Il Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane promuove il rispetto dei diritti umani e l’affermazione di diritti civili e sociali universali in un Paese in guerra da decenni.
Il nostro sostegno continua nella consapevolezza che la difesa di queste donne lontane è la stessa a favore dei diritti di noi tutti. Il CISDA, in quanto organizzazione politica calata nel suo tempo, non può esimersi dal lavoro con e per i migranti, non solo perché sono migliaia i profughi afghani in Italia, ma perché le migrazioni nel mondo sono e sono sempre state un fenomeno centrale, essenziale nella storia dell’umanità.
Perché ci importa degli immigrati
Il nostro non è solo un interesse umanitario. In un mondo che è sempre più globalizzato e riconoscendo che i migranti sono frutto delle difficoltà economiche e politiche che l’Occidente ha contribuito a creare e continua a mantenere, dobbiamo imparare a convivere con tutti e trovare una forma economica che sia in grado di distribuire equamente risorse e ricchezze, senza arroccarci sui privilegi acquisiti. Non vediamo futuro se non in questa prospettiva.
La situazione dell’Afghanistan è un chiaro esempio di questa situazione: la popolazione fugge da uno stato di guerra permanente che dura da decenni e che ha causato miseria e migliaia di vittime.
Il continuo deteriorarsi della situazione del Paese provoca un vero e proprio esodo. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM), gli afghani compongono il secondo più grande gruppo di richiedenti asilo in Europa, dopo i siriani. La politica europea nei confronti degli esuli è stata quella di opporre una barriera ai flussi migratori verso le nazioni europee con la firma di accordi, prima con Ankara per il respingimento dei migranti e dei profughi sulla rotta balcanica in cambio di sei miliardi di euro di aiuti alla Turchia (marzo 2016), e poi con il governo Afghano per il rimpatrio forzato in un Paese certamente non pacificato e quindi non sicuro, in cambio di sostegno economico (ottobre 2016).
Anche in Italia i governi, di qualsiasi colore, hanno cercato di tener fuori gli immigrati dal Paese attraverso leggi più o meno restrittive ma comunque non inclusive, facendone sempre un problema di ordine pubblico e non riuscendo a immaginarli come risorsa, fino ad arrivare alle posizioni apertamente razziste di Salvini.
Un’unica strategia per opporsi
Partendo da queste considerazioni, il CISDA sostiene iniziative a favore degli immigrati afghani in alcune città.
A Roma, uno spazio di incontro tra membri della comunità cristiana di base di S. Paolo e giovani afghani, ha dato vita dal maggio 2010 a “La Sosta” che si propone come un momento di pausa, di riposo per poi riprendere il cammino. In questi anni di condivisione la situazione dei profughi afghani a Roma è cambiata: se nei primi anni di attività i ragazzi partecipavano numerosi per stare insieme e fare festa, ora gli ospiti sono drasticamente diminuiti di numero e la loro permanenza nella città è caratterizzata da situazioni di estrema povertà materiale che li costringe a vivere sulla strada, anche in considerazione della chiusura dei centri di accoglienza.
Il CISDA è anche presente nel comitato promotore per l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2019 a Domenico Lucano e al Comune di Riace in quanto simbolo ventennale di accoglienza solidale, di inclusione di condivisione. La campagna di comunicazione ha coinvolto oltre 1300 associazioni, 2400 docenti universitari e quasi 100 mila cittadine e cittadini da tutta Europa.
Ma il CISDA è anche in rete con numerose associazioni che si occupano di migranti a diversi livelli, dall’assistenza di base all’organizzazione per l’acquisizione dei diritti fondamentali quali la rete” No ai Cpr” che opera contro la riapertura dei Centri di espulsione voluta da Salvini e la “Rete solidarietà” partita da Milano per iniziativa della Casa della Carità di Don Virginio Colmegna ed estesa al territorio nazionale.
Quest’ultima iniziativa si propone di costituire una sorta di “stati generali” della solidarietà per far sì che la grande produzione di idee e il tesoro delle esperienze delle moltissime associazioni che operano a favore dei migranti, possano diventare patrimonio di tutti con uno stabile e aperto confronto che tenda a superare le differenze che dividono, per trovare una strategia comune che permetta di trasformare le numerose ma isolate azioni di sostegno ai migranti in un’azione politica in grado di capitalizzare gli sforzi di tutti.