Vivere in Afghanistan è ogni giorno più difficile e rischioso per donne e uomini che non si sono mai arresi alla brutale violenza del regime talebano.
CISDA continua ad essere in contatto con donne di Associazioni rimaste nel Paese per portare sollievo alla popolazione e tentare di ricostruire una coscienza civica.
Queste donne hanno continuato a realizzare piccoli ma significativi progetti riorganizzati
in clandestinità.
Nell’ultimo periodo il regime talebano ha inflitto ulteriori restrizioni che hanno colpito soprattutto le donne con il chiaro obiettivo di relegarle ancora di più nelle case e che prevedono pene molto severe in caso di trasgressione.
CISDA continuerà a portare la voce di queste donne in Italia e a sostenerne i progetti.
Dalla sua nascita Cisda ha sostenuto decine di progetti, alcuni continuano oggi e ne riportiamo un sintetico elenco. Per avere maggiori informazioni sui singoli progetti scrivere a cisdaets@cisda.it
Scuole segrete
Nell’Aprile 2022 i Talebani hanno vietato l’accesso ai corsi della scuola secondaria alle
ragazze nella quasi totalità dei distretti. Queste restrizioni escludono milioni di ragazze
dall’istruzione secondaria.
Le nostre associazioni organizzano piccoli nucleidi studentesse che si ritrovano con una insegnante in case private. I corsi sono tenuti in clandestinità.
Il progetto è destinato alle ragazze dalla 6° alla 12° classe (dai 13 ai 18 anni).
La raccolta fondi è destinata a retribuire le insegnanti e all’acquisto del materiale d’utilizzo.
Case famiglia per sostenere lo studio
Per sfuggire al divieto per le ragazze di accedere alle scuole pubbliche è nato un nuovo progetto di formazione clandestina. Piccole case-scuola nelle quali le ragazze vivono insieme tutto il giorno fingendo di essere una vera famiglia per trarre in inganno i talebani e i vicini di casa. Le prime esperienze si sono dimostrate molto positive e stimolanti e le nostre Associazioni vorrebbero estenderne il numero. Le ragazze studiano in una stanza grande e fanno anche attività sportive. Le insegnanti tengono i corsi la mattina e nel pomeriggio le ragazze si occupano da sole della casa e della cucina. Le insegnanti tengono corsi di inglese, computer, scienze, matematica ecc.
Sartoria per l’indipendenza economica
Le donne sono confinate a casa; non possono lavorare né nei servizi pubblici (ad eccezione dei ruoli che non possono essere ricoperti da uomini in campo sanitario ed educativo) né in quelli privati (a seconda della regione, settore e tipologia di lavoro). Nel gennaio 2022, la totalità delle famiglie con capofamiglia donna ha dovuto far fronte a una grave situazione economica e di disagio.
Il progetto Sartoria è stato organizzato per rendere le donne autonome lavorando da casa.
Oltre a fornire un corso per apprendere il mestiere, è stata data loro la possibilità di conoscere i temi della salute e del diritto delle donne al lavoro.
Il corso è iniziato nella città di Kabul ed è stato esteso ad altre 4 province.
Il progetto prevede l’acquisto di 80 macchine da cucire e relativo materiale che al termine del corso verranno lasciate alle donne e serviranno al sostentamento delle famiglie.
Sostegno per l’emergenza umanitaria
Due terzi della popolazione afghana ha bisogno di assistenza umanitaria urgente per sopravvivere. Le scorte di cibo continuano a diminuire anno dopo anno e solo nel 2021, a causa dei combattimenti, migliaia di agricoltori e coltivatori non sono stati in grado di piantare i raccolti annuali. La metà di quelli coltivati è andato perso e il prezzo del grano è aumentato del 25%.
Oltre alla crisi economica le calamità naturali si abbattono sulla popolazione stremata. Le nostre associazioni raccolgono fondi per poter fornire pacchi con generi alimentari di prima necessità alle persone in condizione di disagio estremo. Donazione libera per sostegno emergenza
Giallo fiducia
Nelle aree rurali è ancora possibile per le donne operare nel settore agricolo e così portare sostentamento alle famiglie. È possibile acquistare da CISDA confezioni da 1 gr. di zafferano in pistilli con una donazione a partire da 13 €
Il progetto, avviato nel 2017, è stato finanziato da Costa Family Foundation e Cisda nella zona di Herat ed è gestito interamente da 12 donne con l’obiettivo di garantire una fonte di guadagno per la famiglia ed evitare la coltivazione dell’oppio.
I risultati ottenuti a oggi sono eccezionali: le donne coinvolte integrano lo stipendio del marito, stanno acquisendo indipendenza di vita, oltre che economica e questo permette loro di acquisire sicurezza e dignità.
Il progetto si completa con un corso di alfabetizzazione.
Shelter per donne vittime di violenza
In Afghanistan nove donne su dieci hanno subito una qualche forma violenza in famiglia o dal proprio partner. Questi dati che risalgono al 2009 sono sicuramente confermati anche ora che il paese è sotto il dominio dei Talebani e non sono più vietati i matrimoni forzati. Le bambine vengono date in sposa ai miliziani per consentire alle famiglie di sopravvivere e avere una bocca in meno da sfamare.
Dall’agosto 2021 gli “Shelter” – Case rifugio per donne vittime di violenza – sono stati costretti alla chiusura. Le nostre Associazioni hanno deciso di aprire una sola casa protetta (in clandestinità) che accoglierà 4 casi particolarmente gravi fornendo protezione, supporto psicologico ed economico alle donne e ai relativi bimbi piccoli. È previsto anche l’acquisto di macchine da cucire per rendere le donne attive e, in futuro, indipendenti economicamente.
Vite preziose
Avviato nel 2011 dopo la pubblicazione sul quotidiano I’Unità delle storie di alcune donne che la giornalista Cristiana Cella aveva incontrato a Kabul nelle ‘case protette’ e nei Centri di Aiuto Legale gestiti dalle nostre Associazioni.
Le donne che sosteniamo sono madri di famiglia e ragazze che ci aprono la porta su una quotidianità devastata, per noi inimmaginabile: la violenza feroce, la povertà estrema, il pregiudizio, l’abbandono, l’ingiustizia. La totale esclusione da ogni elementare diritto umano.
Alcune di loro hanno combattuto e vinto. Hanno percorso tutta la strada verso la libertà e l’autonomia, stanno bene e cedono, volontariamente, il posto a chi sta peggio di loro. Altre continuano a lottare in una realtà sempre più drammatica. Attualmente sono 29 le donne sostenute.
Staffetta femminista
Chi è impegnato nell’aiuto umanitario lungo le rotte e chi opera nei centri antiviolenza europei si confronta con una violenza di genere resa ancora più feroce dalle condizioni in cui donne e persone vulnerabili sono costrette a viaggiare.
Da questa premessa si è sviluppata una Staffetta che – partendo dal progetto Vite Preziose – prevede più squadre di sostenitori distribuite su più tappe dall’Italia all’Afghanistan, oltre a tappe all’interno del paese stesso, a sostegno del progetto di autonomia di donne e ragazze, con particolare attenzione a coloro che sono vittime di violenza sessuale e familiare. Le tappe finora realizzate sono 10 ma altre si stanno aggiungendo
Hamoon Mobile Health Unit
Il servizio sanitario afghano è gravemente compromesso, in particolare nelle aree rurali. A causa delle restrizioni imposte alle donne dai Talebani, le operatrici sono pochissime. In alcuni distretti non ci sono infermiere nell’86% dei presidi sanitari e non ci sono medici donne nel 71% dei casi.
Il Centro sanitario a Farah, città dell’Afghanistan occidentale, è stato avviato nel 2010 e operava grazie al finanziamento di Opera San Francesco di Milano.
L’ospedale forniva cure gratuite e medicine a 120 persone al giorno.
Attualmente l’ospedale è chiuso.
A causa di minacce da parte dei talebani e della impossibilità delle donne a raggiungere l’ospedale per le nuove regole sulla mobilità imposte si è quindi costituita una unità mobile con medici, infermiere e personale tecnico che raggiunge le donne nei villaggi periferici e remoti dove ci sono le pazienti impossibilitate a raggiungere la città.
Distribuzione di capre a vedove e famiglie bisognose
Il progetto creato dall’associazione Insieme si può nel 2010 ora sostenuto da Costa Family Fundation e CISDA si rivolge alle donne e alle famiglie più povere di varie province dell’Afghanistan.
La stragrande maggioranza della popolazione afghana vive in povertà, soprattutto le vedove e le famiglie particolarmente colpite dal conflitto devono lottare ogni giorno per guadagnarsi da vivere. Le capre permettono a queste donne, in particolare vedove, in condizioni di estrema povertà, emarginazione di avere un sostentamento per la famiglia.
Ad ognuna di loro viene affidata una capra da latte. Questo consente di avviare delle micro attività generatrici di reddito. Ogni donna beneficiaria si impegna a donare, a sua volta, una delle caprette che nasceranno dalla propria ad un’altra donna bisognosa della comunità/villaggio.