Farzana, Farah
Farzana ha 28 anni ed è nata in un villaggio della provincia di Farah (una delle più pericolose, con combattimenti continui). Apparteneva alla classe media, una grande famiglia con sei sorelle e tre fratelli.
Come altre ragazze del villaggio, sposa, senza il suo consenso, a 18 anni un uomo di 30. Nonostante lei non lo volesse sposare, con quest’uomo ha una vita felice e due figli. Farzana ricorda con gioia quei tempi con il marito che era un essere umano buono e gentile. Purtroppo non aveva lavoro ed deve emigrare in Iran per qualche tempo. Questa decisone non porta nessun guadagno alla famiglia e, alla fine, il marito si unisce ai talebani, l’unico modo per far sopravvivere la famiglia. Resta due anni con loro, combattendo in infinite battaglie ma la situazione si deteriora e diventa troppo pericolosa. Così il marito scappa dalle milizie talebane. Non sa fare altro che combattere e si arruola nell’esercito, pensando di essere meno esposto. Non è così e, durante un combattimento, dopo solo qualche mese dal suo arrivo, viene ucciso. I nuovi arrivati sono sempre mandati in prima linea.
Farzana inizia la sua vita di vedova con i parenti di lui e i suoi due figli. Si occupa di tutto in casa per la famiglia che conta 12 membri. I parenti del marito la insultano, la minacciano, la picchiano, ma lei sopporta la violenza per proteggere i suoi figli.
‘ Ogni tanto- dice Farzana- pensavo di scappare e rifugiarmi a casa dei miei genitori ma non potevo lasciare in quella famiglia i miei figli. Non sarebbero sopravvissuti senza di me. Il mio bambino più grande mi ha sempre aiutata nelle faccende domestiche e nel lavoro che dovevo fare, mi era molto vicino e avevo paura di lasciarlo lì. Ho due suocere. La peggiore è la seconda moglie del padre di mio marito. E’ lei che mi minaccia e mi insulta, è lai la fonte di tutti i problemi.’
Dopo sei anni di vedovanza, Farzana si rassegna e sposa il cognato, come prescrive la tradizione. Da lui ha un figlio che ora ha due anni. Ora vive in una stanza separata con il marito, ma tutta la casa è composta di due stanze in un grande cortile, più la cucina e il bagno comuni. Con il marito va abbastanza bene, è contenta, ma la famiglia continua a insultarla e minacciarla e le rende la vita difficile. La perseguitano e la umiliano. Per le credenze tradizionali, quando un uomo muore, la colpa della disgrazia ricade sulla moglie che viene additata come una persona cattiva che porta sfortuna e sciagura alla famiglia. Una sorta di strega. Per questo sono così feroci con lei.
‘I miei due figli più grandi sono tutto quello che ho nel mondo e loro, i parenti di mio marito , li istigano contro di me. Cercano di tagliare il legame d’amore che c’è tra madre e figli. Dicono loro continuamente che sono una donna cattiva. Nonostante mio marito sia una brava persona, subisce l’influenza dei suoi parenti e ha cominciato a insultarmi e a picchiarmi anche lui. A volte dice che sposerà un’altra donna perché io sono una vedova, insomma qualcuno che non vale niente e porta anche male.
Mio marito non ha una buona situazione finanziaria. Ha uno stipendio che a stento ci permette di arrivare alla fine del mese. I problemi nella vita stanno continuando ad aumentare. Ho paura per i miei figli, voglio che siano istruiti e ricevano un’educazione. Anch’io vorrei tanto studiare, ma è impossibile in questa casa. Sono sicura che se resteremo tutti a vivere qui, con la famiglia di mio marito, i miei figli lavoreranno per loro come schiavi e saranno analfabeti come me e mio marito.’
Aggiornamenti
Farzana crede fermamente che, se avesse i mezzi di sussistenza, sarebbe in grado di portare i suoi figli lontano da questa famiglia e dalla sua pessima influenza, e di mandarli ogni giorno a scuola. Potrebbe dargli tutto l’amore e le cure di cui hanno bisogno e che non hanno potuto avere.
Le serve un aiuto per fare questo passo. Allontanarsi da questa famiglia, trovare un lavoro e mandare a scuola i suoi figli e magari poter anche lei studiare.
Aggiornamento gennaio 2023
Farzana è molto felice con il marito e i figli. Adesso vive da sola con la sua famiglia e si è salvata dalla violenza della suocera che le rendeva la vita impossibile. Si considera molto fortunata ad avere uno sponsor. Ci racconta: “Mio marito lavora nei campi di grano ed è molto difficile coltivarlo perché non abbiamo mezzi agricoli idonei. Mio figlio lo aiuta molto. Con il denaro che ho ricevuto dalla sponsor ho comprato vestiti caldi per i miei bambini e della legna per scaldarci. Anche mio marito ha bisogno di vestiti caldi perché comincia a lavorare la mattina presto quando fa molto freddo. Così ho comprato due set di vestiti anche per lui. Io sono molto occupata con la casa e i bambini. Cerco di far vivere i miei figli e mio marito in una spazio sicuro e sano. Voglio insegnare ai miei figli che noi possiamo vivere con sincerità e amore. Anche se io vivo una vita semplice e povera, sono felice. Sono sicura che un giorno i miei figli potranno studiare e tutti i nostri problemi saranno risolti.” Manda alla sua sponsor saluti e amore.
Aggiornamento gennaio 2024
Farzana dice di sentirsi emotivamente esausta. Dice: “Io e mio marito stiamo facendo del nostro meglio, ma la siccità e l’impennata dei prezzi dei fertilizzanti hanno causato una significativa diminuzione dei raccolti, portando a perdite ancora maggiori. E d’altra parte, la pressione dei talebani per impadronirsi delle nostre terre è implacabile. Non ascoltano quando spieghiamo che non abbiamo guadagnato nulla, ci minacciano e ci mandano via se non gli diamo la loro parte. Queste pressioni hanno messo a dura prova i nervi di mio marito, che è diventato estremamente aggressivo. L’atmosfera della nostra casa, già pesante per la povertà, è diventata ancora più difficile e tesa. Mio marito, un tempo di buon cuore, non sopporta più il rumore e la giocosità dei nostri figli. Li rimprovera costantemente e ricorre persino a punizioni corporali. I miei figli sono diventati estremamente introversi. Penso sempre che ora, oltre al cibo, manchi loro anche l’amore. Mi frustra profondamente il fatto di non poter fornire loro quello che gli serve per i loro primari bisogni. Sono profondamente rattristata dalle strane leggi che i talebani hanno imposto alle donne, impedendomi di lavorare e risolvere i problemi nella vita dei miei figli. Prego con fervore dal profondo del mio cuore perché questo popolo selvaggio scompaia al più presto dalla nostra patria, in modo che tutti possano tirare un sospiro di sollievo. Qualche settimana fa, quando la mia bambina si è ammalata e si è indebolita, eravamo tutti devastati. Purtroppo non potevo permettermi di portarla dal dottore. Dopo che sono passati alcuni giorni e le sue condizioni sono peggiorate, ho preso in prestito una piccola somma di denaro e l’ho portata dal dottore. Dopo l’esame, il medico ha detto che mia figlia soffriva di una grave anemia e che se non fosse stata trattata, le sue condizioni sarebbero peggiorate ulteriormente. Ha sottolineato la necessità di una corretta alimentazione e di cibi nutrienti. Con il cuore pesante, mi sono resa conto che quando sono tornata a casa e ho affrontato mio marito, anche lui era angosciato, ma la sua frustrazione si è trasformata in brutti commenti sul dottore e se l’è presa con me. Tuttavia, sento che la mia unica fonte di felicità e fortuna è avere uno sponsor buono e compassionevole che è sempre venuto in mio aiuto nei momenti difficili e mi ha aiutato. Anche questa volta, è arrivato il suo sostegno e sono riuscita a curare mia figlia e a farla mangiare meglio”.
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Una storia del progetto Vite preziose.
La fotografia è di solo carattere grafico e non rappresenta la donna protagonista della storia. Data la attuale situazione in Afghanistan, per evitare l’identificazione delle donne i nomi sono stati modificati, così come i luoghi dove si svolgono i fatti.