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Autore: Patrizia Fabbri

Seraj Mahbouba

Giornalista nata nel 1948 a Kabul, è di stirpe reale (nipote del re Amanullah Khan)

Cosa si dice di lei

La Coalition of Afghanistan Protesting Women (CAPW) afferma che Mahbouba Seraj non merita di essere una potenziale candidata al prestigioso Premio Nobel per la Pace. In un comunicato, la CAPW ha chiesto al Peace Research Institute di Oslo (PRIO) di rimuovere il nome di Mahbouba Seraj dalla candidatura al Premio Nobel per la Pace.

Il Peace Research Institute di Oslo ha annunciato mercoledì che Mahbouba Seraj e Narges Mohammadi, un’attivista umana iraniana attualmente detenuta dal regime islamico, sono state proposte per il prestigioso riconoscimento al Comitato del Premio Nobel per la Pace. In un comunicato, il CAPW ha chiesto a Henrik Urdal, direttore dell’Istituto di ricerca sulla pace di Oslo: “Mahbouba Seraj non ha compiuto sforzi sostanziali per ripristinare la pace e la libertà delle donne afghane sotto il regime talebano, né ha fatto nulla per aiutare le donne a partecipare all’istruzione, al lavoro o alla vita pubblica”.

Si sostiene inoltre che la signora Seraj abbia agito in contrasto con le richieste delle donne afghane in protesta e si sia avvicinata a un noto lobbista del regime talebano all’interno dell’Afghanistan e all’estero. Il CAPW ha chiesto al direttore del Peace Research Institute di Oslo e ai membri del comitato di selezione del Premio Nobel per la Pace di non minare i valori del prestigioso premio e di rimuovere il nome di Mahbouba Suraj dalla lista dei candidati.

Mahbouba Seraj è una giornalista, attivista per i diritti delle donne, fondatrice e presidente di un’organizzazione chiamata “Organization for Research in Peace and Solidarity”. È una delle poche sostenitrici dei diritti delle donne rimaste a Kabul dopo la presa del potere da parte dei Talebani nell’agosto 2021 e sostiene la risoluzione dei problemi con il regime talebano attraverso i negoziati.

Il Peace Research Institute di Oslo sostiene i negoziati con i Talebani e invita la comunità internazionale a prestare maggiore attenzione alla grave situazione umanitaria in Afghanistan. (5-2-2023) (fonte The Khaama Press News Agency)

Nota della redazione: quello che viene riportato nella sua storia è preso dal sito dell’associazione di cui la Seraj è direttrice esecutiva per cui è autoreferenziale.

La sua storia

Mahbouba Seraj è nata a Kabul, in Afghanistan. Si è diplomata alla Malalai High School for girls e all’Università di Kabul.   Dopo 26 anni di esilio, è tornata nel suo amato Afghanistan alla fine del 2003 e da allora lavora con le donne e i bambini del Paese. È l’ideatrice e l’annunciatrice di un programma radiofonico per donne intitolato “Our Beloved Afghanistan by Mahbouba Seraj”, trasmesso in tutto l’Afghanistan. Ha anche istituito dei Circoli di ascolto femminile nei villaggi dell’Afghanistan, dove le donne si riunivano per ascoltare e discutere diversi argomenti di programmi radiofonici precedentemente registrati. È stata un’instancabile sostenitrice dei diritti delle donne, spingendo per la loro partecipazione alla Jirga di pace e all’Alto Consiglio di pace. Insieme ad altre sostenitrici è stata responsabile dell’aumento della partecipazione delle donne alla conferenza BONN del 2011 e alla conferenza di Tokyo del 2012 su “L’Afghanistan dopo il 2014”. E ora per la loro partecipazione ai colloqui di pace afghani con i Talebani e gli Stati Uniti.

È fondatrice e presidente di un’organizzazione chiamata “Organizzazione per la ricerca sulla pace e la solidarietà” o ORPS, che crea discussioni tra i giovani, fa ricerche e sondaggi sul significato di pace e solidarietà in quasi tutte le province dell’Afghanistan, è un’instancabile sostenitrice contro la corruzione a tutti i livelli e ritiene che la corruzione sia la madre di tutti i mali in Afghanistan e nel mondo. La Comunità internazionale e l’esercito afghano possono vincere qualche battaglia qua e là, ma alla fine perderanno la guerra se non si fa nulla per fermare la corruzione, perché è la corruzione che alimenta e rafforza i Talebani, l’ISIS e altri gruppi simili in tutto il mondo. È stata membro del Consiglio esecutivo e presidente dell’Afghan Women Network o AWN, la più grande rete di donne in Afghanistan. Dal 2013 è coinvolta nel processo New Deal for Fragile States e fa parte del Consiglio di consulenza per la DN presso il Ministero delle Finanze.

È molto interessata all’istruzione; i suoi lavori recenti, attraverso i suoi progetti di consulenza, hanno riguardato due studi sulla partecipazione delle ragazze all’istruzione superiore e, più recentemente, la co-produzione di uno studio sull’istruzione terziaria per le donne afghane. Seraj è anche una scrittrice, collabora con l’Huffington Post ed è coautrice con Anne Jones di Tom Dispatch, dove scrive della situazione politica in Afghanistan e dell’Asia centrale e sudorientale. Dopo due anni di assenza dal suo lavoro di advocacy in Afghanistan, è tornata nel suo Paese natale per lavorare ed essere presente, spalla a spalla con le sue sorelle afghane, per spingere a creare una pace sostenibile dopo il ritiro completo delle forze statunitensi dall’Afghanistan e il ritorno dei talebani. Oggi è direttrice di una vecchia e consolidata organizzazione afghana, l’AWSDC (Afghan Women Skills Development Center), che lavora con le vittime della violenza.

AWSDC

L’Afghan Women Skills Development Centre è un’organizzazione non governativa (ONG) nazionale, con sede a Kabul e dedicata alla promozione e alla protezione dei diritti delle donne in Afghanistan. È stata fondata nel 1999 in Pakistan con la missione di fornire alle donne rifugiate afgane formazione e supporto per lo sviluppo delle loro competenze e l’emancipazione economica. Dopo il trasferimento dell’AWSDC dal Pakistan a Kabul nel 2001, l’AWSDC ha ampliato le sue attività come portare giustizia alle donne afgane anche per restituire i loro diritti fondamentali dalla società, dall’altro, lavorando per la pace e i conflitti nelle comunità anche per proteggere donne difensori dei diritti umani coloro che sono a rischio sul terreno e sull’emancipazione delle donne attraverso l’economia.

Missione – Eliminare la violenza contro le donne e le loro famiglie fornendo un rifugio sicuro, servizi legali, consulenza e sostegno in collaborazione con il governo e la società civile

Visione – Una società in cui le donne non sono più soggette alla violenza, vivono con dignità e sono in grado di partecipare a tutti gli aspetti della vita (fonte AWSDC (Afghan Women Skills Development Centre)

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Dopo l’agosto 2021 è rimasta in Afghanistan ed è favorevole a intraprendere un dialogo con i talebani attualmente al potere, vedi intervista su l’Avvenire.

 

Sarabi Habiba

Habiba Sarab è nata a Mazar-i-Sharif nel 1956.

  • Ex-presidente della ONG Hawca
  • avvicinatasi a gruppi politici fondamentalisti
  • Vice Presidente del Peace Council (HPC)
  • Ministro degli Affari Femminili (2002-2004)
  • Governatore della provincia di Bamyan (2005-2013)
  • Consigliere di Abdullah Abdullah (2014)

Per anni è stata Presidente dell’associazione HAWCA e in questa veste CISDA l’ha conosciuta e sostenuta in vari progetti (per esempio nell’apertura di uno shelter con i fondi della fondazione Marisa Ballisario).

È venuta diverse volte in Italia e nel 2002 ha partecipato a un lungo tour politico insieme a due rappresentanti di RAWA. Abbandona HAWCA quando viene nominata Ministro degli Affari Femminili dal 2002 al 2004, durante il governo di Karzai. Nel 2005 Habiba Sorabi diventa governatrice della provincia di Bamyan.

In seguito all’allontanamento dall’associazione, RAWA la contattò e la incontrò per chiederle come mai nel suo ruolo non fosse riuscita a cambiare qualcosa nella vita delle donne di Bamyan, e soprattutto per metterla in guardia su un suo possibile coinvolgimento nella costruzione di case per funzionari governativi, sorte in un’area da cui avevano sfrattato e massacrato dei poverissimi rifugiati interni. Avevano infatti saputo che ad Habiba era stata assegnata una villa in quella zona e che lei la aveva accettato.

Lei ha detto che non ne sapeva nulla, ma RAWA, non convinta, da allora non ha avuto più rapporti con lei. Addirittura, dopo l’avvicinamento della Sarabi ai gruppi fondamentalisti, in un articolo di aprile 2019 RAWA definisce lei e altri, tra cui Sima Samar, “criminali jihadisti e reazionari.” (fonte RAWA)

Attualmente l’intera famiglia della Sarabi è all’estero (i fratelli hanno studiato a Perugia e ora sono a Roma, una sorella è in Germania e gli altri parenti in Pakistan).

Nel 2012 il parlamentare Zabuli, Presidente della Complaint Commission del Meshrano Jirga, ha accusato Sarabi di corruzione, concussione e di aver attuato politiche razziste nei confronti delle altre etnie (lei è hazara).

Testualmente, l’accusa alla Governatrice è di “aver non solo deprivato le altre etnie dei loro diritti, ma di averli anche incitati ad andarsene dalla provincia di Bamyan”. Inoltre, in seguito a una richiesta di incontro per chiarire la questione, Sarabi non si è presentata, pur avendo garantito la sua presenza.

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Dopo il ritorno dei talebani nell’agosto 2021 si è trasferita nella città turca di Izmir, dove vive con il figlio.

Samar Sima

Sima Samar è nata a Jaghori il 3 febbraio 1957.

  • Ministro degli affari femminili nel 2001
  • Vicepresidente della Camera Bassa (Loya Jirga) nel governo transitorio del 2002
  • Attualmente ancora Presidente dell’Afghan Independent Human Rights Commission
  • Ex militante di RAWA avvicinatasi poi al fondamentalismo di Hezb-e-Wahdat

Nata nel 1957 nella provincia di Ghazni e laureata in medicina nel 1982 a Kabul, durante l’occupazione sovietica Sima Samar è fuggita in Pakistan. Nei campi profughi lavora nell’ospedale fondato nel 1977 da RAWA (Revolutionary Association Of The Women Of Afghanistan), di cui nel tempo diviene un’importante attivista negli anni della gioventù, lavorando addirittura fianco a fianco alla leader fondatrice Meena. Quando Meena viene assassinata e RAWA cade nel panico, Samar se ne allontana, abbandonando gli ideali femministi e progressisti per avvicinarsi al fondamentalismo islamico sciita.

Nel 1989 fonda l’ONG Shuhuda Organization. Inizia la carriera politica con il partito islamico hazara (etnia a cui lei stessa appartiene) Hezb-e-Wahdat di Karim Khalili.

Nel 2001 viene nominata Ministro degli Affari Femminili; nello stesso anno vince l’Humphrey Freedom Award. Nel 2002 è Vicepresidente della Loya Jirga. Successivamente, diviene Presidente dell’Afghan Independent Human Rights Commission – importante carica che ricopre tutt’oggi.

Nel 2008 il Capo della Polizia di Kabul ha accusato l’Afghan Independent Human Rights Commission di supportare i criminali di guerra. In un discorso in Parlamento, ha affermato: “Il problema è che la Polizia arresta i criminali e l’AIHRC li difende”. (fonte RAWA)

Nel 2009 il Presidente del Fronte di Partecipazione Nazionale ha accusato Sima Samar e il fratello Ahmad Ali (Segretario delle Finanze dell’Afghan Indepent Human Rights Commission) di aver ricevuto 250.000,00 dollari da parte dei warlords per togliere i loro nomi dalla lista di criminali di guerra.3 Samar ha sempre respinto le accuse.

Nel 2011 ha fondato il suo partito, Hezb-e-Haq-Wa-Adalat.

Samar è stata invitata più volte in Italia e ha trovato supporto da varie realtà femministe, quali la Libera Università delle Donne. In seguito a una sua visita si formò OMID, un’associazione a sostegno di Sima Samar e alla sua ong Suhada, a opera di Evelina Colavita della Libera Università delle Donne. Cisda in quell’occasione scrisse una lettera a Colavita per metterla in guardia in merito alla svolta fondamentalista della Samar e fornendo documentazione che provava l’inesistenza delle scuole che Suhada si vantava di aver costruito.

La lettera è rimasta inascoltata e nel 2009 OMID è stata chiusa.

La chiusura è stata determinata dalla consegna delle attività di Suhada al corrotto governo afghano e all’attuale disinteresse della Samar verso le attività umanitarie, privilegiando un ruolo istituzionale e politico.

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È emigrata negli USA poco prima che i talebani riprendessero il potere nell’agosto 2021.

Mujaddedi Sibghatullah

Sibghatullah Mujaddedi è nato a Kabul il 21 aprile 1925 ed è morto il 12 febbraio 2019.

  • Presidente ad interim dell’Afghanistan dal 28 aprile al 28 giugno 1992
  • Presidente della Commissione indipendente per la pace e la riconciliazione dell’Afghanistan nel 2005
  • Presidente della Loya Jirga nel 2003
  • Presidente Meshrano Jirga (camera alta dell’Assemblea nazionale afghana) 2005-2010
  • Riconfermato membro della Meshrano Jirga Membro nel 2011
  • Presidente della Commissione Risoluzione delle controversie nel 2013

Cosa si dice di lui

Dopo la caduta dei talebani nel 2001, Mojaddedi è tornato in Afghanistan dal Pakistan ed è diventato presidente della loya jirga del 2003, l’assemblea che ha approvato la nuova costituzione dell’Afghanistan. Ha causato polemiche definendo pubblicamente Malalai Joya “comunista” e “infedele” dopo il suo discorso, per il quale in seguito si è scusato. Amnesty International ha affermato che Mojaddedi e la leadership della jirga hanno ridotto la libertà di parola all’assemblea, incluso il rifiuto di lanciare un voto sul cambiamento della “Repubblica islamica dell’Afghanistan” in “Repubblica dell’Afghanistan” nonostante abbiano ottenuto abbastanza firme, chiamando pubblicamente i delegati che lo hanno firmato “miscredenti” e “apostati “. (fonte Wikipedia)

“Il nostro popolo sa bene che nel 1992 il Primo Ministro pachistano, Nawaz Sharif, concesse 10 milioni di dollari per mettere in piedi il governo dei Mujahaddin e che Mojadidi distribuì questo denaro ai propri parenti”. (fonte RAWA)

La sua storia

Sibghatullah Mojaddidi è il Pir (titolo onorifico attribuito al leader di una confraternita) della confraternita sufi naqsbandi e una figura della resistenza antisovietica, alla quale ha partecipato alla guida del partito Jahba-e Melli-e Nihat Afghanistan. È nato a Kabul nel 1925 da un’importante famiglia di sceicchi sufi legata alla monarchia ma critica riguardo all’eccessiva occidentalizzazione delle leggi e dei costumi. Dopo aver completato le scuole superiori a Kabul, ha studiato alla facoltà di legge dell’Università al-Azhar del Cairo, dove si è legato ai Fratelli musulmani e si è laureato nel 1953. Tornato in Afghanistan, ha insegnato sino al 1959 in tutti i principali istituti di istruzione della capitale.

I dati biografici di Mohaqqeq sono piuttosto incerti: sarebbe nato intorno al 1955 nei pressi di Mazar-e Sharif (provincia di Balkh). Titolo onorifico attribuito al leader di una confraternita.

È stato tra i primi a protestare per l’avvicinamento del Primo Ministro pro-tempore Daoud ai sovietici e nel 1964 è stato incarcerato per aver progettato un attentato contro Kruscev e Bulganin in visita in Afghanistan. Trascorsi tre anni in prigione, dopo la scarcerazione si è recato in esilio negli USA dove è rimasto dal 1968 al 1970. Nel 1971 ha fondato lo Jamat-e Islami-e ulema-ye mohammdi. Di nuovo in esilio dal 1974, dopo il colpo di stato di Daoud dell’anno precedente, si è rifugiato in Danimarca e in Svezia.

Nel 1978 ha costituito a Peshawar lo Jahba-e Melli-e Nihat Afghanistan, filo-monarchico. Il suo partito era il più piccolo tra quelli che operavano a Peshawar e ciò lo ha posto al riparo da odi e vendette.

Nel mese di aprile 1992 è stato eletto Presidente ad interim dell’Afghanistan e ha ceduto l’incarico nel giugno successivo a Burhanuddin Rabbani. Durante la guerra civile si è alleato con Abdul Rashid Dostum, Gulbuddin Hekmatyar e Abdul Ali Mazari contro l’“usurpazione” del potere da parte di Rabbani. Nel 1995 è stato designato capo del Consiglio supremo di concordia.

Durante il regime taliban ha mantenuto una posizione di basso profilo.

Nel dicembre 2003 ha presieduto la Loya Jirga costituzionale chiamata a redigere e approvare la nuova Carta fondamentale del Paese e nel marzo 2005 è stato posto da Karzai alla guida del Program Takhim-e Solh (PTS – Programma di riconciliazione nazionale), diretto a favorire il reinserimento nella vita politica e sociale del Paese degli esponenti legati ai gruppi eversivi che decidono di rinunciare alla lotta armata. Nel dicembre 2005 è stato nominato membro della Meshrano Jirga di cui è diventato poco dopo Presidente. Nel marzo 2006 è sfuggito a un attentato.

Sibghatullah Mojaddidi era una personalità molto rispettata e dal carattere forte e indipendente. Ha preso più volte posizioni che hanno messo in imbarazzo il Governo, in particolare con le sue richieste di sostituzione dei funzionari corrotti e con le sue accuse all’intelligence pakistana (ISI) di appoggiare i taliban e ad ISAF di non fare quanto possibile per evitare la morte di civili nelle operazioni militari. (fonte Argoriente)

 

Khalid Asadullah

Asadullah Khalid è nato il 10 giugno 1970 da una famiglia pashtun.

  • Governatore della provincia di Ghazni dal 2001 al 2005
  • Governatore della provincia di Kandahar dal 2005 al 2008
  • Ministro degli affari tribali e di confine dal 2010 al 2012
  • Capo della Direzione nazionale della sicurezza (NDS) dal 2012 al 2013
  • Ministro della difesa da dicembre 2018 al 2021
  • Capo del nuovo movimento politico “Omid-i-Saba” da lui fondato nell’agosto del 2018

Cosa si dice di lui

Violazione dei diritti umani

Asadullah Khalid è stato accusato di essere coinvolto in numerose violazioni dei diritti umani. Nel 2009, Richard Colvin, un ex vice ambasciatore canadese in Afghanistan che ha lavorato a stretto contatto con Khalid, ha testimoniato davanti al parlamento canadese che Khalid era direttamente coinvolto nella tortura. Ha detto che Khalid stava controllando una banda criminale e che aveva ucciso persone che si erano messe sulla sua strada.

Nell’aprile 2010, CBC News ha rivelato l’esistenza di documenti governativi canadesi di alto livello che riportavano il coinvolgimento personale di Khalid in gravi violazioni dei diritti umani nella sua prigione privata. Diverse fonti riferiscono che il centro di detenzione privato si trovava sotto la pensione di Khalid mentre era il governatore di Kandahar. I documenti hanno anche mostrato che Christopher Alexander , un alto funzionario canadese che lavora con le Nazioni Unite, ha affermato che Asadullah Khalid aveva ordinato l’uccisione di cinque lavoratori delle Nazioni Unite con i bombardamenti, presumibilmente per proteggere i suoi interessi nella droga.

Graeme Smith di The Globe and Mail ha condotto un’indagine sulla Brigata 888 (un’unità sotto il comando diretto di Khalid) e ha scoperto che il palazzo del governatore di Khalid conteneva centri di detenzione privati. Graeme Smith ha inoltre affermato che i generali canadesi conoscevano la brutale tecnica impiegata per torturare i detenuti in quelle celle. Una fonte afghana ha detto che il palazzo assumeva un operaio ogni poche settimane per applicare vernice fresca alla stanza degli interrogatori. Questo è stato fatto per nascondere il sangue sui muri. La fonte ha anche segnalato la presenza in città di altre celle informali gestite da Khalid.

Khalid è stato anche accusato di essere coinvolto in atti di violenza sessuale contro le donne e le ragazze. Human Right Watch ha affermato che esiste una “prova forte” che suggerisce che Khalid fosse coinvolto in atti di violenza sessuale contro donne e ragazze, quando era governatore di Ghazni e Kandahar. Khalid avrebbe minacciato le vittime di conseguenze se avessero detto a qualcuno quello che era successo. (fonte Wikipedia)

Il 29 agosto 2012 il presidente Karzai ha sostituito l’ex capo dell’intelligence Rahmatullah Nabil con un famigerato criminale di guerra, Assadullah Khalid, noto per le torture e le uccisioni di uomini e donne innocenti nel sud dell’Afghanistan. Assadullah Khalid possiede una milizia criminale, nota come Brigata 888 e prigioni segrete.

Assadullah Khalid e la sua brigata 888 sono accusati di violazioni dei diritti umani, inclusi stupri e torture, durante il suo governo. Il Canada sosteneva la Brigata 888 e la considerava un alleato fidato che proteggeva gli avamposti canadesi a Kandahar. Il sostegno militare e finanziario del governo canadese ha incoraggiato la Brigata criminale 888 a torturare, stuprare e uccidere i civili a Kandahar. I canadesi che lo sapevano hanno affermato di non aver assistito ad abusi da parte della Brigata 888. Tuttavia, gli afghani comuni chiedono perché l’esercito canadese stesse favorendo i crimini della Brigata 888. Un quotidiano canadese, The Globe, ha riferito che i soldati canadesi “vivevano accanto” al personale della Brigata 888 nel palazzo del governatore a Kandahar, e “ha aiutato ad addestrare gli afgani, che commettevano abitualmente torture”.(fonte RAWA)

Prove credibili di gravi violazioni dei diritti umani e crimini di guerra legati a Khalid lo hanno seguito per tutta la sua carriera nel governo. I rapporti sono venuti alla luce per la prima volta durante il mandato di Khalid come governatore di Kandahar, un tempo in cui migliaia di truppe canadesi avevano sede nella provincia. Un documento ufficiale interno canadese ha descritto le accuse di violazioni dei diritti umani attribuibili a Khalid come ” numerose e coerenti “. Il diplomatico canadese Richard Colvin ha testimoniato a una commissione parlamentare canadese nel 2009 che Khalid ha perpetrato sparizioni forzate e detenuto persone in prigioni private. La testimonianza includeva prove del coinvolgimento personale di Khalid nella tortura dei detenuti. Chris Alexander, un alto funzionario canadese che all’epoca lavorava con le Nazioni Unite in Afghanistan,ha affermato che Khalid ha ordinato l’uccisione di cinque lavoratori delle Nazioni Unite in un attentato sul ciglio della strada a Kandahar nell’aprile 2007.

Ci sono anche forti prove che implicano direttamente Khalid in atti di violenza sessuale contro donne e ragazze quando era governatore di Ghazni e Kandahar. Khalid avrebbe minacciato le sue vittime , dicendo che “sarebbero state uccise e le loro famiglie distrutte se avessero detto a qualcuno cosa era successo”. (fonte Human Rights Watch)

Traffico di droga

Anche Asadullah Khalid è stato accusato di essere coinvolto nel traffico di droga . Kabul Press nel 2009, citando diverse fonti del palazzo presidenziale afghano , descrisse Khalid come “il membro più cruciale di un sindacato di produzione e contrabbando di stupefacenti”. Khaled Monawar, durante il suo mandato come rappresentante permanente dell’Afghanistan presso le Nazioni Unite a Vienna nel 2007, disse che Khalid non aveva alcun piano per sradicare l’ oppio dalla provincia e non era nemmeno interessato a seguire il piano esistente. (fonte Wikipedia)

La sua storia

Haji Asadullah Khalid è nato nella provincia di Ghazni in Afghanistan il 10 giugno 1970 da una famiglia pashtun Taraki Ghilzai. Suo padre prestò servizio come parlamentare durante il regno del re Zaher Shah, mentre nei giorni successivi suo zio divenne un noto comandante di Ittihad-i Islami. Lo stesso Asadullah Khalid divenne affiliato al partito Ittihad e al suo leader Abdul Rab Rasul Sayyaf .

Durante il governo dei talebani (1996-2001), Khalid prestò servizio nella resistenza anti-talebana come parte della fazione Ittihad. L’Afghanistan Analyst Network scrive che Khalid potrebbe aver recuperato “i missili Stinger per conto del capo di Ittihad, Sayyaf”, cosa che potrebbe averlo portato ai primi contatti diretti con la CIA. Il racconto personale di Khalid di quel periodo è che studiò legge in Tagikistan .

Dopo la caduta del regime talebano, Khalid ha lavorato con la direzione nazionale della sicurezza, dipartimento 5, ma poco dopo è diventato governatore della sua provincia di Ghazni, carica che ha ricoperto fino al 2005. Dopo un rimescolamento nel 2005 da parte del presidente Hamid Karzai , Khalid è stato spostato dalla provincia di Ghazni per diventare il nuovo governatore della provincia di Kandahar. In qualità di governatore, ha affermato di credere nel coordinamento degli sforzi internazionali e nazionali per portare stabilità in Afghanistan.

All’inizio del 2007, Asadullah Khalid è sfuggito a un tentativo di omicidio. È stato preso di mira da un attentatore suicida talebano. Il suo corteo è stato distrutto ma è sopravvissuto con solo lievi ferite.

Khalid è stato nominato Ministro degli affari tribali e di confine nel 2008. Nel 2011, oltre ad essere responsabile del Ministero, è stato nominato rappresentante speciale del Presidente nelle province di Loy Kandahar (cioè Kandahar, Helmand, Zabul, e Urozgan). In qualità di inviato fidato del presidente Karzai ed esperto di sicurezza, ha portato in breve tempo stabilità e pace nelle province sudoccidentali.

Nell’ottobre 2011 Khalid è sopravvissuto ad un altro attentato alla sua vita. Un anno dopo, nel settembre 2012, l’Assemblea nazionale dell’Afghanistan lo ha approvato come capo della Direzione nazionale della sicurezza (NDS), che è il servizio di intelligence afghano. È molto simile a quello del Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti (DHS) da cui riceve formazione e supporto.

Pochi mesi dopo, il 6 dicembre 2012, Khalid è rimasto ferito durante un tentativo di attentato talebano a Kabul. L’incidente è avvenuto nella zona Taymeni della città, all’interno di una delle tante guesthouse che NDS utilizza a Kabul per ridurre il rischio di un attacco. Funzionari afgani hanno detto che Khalid aveva bisogno di trasfusioni di sangue, ma il presidente Hamid Karzai ha negato la gravità e ha descritto l’attacco come “un atto di terrorismo codardo”. Zabiullah Mujahid ha confermato che i talebani erano responsabili dell’attacco. I politici in Afghanistan, compreso il presidente e i membri del parlamento, hanno accusato elementi in Pakistan di aver organizzato il tentativo di assassinio di Khalid.

Nel giugno 2013, Khalid è tornato negli Stati Uniti per ulteriori cure mediche dopo che le sue condizioni erano peggiorate per le ferite provocate nel dicembre 2012. Rahmatullah Nabil ha ripreso il ruolo di direttore ad interim dell’NDS dal 31 agosto 2013 mentre Khalid si stava riprendendo. Nabil è stato ufficialmente riconfermato Direttore il 28 gennaio 2015. (fonte Wikipedia)

Nel novembre 2020 viene nominato ministro della difesa ottenendo 206 voti a favore, 17 voti contrari, 15 voti non validi e 8 voti non contrassegnati, ma nel marzo 2021 il generale Yasin Zia annuncia che lo sostituirà  come ministro della difesa ad interim fino al suo ritorno essendo Khalid in cura per una malattia.(fonte Afghanbios).

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Non si hanno sue notizie dopo la riconquista del potere da parte dei talebani nell’agosto 2021.

Karzai Hamid

Nato il 24 dicembre 1947 nel villaggio di Karz, nella provincia di Kandahar, Hamid Karzai proviene da una famiglia di etnia pashtun, una fra le maggiori sostenitrici del re Zahir Shah e parte dell’influente clan Popalzay.

  • Vice Ministro degli esteri nell’esecutivo di Burhanuddin Rabbani dal 1992 al 1994
  • Consulente della compagnia petrolifera statunitense UNOCAL dal 1996 al 1999
  • Leader tribale popolare in esilio in Pakistan dal 1995 al 2001
  • Presidente dell’Afghanistan dal 2001 al 2014

Cosa si dice di lui

Legami con CIA e UNOCAL

Karzai ha stretti legami con la CIA e l’UNOCAL: il servizio di monitoraggio della BBC ha riportato dal quotidiano saudita “Al Watan” l’11 dicembre 2001 che Karzai aveva stretti legami con la CIA fin dagli anni ’80 e aveva lavorato come consulente per la compagnia petrolifera americana Unocal che aveva sostenuto il movimento Taleban e cercato di costruire un oleodotto per trasportare petrolio e gas dalle repubbliche islamiche dell’Asia centrale al Pakistan attraverso l’Afghanistan.

Hamed Karzai e un gruppo dei suoi uomini sono partiti segretamente per l’Afghanistan meridionale l’8 ottobre 2001, 24 ore dopo l’inizio della guerra statunitense. Karzai lo ha fatto in coordinamento con i funzionari statunitensi, con la conoscenza e l’approvazione del Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Donald Rumsfeld e del Direttore della CIA George Tenet. Dal suo ingresso in Afghanistan, Karzai è stato in contatto quotidiano con funzionari della CIA di stanza in Pakistan o nel nord dell’Afghanistan. Attraverso una linea telefonica privata, Karzai informava questi funzionari sulla sostanza dei suoi incontri con i capi e i capi tribali Pashtun, i suoi movimenti e le rotte che avrebbe seguito in modo che le forze statunitensi potessero intervenire per salvarlo se fosse stato attaccato dalle forze talebane.

Secondo un rapporto d’indagine diffuso il 19 ottobre 2009 dalla Commissione per le denunce elettorali (ECC) sostenuta dalle Nazioni Unite, le elezioni presidenziali in Afghanistan sono state oggetto di frodi diffuse. … Complessivamente, sono stati espressi più di 5 milioni di voti. Circa 1,3 milioni di quelle schede sono state invalidate nell’indagine, secondo il conteggio di Democracy International. … Il presidente afgano Hamid Karzai ha dovuto accettare la denuncia della commissione antifrode e ha appoggiato il ballottaggio, che non è avvenuto perché Abdullah Abdullah si è ritirato in quanto temeva che il ballottaggio potesse essere truccato come le elezioni presidenziali. Per questo Hamid Karzai è stato dichiarato Presidente.

Tre famiglie Usa hanno intentato una causa contro il presidente Afghano Hamid Karzai e le sue forze di sicurezza accusandoli di aver tradito i loro figli in occasione dell’abbattimento di un elicottero avvenuta il giorno 6 agosto 2011 in cui hanno perso la vita 30 statunitensi, 17 dei quali erano soldati Navy SEALs. Le tre famiglie accusano Karzai di corruzione per aver ricevuto tangenti dall’Iran per la morte degli statunitensi in servizio. La causa afferma che un gruppo di funzionari afghani, l’Operation Coordination Group, che approva le missioni d’attacco agli statunitensi, ha fatto filtrare dettagli ai talebani. (fonte Afghan Bios)

Corruzione

In un articolo pubblicato domenica 28 aprile 2013 sul New York Times, il giornalista Matthew Rosenberg racconta come gli Stati Uniti abbiano cercato, da più di un decennio, di “comprare” la fedeltà del presidente dell’Afghanistan, Hamid Karzai, con un sistema non propriamente legale e sicuramente non ufficiale. Rosenberg sostiene che la CIA (Central Intelligence Agency) avrebbe consegnato all’ufficio di Karzai, a cadenza mensile, quello che gli afghani chiamano “denaro fantasma”, ovvero denaro di cui non si conosce ufficialmente né la provenienza né la destinazione: lo avrebbe fatto usando diverse modalità di consegna – valigie, zaini, anche sacchetti di plastica – nel tentativo di aumentare l’influenza del governo americano nelle scelte di Karzai. Il New York Times scrive che i pagamenti al presidente afghano vanno avanti dal 2002 (e l’Iran fa lo stesso) (fonte Osservatorio Afghanistan)

Un’indagine di TOLOnews rivela che funzionari governativi di alto livello e il personale che lavora presso l’ufficio del Presidente Hamid Karzai ricevono sostanziosi “pagamenti-incentivo”, fino a raggiungere 7.000 $ al mese. Un’indagine documenta che sono stati spesi 11 milioni di Afghani (corrispondenti a 220.000 US $) in due mesi per 80 dipendenti al Palazzo Presidenziale. Il Ministero della Finanza ha rifiutato di discutere la faccenda e di fornire ulteriori dettagli, ma ha sottolineato che questi “stipendi-premio” sono prevalentemente approvati dal Presidente Karzai. (fonte Osservatorio Afghanistan)

Gli attivisti contro la corruzione e i diplomatici hanno criticato il governo di Hamid Karzai per aver assegnato un appalto petrolifero da 3 miliardi di dollari ad una società gestita da un cugino, a suo tempo incarcerato negli Stati Uniti per traffico di droga.

La Watan Oil and Gas, controllata da Rashid e Rateb Popal, noti cugini del Presidente Karzai, ha vinto il contratto per l’estrazione di petrolio in una joint venture con una società statale cinese. I suddetti cugini sono accusati di aver utilizzato fondi statunitensi, tramite altre società da loro gestite, per pagare la protezione a comandanti talebani.

Dall’indagine emerge che i fratelli utilizzavano un signore della guerra per ottenere protezione e sicurezza, il quale pagava presumibilmente ai Talebani milioni di dollari. Questo “affare” è diventato così una delle maggiori entrate dei ribelli. (fonte Osservatorio Afghanistan)

Diritti umani e civili

Afghanistan, Karzai silenzia un’altra voce scomoda. Nadery – 36 anni, master alla George Washington University, “eroe asiatico” secondo la rivista Time e “giovane leader globale” secondo il World Economic Forum del 2008 – si apprestava a pubblicare uno scottante rapporto a cui ha lavorato per tre anni: un dettagliato documento di mille pagine che prova i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità commessi negli anni ’80 e ’90 dai comandanti mujaheddin che oggi fanno parte del governo Karzai o lo sostengono in parlamento. Con tanto di indicazione di centottanta fosse comuni finora sconosciute.

Qualche dubbio sulla natura della decisione di far fuori Naderi – da anni in prima linea nel denunciare la le frodi elettorali e la corruzione del governo Karzai, gli abusi, i crimini e le appropriazioni indebite di terre da parte dei più potenti funzionari governativi – sorge dal fatto che al suo posto verrà nominato, a quanto pare, un fedelissimo del vicepresidente Muhammad Qasim Fahim: uno dei più potenti signori della guerra afgani, ritenuto responsabile di atroci crimini di guerra. “Questo è un segnale molto chiaro”, ha commentato un diplomatico occidentale al New York Times. (fonte: Osservatorio Afghanistan)

Nella macelleria afghana scocca l’ora anche per i boss del narcotraffico. E’ accaduto al Re dei Signori della droga Ahmed Wali Karzai, fratello più giovane del presidente ucciso stamane (2011).

In un paese dilaniato dalle bombe, il 2 settembre [2012] il presidente dell’Afghanistan, Hamid Karzai, ha proposto al parlamento la nomina di Asadullah Khalid a capo della Direzione nazionale per la sicurezza, i servizi segreti del paese [nomina poi effettivamente confermata, secondo afghan-bios  (20120831)].

Khalid è stato governatore della provincia di Ghazni tra il 2001 e il 2005 e della provincia di Kandahar dal 2005 al 2008 ed è in questi due ruoli che è accusato del coinvolgimento diretto o indiretto in crimini di diritto internazionale, tra cui torture e uccisioni illegali. Fedelissimo del presidente Karzai, non è mai stato chiamato a rispondere del suo operato (fonte Corriere della Sera)

Oppressione donne

“Karzai ha fatto un accordo inconcepibile vendendo le donne afghane in cambio del sostegno dei fondamentalisti nelle elezioni del 20 agosto”, ha detto Brad Adams, direttore per l’Asia di Human Rights Watch. “Alla faccia di tutte le credenziali che ha rivendicato come moderato sui problemi delle donne”. “I diritti delle donne afghane vengono violati da uomini potenti che usano le donne come pedine da manovrare per ottenere il potere”, ha detto Adams. “Leggi barbare di questo tipo avrebbero dovuto essere relegate al passato dopo il rovesciamento dei talebani nel 2001, eppure Karzai le ha fatte rivivere e ha dato loro il suo timbro ufficiale di approvazione”. (fonte Human Rights Watch)

….Mentre il Governo Karzai diventava più debole, si rivolgeva sempre più spesso ad alcuni degli elementi più conservatori della società per averne il sostegno. La Legge sullo status personale delle donne sciite (legge sulla famiglia), la più eclatante di una serie di accordi per placare i leader religiosi fondamentalisti e gli ex signori della guerra, contiene molte disposizioni che sono offensive per le donne Promulgando la legge, il presidente ha deluso le speranze che la discriminazione ufficiale e l’oppressione delle donne da parte del proprio governo fosse un ricordo del passato in Afghanistan. Per garantirsi la rielezione…Karzai non solo ha stretto rapporti con i leader sciiti più intransigenti, ma ha anche offerto prospettive di governo a ex signori della guerra e comandanti militari violenti appartenenti a tutti i gruppi etnici

Gli ultimi anni sono stati contrassegnati da una serie di sviluppi preoccupanti, come l’approvazione della Legge sullo status personale delle donne sciite del 2009 avvenuta con il sostegno del parlamento e del presidente Hamid Karzai, omicidi impuniti di leader donne e il consolidamento del potere da parte delle fazioni fondamentaliste al governo, nel parlamento e nei tribunali. Questo mese il presidente Karzai ha cercato di emanare un decreto che avrebbe ridotto il numero di posti riservati alle donne in parlamento – solo l’ultima di una serie di preoccupanti mosse del presidente Karzai per dare la priorità alle richieste delle fazioni conservatrici a scapito delle donne (al momento della stesura la formulazione del decreto non era ancora chiara). Purtroppo, non è più chiaro quale impegno il Presidente Karzai abbia nei confronti dei diritti delle donne (fonte Human Rights Watch).

Traffico oppio

Wali Karzai brillava per la fama nel controllo di traffico di oppio e derivati i cui proventi ampliavano i conti di famiglia. Hamid Karzai sapeva e nascondeva. Gli dava manforte Baaz Mohammad Ahmadi, ministro della lotta (sic) al narcotraffico del suo governo. Il lavoro di Wali era doppiamente sporco. Grazie alle personali milizie disposte nel sud del Paese riusciva a sequestrare ingenti quantità di droga che venivano immesse sul mercato internazionale con la complicità della Cia.

L’Intelligence statunitense è stata la madrina di famiglia quando, durante il governo talebano, i membri erano riparati negli Usa. Wali faceva il ristoratore a Chicago. Al rientro in patria – mentre per Hamid si aprivano ampie prospettive di sostegno che passavano per l’alta politica di Pentagono e Casa Bianca – il fratellino si dedicava al lavoro di basso profilo morale ma di altissimo lucro. Di cui si avvalevano la Cia per la chiusura degli occhi di fronte a simili commerci e affaristi statunitensi. Entrambi ricevevano una profumatissima stecca. (fonte Osservatorio Afghanistan)

Nuove accuse al presidente afgano arrivano da cablogrammi riservati della diplomazia americana, diffusi da Wikileaks e rilanciati dal New York Times. Secondo i report, Karzai, che era stato definito come un uomo “ispirato dalla paranoia”, è più volte intervenuto personalmente per far rilasciare funzionari condannati o accusati di traffico di droga. Il rilascio di prigionieri a opera di Karzai sarebbe cominciato nel 2007 durante il trasferimento dei detenuti dalla prigione di Bagram al carcere nazionale. Nel 2008, il presidente fece rilasciare 104 persone e fino alla metà del 2009 – quando è stato scritto un nuovo cablogramma – ne erano già stati rilasciati altri 45. Karzai, secondo i rapporti diplomatici, avrebbe “perdonato” cinque agenti della polizia doganale per possesso di 124 chili di eroina nascosti su un mezzo governativo fornito dagli Stati Uniti. (fonte Osservatorio Afghanistan)

La sua storia

Hamid Karzai è nato il 24 dicembre 1957 a Karz, nella provincia di Kandahar, pochi chilometri a sud del capoluogo. Suo padre, Abdul Ahmed, era il capo tribù dei Popolzai, di etnia Pashtun Durrani, ed è stato Vice Presidente del Parlamento afghano. Dopo aver frequentato le scuole superiori a Kabul ha studiato Scienze politiche e relazioni internazionali in India, all’università di Shimla, dove è rimasto sino al 1982. Nello stesso anno ha aderito al partito Jahba-e Melli-e Nihat Afghanistan diretto da Pir Sibghatullah Mojaddidi ove gli vennero assegnati incarichi nel settore dell’informazione.

Dopo la caduta del regime filo-comunista di Najibullah (1992), è entrato nel Governo Rabbani come Vice Ministro degli esteri. Alla fine del 1993 è stato arrestato da funzionari del Servizio Segreto (KhAD), diretto da Fahim Khan, per essere interrogato. Poco dopo è riuscito a fuggire in Pakistan da cui è tornato poi a Kabul. Agli inizi del 1994 ha raggiunto Kandahar dove ha appoggiato inizialmente il movimento taliban condividendone l’obiettivo di lottare contro i warlord. Successivamente se ne è distaccato perché non accettava più la loro ideologia estremista e ha svolto un ruolo attivo tra i movimenti di opposizione con base in Pakistan. Contemporaneamente ha seguito un suo percorso professionale lavorando, dal 1996 al 1999, come consulente della compagnia petrolifera statunitense UNOCAL. In tale attività ha collaborato con Zalmay Khalilzad, uno statunitense di origine afghana, attuale rappresentante di Washington all’ONU e in precedenza Ambasciatore a Kabul e a Baghdad. All’epoca la UNOCAL era impegnata, tra l’altro, in un progetto per la costruzione di un gasdotto dal Turkmenistan al Pakistan attraverso l’Afghanistan.

Alla morte di suo padre, ucciso da agenti taliban nel mese di luglio 1999 a Quetta, è diventato il capo della tribù dei Popolai e ha assunto un più deciso ruolo di opposizione al regime del mullah Omar. Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, è tornato clandestinamente in Afghanistan su incarico dei Comandi statunitensi per sollevare le tribù pashtun contro il governo e in seguito ha guidato la lotta contro le milizie taliban nella Provincia di Kandahar. Al termine dei lavori della Conferenza di Bonn (26 novembre – 5 dicembre) è stato designato Presidente della Autorità ad Interim, superando Abdul Sattar Sirat (uzbeko) che sembrava favorito, e ha assunto formalmente l’incarico il 21 dicembre dello stesso anno. La designazione di Karzai è stata voluta dagli USA anche per bilanciare il peso della componente tagika dell’Alleanza del Nord nelle nuove Istituzioni. A suo favore ha pesato anche l’amicizia con Zalmay Khalilzad. L’11 giugno 2002, la Loja Jirga d’emergenza ha nominato Karzai Presidente dell’Autorità Transitoria Afghana.

Il 9 ottobre 2004 è stato eletto Presidente della Repubblica Islamica dell’Afghanistan, con le prime elezioni a suffragio universale.

Karzai si è costantemente adoperato per ottenere l’aiuto internazionale indispensabile per la ricostruzione dell’Afghanistan e ha cercato di consolidare le fragili istituzioni del suo Paese mediando tra i diversi gruppi di potere, ma senza opporsi direttamente ai warlord. Ha seguito anche una politica della mano tesa con i taliban e i seguaci di Gulbuddin Hektmayar offrendo loro la possibilità di un reinserimento nella vita civile purché essi siano disposti a riconoscere i principi stabiliti nella Costituzione e ad accettare il Governo democraticamente eletto. Negli ultimi tempi il suo ruolo si è indebolito a causa del deterioramento della situazione di sicurezza e della perdita progressiva del consenso popolare per i gravi ritardi nel processo di ricostruzione del Paese.

Nel 1999 ha sposato Zinat Quraishi, dottoressa, da cui nel gennaio 2007 ha avuto un figlio. Parla sei lingue (pashtu, dari, inglese, urdu, hindi e francese). (fonte Argoriente).

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Dopo la presa del potere dei talebani e la fuga del presidente Ashraf Ghani, Karzai si è detto pronto ad aprire un canale di dialogo con i talebani. Il 26 agosto la Cnn ha riferito che Karzai e Abdullah Abdullah sono agli arresti domiciliari.