Qanuni Yunus
Younus Qanuni è nato il 10 maggio 1957 nella valle del Panshir.
- Segretario del Comitato per l’Istruzione nel 1981,
- Rappresentante di Massoud in Pakistan 1982-1988,
- Vicepresidente del comitato per gli affari culturali del consiglio di Shura i Nezar nel 1989,
- Capo politico del Consiglio generale dei comandanti jihadisti per conto di Massoud nel 1991
- Vice Ministro della Difesa all’inizio del 1990,
- Ministro dell’interno nel governo ad interim nel 2001,
- Ministro dell’istruzione nel governo ad interim nel 2002,
- Membro Parlamentare della Wolesi Jirga 2005 a Kabul,
- Presidente della Wolesi Jirga a fine 2005,
- Rieletto parlamentare della Wolesi Jirga nel 2010 a Kabul,
- Primo vicepresidente del governo Karzai dal marzo al settembre 2014
Cosa si dice di lui
Nel 1993 Y. Qanuni è stato portavoce del gruppo militante “Shura-e Nazar” o meglio conosciuto come “Jamiat-i-Islami” ed è stato spesso coinvolto nei processi decisionali del gruppo militante Jamiat che era impegnato in una guerra tra fazioni mujaheddin rivali durante la guerra civile afgana in corso negli anni Novanta. Si dice che abbia assistito senza opporsi al massacro di Afshar, operazione che ha coinvolto la fazione di cui Qanuni era portavoce e decisore.
L’operazione è stata organizzata da A. Massoud e B. Rabbani con forze governative dello Stato Islamico dell’Afghanistan in collusione con le forze Ittehad-i-Islami di A. Sayyaf contro Hezb-i-Islami sotto il comando di Hekmatyar. L’operazione è iniziata con l’attacco del quartier generale sciita Hezb-i-Wahdat a Kabul.
Secondo i rapporti di Human Rights Watch durante la “campagna” il partito Jamiat-i-Islami, in collusione con la fazione armata di Sayyaf, venne direttamente coinvolto, nell’operazione e nelle sue conseguenze. I soldati Wahdat e i cittadini Hazara maschi vennero arrestati e giustiziati. I civili Hazara che erano disarmati sono stati presi di mira da entrambe le fazioni, con gli uomini oggetto di esecuzioni extragiudiziali. Altri uomini Hazara furono rapiti e costretti a scavare trincee e seppellire i morti. I testimoni sopravvissuti all’indomani dell’operazione hanno dichiarato di aver visto corpi con evidenti segni di tortura e mutilazioni.
Gli stupri di donne Hazara sono stati ampiamente riportati nel rapporto di Human Rights Watch sull’incidente. Sono state recuperate riprese video che mostrano vittime civili dell’operazione, donne macellate per le strade e cadaveri di donne e bambini Hazara mutilati. 70-80 furono uccisi direttamente nelle strade all’indomani dei combattimenti, mentre oltre 750 scomparvero.
Il ruolo di Qanuni non è chiaro nei massacri, anche se ciò che è chiaro è che è rimasto a guardare mentre questi stavano avvenendo e ha permesso che accadessero (fonte Rawa).
Anche in un Report di Human Rights Watch si documenta che: le forze Jamiat nel 1992 e 1993 abbiano intenzionalmente preso di mira civili e aree civili nella parte occidentale di Kabul per attaccare, o che abbiano attaccato indiscriminatamente tali aree senza distinguere tra aree civili e obiettivi militari.
Inoltre, i comandanti Jamiat sono stati in alcuni casi responsabili degli abusi commessi durante la campagna di Afshar dalle truppe alleate di Ittihad ed è in ogni caso dimostrato che avevano de facto il comando su tali truppe. Tutti questi presunti abusi equivalgono a crimini di guerra (fonte Human Rights watch).
La sua storia
Yunus Qanuni, di etnia tagika, è nato nel 1957 nel villaggio di Rokha, nella valle del Panshir. Nel 1981, dopo la laurea in diritto islamico all’Università di Kabul, si è unito alla resistenza contro le forze sovietiche aderendo al partito Jamiat-e-Islami diretto da Burhanuddin Rabbani.
Nel 1985 Amhad Shah Massud ha costituito lo Shura-e Nazar (Consiglio dei Comandanti) e ha scelto Qanuni come direttore dell’ufficio politico di Peshawar e portavoce del Consiglio, carica che ha conservato anche sotto il governo Rabbani insediatosi nel 1992. Nel 1993 Rabbani, per venire incontro alle richieste di Pakistan, Iran e Arabia Saudita, e creare le condizioni per la collaborazione con Gulbuddin Hekmatyar (leader di Hezb-e Islami), ha accettato gli Accordi di Peshawar e sacrificato Massud, rimuovendolo dall’incarico di Ministro della difesa.
Dopo la conquista del potere da parte dei taliban, ha svolto un ruolo attivo nei negoziati tra i vari movimenti di opposizione per trovare una strategia comune di lotta al regime diretto dal mullah Omar. Nel mese di ottobre 1996 ha collaborato, sotto la guida del Comandante Massud, alla costituzione del Consiglio Supremo per la Difesa della Patria, con capitale a Mazar-e Sharif, e, l’anno successivo, alla formazione del Fronte Islamico Unito per la Salvezza dell’Afghanistan, meglio conosciuto come Alleanza del Nord, di cui è diventato presidente alla scomparsa di Massud.
Nel dicembre 2001, dopo l’Accordo di Bonn, è stato nominato Ministro dell’interno, conservando l’incarico solo sino al giugno del 2002 quando gli è stata affidata la guida del dicastero dell’istruzione. Nel 2003 è accusato, insieme ad altre eminenti personalità, di essersi appropriato di terreni edificabili nella capitale ma si è difeso dalle accuse affermando che gli erano stati regalati.
Nell’ottobre del 2004 si è candidato alle elezioni presidenziali ottenendo il 16,3 % dei voti, secondo dietro a Karzai. Nel mese di settembre 2005 è stato eletto deputato della Wolesi Jirga per la provincia di Kabul e il 21 dicembre successivo è stato nominato Presidente della Camera. Nell’aprile 2007 è stato tra i principali promotori della formazione del Fronte Nazionale Unito (Jabhe-ye-Motahed-e-Milli), al quale hanno aderito personalità dell’ex Alleanza del Nord, ex comunisti, leader locali e appartenenti a famiglie che hanno svolto un ruolo importante nella storia del Paese, quali Mustafa Zahir, nipote dell’ex Re Zahir Shah.
Nel marzo del 2014 è stato nominato primo Vice Presidente. La Wolesi Jirga o camera bassa del Palamento dette la sua approvazione affinché Qanuni prendesse il posto di Qasim Fahim deceduto per malattia. (fonte Argoriente).
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Nell’agosto 2021, mentre i talebani stavano conquistando Kabul, Qanuni si trovava in Pakistan con una delegazione afghana per, come ha affermato lo stesso Qanuni in un’intervista al quotidiano di proprietà della famiglia reali saudita Asharq al-Awsat, “per chiedere al Pakistan di esercitare la sua influenza sui talebani per evitare spargimenti di sangue, violenze e attacchi nelle aree non ancora controllate dal gruppo”. Dopo quell’intervista non si hanno sue notizie.