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Autore: Patrizia Fabbri

Mai tornerò indietro

Nuova edizione a cura del CISDA del libro sulla storia di Meena, fondatrice di RAWA, l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane, una giovane che ha lottato fino alla morte per difendere un popolo oppresso e soprattutto la sua componente più inerme e calpestata, le donne e i bambini.

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Sono disponibili copie per la diffusione.

Subito dopo l’edizione originale americana del 2003, Mai tornerò indietro di Melody Ermachild Chavis fu tradotto e pubblicato in diversi Paesi, tra cui l’Italia, dove le copie sono andate esaurite in pochi anni. Oggi il CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane onlus), che da lungo tempo sostiene RAWA in Italia, ha deciso di farne una nuova edizione.

Il libro racconta la storia di Meena, la fondatrice di RAWA (Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane), una donna che ha lottato fino alla morte per difendere un popolo oppresso e soprattutto le sue componenti più inermi e calpestate: le donne e i bambini.

Nata a Kabul nel 1956, Meena è una studentessa universitaria quando inizia a battersi contro l’occupazione sovietica e il suo governo fantoccio, e a denunciare le violazioni dei più elementari diritti umani.

Fonda RAWA e con le attiviste che via via si uniscono a lei promuove marce di protesta e incontri pubblici, fonda una rivista, organizza un ospedale, scuole e laboratori di cucito per donne e bambini rifugiati in Pakistan.

Oggi, a trent’anni dal suo assassinio, Meena vive ancora in ogni azione e in ogni battaglia di RAWA, che continua a lottare contro il fondamentalismo, la misoginia, l’oscurantismo religioso, la povertà e l’ignoranza come strumenti di sopraffazione, attraverso un’instancabile opera di denuncia politica e di educazione ai diritti.

La prefazione al libro è scritta da RAWA.

Zoya la mia storia

Afghanistan: un paese a lungo martoriato dalle occupazioni straniere, dalle lotte intestine, dal governo fondamentalista. In questo inferno, una ragazza ha giurato sul cadavere di un’altra di combattere i soprusi e la violenza, in ogni loro forma. Zoya, questo è il suo nome, è la meno romantica e più vera delle eroine: nata nel 1978 a Kabul, è infatti una militante della Rawa, l’associazione rivoluzionaria delle donne afghane che ha sempre cercato di strappare la popolazione all’analfabetismo, alle malattie, alla morte. Questa è la sua testimonianza: il resoconto lucido, consapevole e sofferto delle sopraffazioni e degli abusi perpetrati per anni nel suo paese.

Se non avessi conosciuto Zoya in un campo di profughi afghani in Pakistan, se non avessi incontrato tante militanti della Rawa (Revolutionary association of women of Afghanistan), se non avessi visto il lavoro da loro svolto nei campi o anche nelle scuole per i rifugiati a Islamabad o Peshawar, se non avessi visitato i loro orfanotrofi, se non avessi vissuto alcuni dei momenti che vengono raccontati nel libro Zoya la mia storia, difficilmente potrei ritenerlo una testimonianza vera”. (recensione di Giuliana Sgrena)

Zoya la mia storia. Una donna afgana racconta la sua battaglia per la libertà

di Zoya con John Follain e Rita Cristofari
 Sperling
Sperling & Kupfer, 2004, pp. 224

Storie da Kabul

In brevi, scarni e lucidi racconti la tragedia di una guerra ramificata e incessante, il dramma delle mine, della miseria, dei signori della guerra. Ma anche, e forse soprattutto, la dignità dei pazienti, la dedizione di medici e infermieri afghani, le piccole storie di vita quotidiana. Una prosa essenziale come può esserlo quella di chi vive in prima persona gli avvenimenti. La testimonianza di un volontario in servizio presso la Croce Rossa Internazionale di Kabul.

Storie da Kabul. Fotografie di Sebastião Salgado

di Alberto Cairo

Einaudi, 2003, VII-269

Il giardino luminoso del re angelo

Il libro di Peter Levi narra la storia di un viaggio e di un’amicizia nei primi anni Settanta al ritorno dall’Afghanistan. Le valli afghane non erano ancora state bruciate dal napalm dell’esercito sovietico, e i Buddha di Bamiyan non avevano conosciuto la follia integralista. Chatwin voleva completare i suoi appunti di etnologia sulla vita nomade delle popolazioni di quei luoghi e Levi, gesuita che avrebbe poi abbandonato la tonaca per amore, sognava di visitare i siti archeologici greci smarriti fra le montagne di una terra così lontana dalle rive del Mediterraneo. Quel viaggio, le loro riflessioni, le annotazioni, i monumenti che ammirarono ritornano in questo libro attraverso la penna di Levi e gli scatti fotografici di Chatwin.

Il giardino luminoso del re angelo. Un viaggio in Afghanistan con Bruce Chatwin

di Peter Levi

Einaudi, 2003, pp- IX-298

Afghanistan l’Islam afghano

Inserita in una lunga tradizione di movimenti popolari diretti in nome dell’Islam contro gli imperialisti stranieri, la Resistenza afghana riflette anche il revivalismo religioso che percorre oggi il mondo musulmano. L’islamismo sta così trasformando in profondità la società afghana traumatizzata dalla brutale occupazione sovietica. Il libro di Olivier Roy analizza l’evolversi dell’Islam politico in Afghanistan dedicando una parte specifica alla situazione del paese a partire dal 1985 sino ai recenti avvenimenti, all’interpretazione del movimento dei talibani e di al Qaida, al Grande Gioco delle potenze e degli interessi economici intorno all’Afghanistan, sino alle prospettive aperte all’intervento americano e dalla creazione del nuovo governo provvisorio entrato in funzione il 22 dicembre 2001.

Afghanistan l’Islam afghano dalla tradizione alla radicalizzazione talibana

di Carlo Degli Abbiati, Olivier Roy

ECIG Edizioni, 2002, pp. 336

Afghanistan anno zero

“Afghanistan. C’è un aggettivo che, ormai da dieci anni, accompagna inesorabilmente il nome di questo Paese. L’aggettivo è: dimenticato. L’Afghanistan dimenticato. Un non luogo. Tre paia di occhi diversi, tre linguaggi diversi per raccontare, per incrinare anche di poco l’amnesia colpevole del mondo. Perché quel non luogo e quel non tempo sono colmi di vite umiliate, negate, mutilate. In questo libro abbiamo provato a raccogliere segni, parole e immagini. E forse, lo spero, anche il non detto, quello che non si può scrivere, disegnare o fotografare.” (Vauro). Con un’introduzione di Gino Strada. I diritti d’autore di questo libro sono destinati ad “Emergency”.

Afghanistan anno zero

di Giulietto Chiesa, Vauro Senesi

Guerini e Associati, 2001, pp. 172