Skip to main content

Autore: Patrizia Fabbri

I Am The Revolution

I Am The Revolution è un ritratto emancipante di tre donne determinate in Medio Oriente che stanno guidando la lotta per l’uguaglianza di genere e la libertà.

La politica Selay Ghaffar è una delle persone più ricercate al mondo dai talebani, eppure viaggia ancora attraverso l’Afghanistan per educare altre donne sui loro diritti. Rojda Felat è un comandante dell’esercito democratico siriano, che guida 60.000 soldati per sconfiggere l’ISIS, liberando anche la loro presa su Raqqa e salvando la sua gente. E Yanar Mohammed, nominata dalla BBC come una delle 100 donne più influenti al mondo nel 2018, spinge per la riforma parlamentare in Iraq mentre gestisce rifugi per donne maltrattate.

Nonostante abbiano combattuto ostacoli apparentemente schiaccianti, tutte e tre le donne mostrano resilienza, coraggio e compassione. I Am The Revolution sfida le immagini di donne velate e silenziose in Medio Oriente e rivela invece la straordinaria forza delle donne che si alzano in prima linea per rivendicare la loro voce e i loro diritti.

Scheda tecnica

Regia Benedetta Argentieri

con Rojda Felat, Selay Ghaffar, Yanar Mohammed

data di uscita: 2018

Paese: Italia

 

 

 

Radio Popolare – Intervista a Cristina Cattafesta – CISDA

Cristina racconta i 10 giorni presso un centro di detenzione turco dopo che era stata arrestata mentre si trovava nel paese come osservatrice per le elezioni presidenziali. Cistina si trovava nella provincia di Batman in qualità di osservatrice elettorale per conto del Partito Democratico dei Popoli, un movimento di sinistra filocurdo.

(dal minuto 1:20)

Ascolta il podcast

 

Come ginestre nel deserto. La speranza augurale delle donne afghane nella tradizione poetica del Landay.

Tesi di Laurea di Eleonora De Pascalis. a.a. 2016/2017

Laurea in critica letteraria ed ermeneutica del testo. Corso di Laurea in Lettere moderne, Facoltà di Lettere e Filosofia, Lingue e Beni Culturali, Università del Salento

La Tesi vuole essere un viaggio d’amore e di libertà alla scoperta di versi popolari afghani, come la tradizione del Landay. I distici popolari afghani in lingua pashto ele donne che li cantano sono destinati ad attraversare confini inimmaginabili con la sola forza della loro passione. La Tesi è un viaggio di traduzione e di analisi poetica-interpretativa della voce di donne afghane straordinarie, capaci di rischiare la vita per esprimersi, raccontarsi e raccontare gli amori, la guerra, l’esilio dalla terra d’origine, ogni singulto del cuore. La volontà ultima era e continuerà ad essere quella di permettere loro di essere conosciute, lette e amate.

Scarica il documento.

Sotto un cielo di Stoffa. Avvocate a Kabul.

Una pubblicazione a cui l’autrice ha lavorato nel corso di alcuni anni fatti di viaggi, incontri e interviste. Quello che viene fuori è una raccolta di storie e di voci di donne forti che ci portano dentro la loro vita quotidiana, facendoci partecipare alle loro sfide, al loro coraggio, tenace, generoso e leggero.
Racconta, in particolare, la guerra quotidiana delle avvocate. Il filo conduttore della prima parte, infatti, è il difficile cammino di un’avvocata che lavora al Centro Donne dell’Associazione Hawca e della sua cliente, tra mille ostacoli, per salvare la sua vita. In questa storia se ne inseriscono tante altre, storie di tragedie e di riscatti, di dolore e di libertà. La seconda parte del libro racconta l’Afghanistan di oggi, la vita dei suoi abitanti, sempre più fragile e minacciata, la situazione politica disastrosa, la guerra in corso, attraverso interviste, documenti e incontri.

Cristiana Cella – Giornalista, scrittrice, sceneggiatrice. Dal 2009 è membro del Cisda.
Si occupa di progetti umanitari nel Paese, ha collaborato con L’UnitàIl Sole 24 ore e altre testate on line.

Sotto un cielo di Stoffa. Avvocate a Kabul.

di Cristiana Cella
Città del sole Edizioni, 2017

Indagine sui crimini di guerra in Afghanistan da parte della Corte penale internazionale (ICC)

Il 3 novembre 2017 la Corte Penale Internazionale (ICC) ha rilasciato una dichiarazione per esprimere la sua posizione sulle indagini sui crimini di guerra in Afghanistan. Questo è il primo passo da quando l’Afghanistan è diventato Stato membro della Corte Penale Internazionale nel 2003.

Anche se questa può sembrare una buona notizia per le famiglie delle vittime e può avere piccoli effetti sui sogni dei criminali, la Corte può focalizzarsi solo sui crimini commessi nel paese dopo il 2003. Ancora una volta i violatori dei diritti umani e i criminali degli ultimi quattro decenni, che sono al potere, non saranno perseguiti per i loro crimini.

Senza dubbio, la serie di crimini degli ultimi quattro decenni in Afghanistan non hanno solo connessioni tra loro, ma tutti gli autori sono dalla stessa parte contro il nostro popolo e continuano le loro atrocità . I lacché russi Khalqi e Parchami hanno assassinato migliaia di compatrioti nei loro mattatoi, come confermato dalla recente pubblicazione di una “Dead List” con i nomi di 5000 vittime che testimonia i loro crimini. Le fazioni jihadiste hanno distrutto tutti i nostri beni materiali e spirituali. Hanno ucciso più di 65000 persone solo nella capitale Kabul. Eppure gli abitanti di Kabul e tutto il paese non hanno dimenticato i giorni neri del governo di queste fazioni e le loro brutalità. E infine, il selvaggio regime dei talebani, ha raccolto questa eredità  e possiamo ancora vedere la loro inarrestabile barbarie nell’uccidere la nostra gente.

Tenendo conto di questi fatti, se la Corte Penale Internazionale non vuole o non è in grado di considerare questi fatti, allora la maggior parte dei crimini di guerra in Afghanistan degli ultimi tre periodi sarà  dimenticata e i loro perpetratori che sono al potere in questo momento, non saranno perseguiti e potranno continuare facilmente a commettere altri crimini. In questo caso, la giustizia sarà  sacrificata per gli affari politici e la burocrazia delle organizzazioni richiedenti giustizia. Nonostante ciò, possiamo ancora trarre vantaggio da questa posizione della Corte Penale Internazionale nel perseguire i trasgressori dei diritti umani e i criminali dal 2003, perché gli autori di reati durante questo periodo sono gli stessi governanti dei periodi precedenti o che hanno profondi legami con loro. Il bombardamento e il massacro della nostra gente da parte degli Stati Uniti-NATO, le esplosioni causate dai talebani e dall’ISIS e gli attacchi suicidi possono costituire la maggior parte dei crimini di questo periodo. Inoltre, i crimini commessi da Gulbuddin Hekmatyar e da altri gangster di fazioni che ora operano sotto il nome di “Arbaki” o “Polizia locale” possono essere considerati parte di questo periodo.

L’Associazione SAAJS ritiene che; solo con la continua pressione delle famiglie delle vittime, delle istituzioni che si schierano per una reale ricerca della giustizia e degli individui che amano la libertà, potremo perseguire i criminali e i loro sostenitori. Nessuna istituzione potrà ottenere risultati se non sotto la pressione dalle legittime richieste della gente.

Associazione SAAJS (Associazione sociale per la ricerca della giustizia in Afghanistan).