambia la strategia finora adottata dall’ONU e confermata nella Conferenza di Doha dello scorso maggio che stabiliva di non trattare direttamente con i Talebani finché non avessero riconosciuto i diritti alle donne.
2022
Marzo: è definitivamente vietato l’accesso alle donne alla scuola secondaria.
7 maggio: alle donne viene ordinato di coprirsi integralmente, visi compresi, in pubblico, e, in genere, di starsene a casa. È inoltre loro vietato di compiere viaggi interurbani senza essere accompagnate da un uomo.
Novembre: alle donne è vietato l’ingresso in parchi, luna park, palestre e bagni pubblici.
7 dicembre: riprendono esecuzioni e fustigazioni pubbliche.
20 dicembre: alle donne è vietato l’accesso all’università.
24 dicembre: è vietato alle ONG di impiegare personale femminile.
2021
1° maggio: ha inizio l’offensiva dei talebani che li porta a controllare, nei giro di 3 mesi, 223 distretti contro i 73 pre-offensiva.
2 luglio: Germania e Italia ritirano le loro truppe. Le truppe USA lasciano l’aeroporto di Bagram, consegnandolo alle forze armate afghane.
6 agosto: i talebani lanciano l’assalto alle principali città dove le forze dell’esercito afghano si arrendono senza combattere.
13 agosto: i talebani prendono Herat, Kandahar e Lashkargah.
15 agosto: Ashraf Ghani fugge dal Paese e Kabul viene conquistata dai talebani.
6 settembre: viene conquistata la provincia del Panjshir; i talebani dichiarano il controllo territoriale su tutto il Paese e reinstaurano l’Emirato Islamico dell’Afghanistan.
12 settembre: i talebani annunciano che le donne possono frequentare le università solo utilizzando ingressi e aule separate; gli studenti e le studentesse possono avere insegnanti solo del proprio sesso o uomini anziani.
2020
18 febbraio: a distanza di quasi 6 mesi dalle elezioni, Ashraf Ghani viene formalmente dichiarato vincitore e quindi presidente; Abdullah Abdullah contesta i risultati e annuncia la formazione di un proprio governo.
29 febbraio: viene siglato l’Accordo di Doha tra USA e talebani che chiude formalmente il conflitto armato e prevede il totale ritiro dal paese delle forze NATO entro il 31 agosto 2021; parti degli accordi vengono secretate. Contestualmente viene siglato a Kabul un accordo diplomatico con il governo che serve solo a rassicurare Ghani.
12 settembre: i talebani incominciano a negoziare a Doha con i rappresentanti del fronte “repubblicano” di Kabul che comprende un’ampia schiera di attori politici, legati ai precedenti governi e a varie fazioni fondamentaliste.
2019
Febbraio: a Mosca incontro infra-afgano tra i talebani e altre figure afgane, fra cui Karzai, ma non membri del governo di Ghani. Proseguono i colloqui tra americani e talebani.
UNAMA: il numero di morti e feriti civili nel primo trimestre del 2019 è paragonabile a quello dell’anno precedente, ma per la prima volta dal 2009 le morti civili attribuite a governo afghano, USA e forze internazionali hanno superato quelle attribuite ai talebani e all’ISIS-K.
28 settembre: dopo innumerevoli rinvii, si tengono le elezioni presidenziali.
2014
Aprile e giugno: elezioni presidenziali. Il risultato viene contestato con l’accusa di brogli e a settembre una commissione elettorale indipendente dichiara nuovo presidente dell’Afghanistan Ashraf Ghani Ahmadzai. Sotto le pressioni internazionali, viene sancito un travagliato accordo per un governo di unità nazionale, nel quale lo sconfitto al ballottaggio, Abdullah Abdullah, è nominato primo ministro.
2015
L’Institute for the Study of War documenta la presenza dell’ISIS nel Paese, in particolare nelle zone al confine con il Pakistan.
UNAMA: 3.545 morti e 7.457 feriti civili causati da scontri e bombe nel conflitto tra signori della guerra, talebani, esercito e polizia afghani e forze NATO.
La FAO dichiara che il 70% della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno.
2016
Continuano gli attentati dei talebani e dell’ISIS e gli scontri diretti tra forze USA/forze armate afghane e talebani/ISIS.
22 settembre: dopo un negoziato di due anni sotto l’egida del “Comitato quadrilaterale”, Afghanistan-Pakistan-Cina-USA, il governo afghano firma accordi di pace con il movimento armato Hezb-e-Islami di Hekmatyar, responsabile di crimini contro l’umanità.
2017
Il paese è sempre più instabile con quotidiani attentati e scontri armati.
2018
Luglio: ufficiali americani iniziano colloqui segreti con i talebani presso il loro ufficio politico di Doha.
UNAMA: morti e feriti civili sono aumentati rispettivamente del 5% e del 11% rispetto al 2017.
Transparency International: l’Afghanistan è al 172 posto (su 180) dei paesi più corrotti al mondo.
2010
16 marzo: viene varata una legge che prevede l’amnistia per i crimini di guerra e le violazioni dei diritti dell’uomo compiuti prima del 2001.
18 settembre: terze elezioni parlamentari. Ottengono la maggioranza dei seggi tre partiti fondamentalisti che erano stati protagonisti della guerra fazionale 1992-1996, guidati rispettivamente dai signori della guerra Rabbani, Mohaqiq e Dostum.
2009
I talebani controllano tre quarti del paese e sono ormai alle porte di Kabul. Si moltiplicano gli attentati, in cui perdono la vita soprattutto civili innocenti. Viene convertito in legge un decreto che legalizza la discriminazione contro le donne sciite.
20 agosto: si tengono le seconde elezioni presidenziali. Dopo alterne vicende e accuse di brogli, la presidenza viene confermata a Hamid Karzai.
2007
La NATO estende di altri 12 mesi il mandato ISAF. Continuano le violenze, il Paese non vede segnali tangibili di ricostruzione. Il Parlamento emana la Legge sulla riconciliazione nazionale, l’amnistia generale e la stabilità nazionale, che garantisce la completa impunità ai responsabili di atroci crimini.
21 maggio: Malalai Joya viene illegalmente sospesa dalla carica di deputata.
2005
18 settembre: si tengono le prime elezioni parlamentari. Viene eletto un Parlamento formato per la maggior parte dai leader di fazioni fondamentaliste responsabili di crimini di guerra. L’attivista Malalai Joya viene eletta con migliaia di voti.
Si intensificano gli atti della resistenza talebana. La NATO espande la presenza dell’ISAF nell’ovest del Paese.
2004
25 gennaio: il presidente Karzai promulga il testo della nuova Costituzione, che sancisce l’uguaglianza tra uomo e donna “davanti alla legge” (art. 22). Il testo costituzionale afferma però che “nessuna legge potrà essere contraria ai princìpi e ai precetti della sacra religione dell’Islam in Afghanistan” (art. 3).
9 ottobre: si tengono le prime elezioni presidenziali che confermano Karzai alla guida del paese.
Il paese è leader mondiale nella produzione di oppio.
Viene fondato il Partito afgano della solidarietà, Hambastagi, di ispirazione laica e democratica, che apertamente denuncia la corruzione e i crimini dei principali esponenti del governo e della politica afghana.
2003
Kabul è ancora sotto il controllo del governo solo grazie alla presenza di un contingente militare internazionale (ISAF), ma il resto del Paese è già attraversato da lotte di potere e attentati.
17 dicembre: Malalai Joya, giovane operatrice sociale della provincia di Farah, prende la parola alla Loya Jirga, denunciando la presenza di signori della guerra responsabili della distruzione del Paese.
2002
8 marzo: prima celebrazione della Giornata internazionale della donna a Kabul.
Giugno: la Loya Jirga, assemblea generale dei capi tribù, indetta dopo gli accordi di Bonn, elegge Hamid Karzai alla guida del governo di transizione formato dai signori della guerra che hanno devastato il paese negli anni della guerra civile.
2001
Marzo: a Bamiyan i talebani fanno saltare le grandi statue di Buddha.
9 settembre: Ahmad Shah Massud, capo dell’Alleanza del Nord, viene assassinato in un attentato di al Qaeda.
11 settembre: al Qaeda dirotta quattro aerei negli USA, distruggendo il World Trade Center a New York e colpendo il Pentagono.
7 ottobre: gli USA si pongono alla guida di un’ampia coalizione e lanciano un attacco contro i talebani, appoggiando le forze dei fondamentalisti dell’Alleanza del Nord. I talebani vengono cacciati da Kabul in poche settimane.
5 dicembre: nella Conferenza di Bonn, quattro delegazioni afghane siglano, sotto l’egida dell’ONU, un accordo per la ricostruzione di uno Stato rappresentativo. Hamid Karzai viene nominato presidente ad interim dell’Afghanistan.
1996
I talebani conquistano Kabul e instaurano un regime oscurantista, basato sulla sharia, che nega ogni diritto alle donne. Osama bin Laden organizza campi di al Qaeda in Afghanistan.
1995
I talebani conquistano Herat e Kandahar.
1994
La guerra civile riduce Kabul in rovine. In Pakistan si formano i primi gruppi di talebani.
1993
La guerra civile tra i signori della guerra Burhanuddin Rabbani, Abdul Rashid Dostum e Gulbuddin Hekmatyar provoca decine di migliaia di vittime.
1992
Aprile: i mujaheddin prendono Kabul e spodestano Najibullah.
1989
Febbraio: le truppe sovietiche si ritirano dall’Afghanistan, lasciando al potere il regime fantoccio di Najibullah contro il quale i mujaheddin continuano a combattere.
1987
I mujaheddin ottengono importanti vittorie.
1982
Osama bin Laden si trasferisce in Pakistan.
1980
I mujaheddin, gruppi anticomunisti e ribelli islamici, cominciano la lotta di resistenza contro gli occupanti sovietici. Massicce manifestazioni studentesche antisovietiche a Kabul.
1979
Febbraio: l’ambasciatore degli USA è rapito e ucciso. Il nuovo regime firma accordi con l’URSS. Due presidenti afghani vengono uccisi l’uno dopo l’altro.
Dicembre: le truppe sovietiche invadono l’Afghanistan.
1978
Aprile: il PDPA compie un colpo di stato e uccide Daud. Migliaia di intellettuali e democratici afghani vengono incarcerati o uccisi.
1977
L’attivista Meena Keshwar Kamal fonda RAWA.
1973
Re Zahir è spodestato da Daud e da membri del PDPA. La monarchia viene abolita. Daud si proclama presidente.
1965
Prime elezioni nazionali. Votano gli uomini e le donne. Nasce il Partito democratico del popolo afghano (PDPA), filosovietico.
1964
Viene varata una nuova Costituzione democratica che sancisce il voto per le donne.
1963
Re Zahir rimuove il primo ministro Daud.
1959
Daud e altri ministri appaiono in pubblico con le loro mogli senza velo. Portare il velo diventa facoltativo. L’università di Kabul apre alle donne. Le donne entrano nel mondo del lavoro e nelle istituzioni.
1955
Daud si rivolge all’URSS per chiedere appoggi e aiuti.
1953
Il principe Mohammed Daud diventa primo ministro dell’Afghanistan sotto re Zahir, suo cugino.
1947
La Gran Bretagna si ritira dall’India: separazione del Pakistan dall’India.
1933-1973
Regno di Mohammed Zahir, sovrano aperto al mondo occidentale.
1921
Terza guerra anglo-afghana. L’Afghanistan ottiene la piena indipendenza. Re Amanullah avvia la modernizzazione sociale e politica del paese. L’istruzione delle donne riceve particolare attenzione.
1878-1880
Seconda guerra anglo-afghana, nella quale si distingue l’eroina afghana “Malalai of Maiwand”.
1839-1842
Prima guerra anglo-afghana.