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Autore: Patrizia Fabbri

Centri di assistenza legale a Kabul ed Herat

Progetto integrato per la restituzione della dignità della persona
Il progetto promosso da HAWCA, COSPE e CISDA ha avuto inizio nel 2012 ed è stato finanziato da MAE (980.000 euro). Ha sostenuto due Centri di Assistenza Legale (CAL) e consulenza psico-sociale per 500 vittime di violenza a Kabul ed Herat nell’Afghanistan occidentale, una casa-rifugio per 100 donne a Kabul ed un Centro Donne nel quartiere di Afshar con attività di alfabetizzazione, educazione ai diritti umani e formazione professionale per 300 donne.

Centri di aiuto legale

Centri di Aiuto Legale a Kabul ed Herat (attivi dal 2009) fornivano protezione e assistenza legale alle donne vittime di violenza. Nel 2014 HAWCA ha attivato un nuovo Centro a Mazar-e-Sharif.

Avvocati, con l’aiuto di giovani laureati in giurisprudenza, fornivano consulenza e assistenza legale alle donne e ragazze vittime di violenza domestica e sessuale.

I Centri realizzavano anche corsi di formazione per i neo-laureati in giurisprudenza su come aiutare le donne che chiedevano assistenza. Altri corsi di formazione erano rivolti alle donne e prevedevano l’insegnamento dei loro diritti sanciti dalla Costituzione Afghana e dal Diritto Internazionale. I docenti erano professionisti e professori della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Kabul.

HAWCA tentava di stabilire relazioni con alcuni ospedali pubblici e privati per la cura delle donne che si trovavano in condizioni particolarmente critiche. Forniva anche piccoli sostegni finanziari alle donne che non erano in grado di pagarsi le cure.

Una psicologa forniva sostegno psicosociale poiché quasi tutte le vittime di violenza soffrono di malattie psicologiche, depressione e stress.

Lo stesso centro ha funzionato per il biennio 2015/16 anche a Jalalabad, città dell’Afghanistan orientale, capoluogo della provincia di Nangarhar.

Donatori per il Centro di Kabul, Herat e Mazar-e-Sharif dal 2009 al 2021 sono stati:

  • Ministero degli Affari Esteri
  • Fondazione Adiuvare di Lugano
  • Opera San Francesco di Milano

Donatori per il Centro di Jalalabad sono stati:

  • Fondazione Adiuvare di Lugano
  • Famiglia Fortunato

Hawca, per motivi di sicurezza dall’agosto 2021, ha dovuto chiudere i centri di Aiuto Legale.

Casa-famiglia per bambini afghani profughi in Pakistan

Il progetto ha avuto inizio nel 2002 e si è concluso nel 2011. È stato sostenuto dal 2002 al 2007 da Iscos Piemonte, dal 2007 al 2009 da Iscos Lombardia e dal 2010 al 2011 dalla Provincia di Trento e dalla Regione Trentino (totale 135.000 euro). L’obiettivo del progetto era la tutela dei diritti umani di bambine e bambini , ospiti dell’orfanotrofio “casa famiglia” di Peshawar, città del Pakistan al confine con l’Afghanistan. Il progetto è terminato quando il Pakistan ha chiuso le frontiere tra Pakistan e Afghanistan, radendo al suolo i campi profughi e rimpatriando gli afghani.

Accoglienza temporanea di bambini e bambine provenienti dall’orfanotrofio Mehan di Kabul

Il progetto promosso in collaborazione con AFCECO, Comune di San Giuliano, Associazione Liberi Pensieri e CISDA ha avuto inizio nel 2007 e si è concluso nel 2016 a causa di un Decreto emesso dal governo afghano che ha bloccato l’uscita dal paese ai minori.
Il progetto prevedeva l’accoglienza temporanea di alcune/i bambine/i delle case-famiglie di AFCECO a Kabul per un periodo di 7 settimane presso famiglie di San Giuliano Milanese.
Si è data loro l’opportunità di frequentare la scuola, di svolgere attività motorie (piscina) e di conoscere alcuni aspetti storico-culturali del nostro Paese. L’obiettivo di offrire opportunità di crescita personale e di conoscenza culturale secondo la dirigenza di AFCECO è stato raggiunto e l’esperienza è stata giudicata molto positiva.
Il progetto della durata di 10 anni (200.000 euro) è stato finanziato dalle famiglie di San Giuliano Milanese.
Analogo progetto promosso in collaborazione con AFCECO, Comune di Piadena e Associazione Emmaus ha avuto inizio nel 2013 e si è concluso nel 2016. Anche a Piadena le famiglie hanno finanziato il progetto per tre anni (20.000 euro).

In seguito all’avvento dei talebani nel 2021 alcune/i ragazze/i sono usciti dal Paese e sono attualmente in Italia ospiti dalle stesse famiglie.

Giallo fiducia

Coltivare zafferano per guadagnarsi una vita dignitosa

Lo zafferano è prodotto grazie al progetto Giallo fiducia, finanziato da Costa Family Foundation di Corvara in collaborazione con Insieme si può di Belluno e CISDA.  Nato nel 2017 grazie a un’idea delle donne di una delle associazioni che CISDA sostiene.

Il progetto è realizzato nella zona di Herat e gestito interamente da 12 donne (con la collabora-zione di un formatore e supervisore).

Gli obiettivi sono quelli di sostenere l’impiego femminile, deviare dalla coltivazione di oppio, garantire una fonte di guadagno sicura per le donne con famiglia carico.

La più giovane delle donne che lavorano al progetto ha 17 anni e ha scelto di coltivare zafferano perché vuole prendersi cura della sua famiglia, costituita da dieci membri e con un padre invalido. Durante la coltivazione, è stata incoraggiata a proseguire gli studi e ha frequentato la scuola superiore.

Le più anziane hanno storie molto diverse. La prima, ha aderito al progetto perché troppo povera per mandare la figlia maggiore all’università e questo lavoro glielo ha permesso. La seconda aveva perso un lavoro di donna delle pulizie perché troppo vecchia e dalla salute fragile. Ha cercato a lungo un nuovo impiego senza trovare nulla. Il marito è malato e in casa ci sono sette figli da mantenere. Con il lavoro nel campo, spera di ripagare i debiti che si sono accumulati negli anni.

I risultati ottenuti ad oggi sono eccezionali perché le 12 donne coinvolte nella coltivazione, con i proventi ottenuti dalla vendita sia dello zafferano che dei bulbi che si rigenerano: integrano lo stipendio del marito; acquisiscono indipendenza di vita, oltre che economica; sono accettate dai mariti e dalla comunità locale.

Inoltre le 12 donne hanno seguito percorsi paralleli di alfabetizzazione, strumento fondamentale per il prosieguo di un’attività in forma autonoma; richiesto di poter ampliare il terreno coltivato per rendere il progetto sostenibile al termine dei 5 anni di finanziamento previsti.